Capitolo 1

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Guardavo la sottile linea rosso fuoco che si estendeva su tutta la vallata e che anticipava Koko,la notte, e assaporavo gli ultimi raggi di sole,il quale emetteva giochi di luce che andavano dal rosso al rosa. Ero sdraiata sull'erba con le trecce nere come la pece sparpagliati tra i fiori e i vestiti sporchi spiegazzati,mentre pensavo alla fine di un giorno e all'inizio di uno nuovo,al mio futuro ed al mio passato. Le nuvole si stavano avvicinando sempre di più: tra poco sarebbe iniziata una tempesta coi fiocchi,con tanto di tuoni.
<< Sokanon! Muoviti! Dobbiamo tornare al villaggio, lo sai.>>
Una figura alta e scura, con lunghe ciocche di capelli castani e qualche piuma colorata, si mise innanzi a me. Era Aponi: la mia migliore amica. Insieme condividevamo le più belle avventure e la quotidianità; era una ragazza di media altezza,con una pelle non troppo scura come la mia, e gli occhi marroni, simpatici e vivaci, ed un sorriso ed una risata contagiosi, che esprimevano tranquillità e gioia allo stato puro. Talvolta Aponi era insopportabile e pesante; tra noi due era la più saggia e matura e spesso capitava che me lo rinfacciasse facendo la saputella, ma aveva anche un lato buono e migliore, infatti scherzava spesso, era sempre pronta a prendersi cura di me così come facevo anch'io con lei, era la mia spalla su cui piangere ed era il mio braccio destro.
<<Te l'ho mai detto, Aponi, che certe volte sei proprio insopportabile?!>>
<<Oh, non sai quanto!>> rispose lei, beffarda.
<<Mi stavo godendo le ultime ore di giorno>> borbottai.
<<Lo so bene, anch'io avrei voluto farlo, ma tuo fratello Shilah ci aspetta con i cavalli per tornare al villaggio è tu sai che è lontano e se torniamo al sorgere della Luna le nostre madri si preoccuperanno>> disse lei risoluta. Oh, giusto! Shima, mia madre, era una donna molto ansiosa da quando mio fratello Shilah era diventato un guerriero, e lei, come tutte le madri, lo vedeva ancora come il suo piccolo bambino indifeso. Detto questo, Aponi mi aiutò a rialzarsi da terra, mi abbracciò forte e calorosamente, poi insieme ci dirigiamo verso Shilah. In mezzo alla prateria non si poteva non notare mio fratello; lui, infatti, essendo alto quasi due metri, spiccava tra i campi infiniti contornati dalle montagne. I suoi capelli neri e lisci come seta erano raccolti in una coda bassa, era a petto nudo e mostrava i suoi addominali scolpiti, portando, come tutti i guerrieri, lunghi pantaloni in pelle color beige con le frange di lato. Sul capo portava delle piume colorate; nella mano sinistra aveva una lunga lancia con la punta affilata, mentre in quella destra teneva le redini dei tre cavalli. Lo sguardo era duro e impassibile, molto probabilmente era arrabbiato con me per il mio ritardo.
<<Sokanon>> disse freddo.
<<Shilah, da quant'è che non ti vedo?!>> urlai e corsi ad abbracciarlo, saltandogli addosso. Lui, impreparato al mio improvviso sbalzo d'umore, lasciò cadere la lancia e mi strinse forte. C'era voluto poco per scioglierlo:d'altronde, essendo sua sorella minore, mi difendeva sempre e mi coccolava spesso.
<<Mi sei mancato tanto tanto>> gli dissi all'orecchio.
<<Anche tu - ammise infine, facendomi scendere - ma adesso andiamo>>.
Saltai in sella al cavallo,inseriti i piedi nelle staffe,tirai le redini, e, aiutandomi con i piedi, diedi dei piccoli calcetti al ventre di Sanuye, la mia Nuvola, facendola partire al galoppo insieme agli altri due. Mentre Sanuye correva, io osservavo ed imprimevo nella mia mente le caratteristiche di quel posto, sperando di rivederlo molto presto. Guardavo il cielo, le sue sfumature, i seni e le rientranze delle colline in lontananza, le prime stelle che si intravedevano, tra le quali vi era Venere, ammirato rapita le aquile e gli altri uccelli che volavano sulle nostre teste, tornando al loro nido e dai loro piccoli, gli animali che si nascondevano nella prateria, il soffio del vento, il rumore degli zoccoli, la Luna che iniziava ad intravedersi e l'abbassamento dea temperatura. Non mi sarei mai dimenticata di tutto questo, della Natura, che costituiva una parte importante della mia vita selvaggia.

Arrivammo al villaggio a notte inoltrata, e, appena arrivata, vidi mia madre e mio padre che mi aspettavano con dei bastoni a cui avevano attizzato il fuoco. Le loro espressioni non lasciavano trapelare nulla, erano molto severe, soprattutto quella di mio padre; Shima, infatti, subito dopo essere scesa dal cavallo, mi colse in un abbraccio e disse piangendo<< Credevamo di averti persa, che non tornassi più... Oh, Sokanon, non farci più questo, mai mai più!>> e continuò a singhiozzare.
<<Scusa mamma,non avrei dovuto tardare così tanto. Ti prometto che la prossima volta non mi fermerò a guardare il tramonto, ma che verrò di corsa a casa>> giurai. Lei, dopo avermi dato un bacio su entrambe le guance, si staccò e rivolse uno sguardo d'intesa a Nosh, mio padre, ed immediatamente capii che di lì a poco sarebbe successo qualcosa di molto brutto, che avrebbe ostacolato la mia libertà per almeno una settimana. Guardai papà con sguardo pentito e pieno di rammarico, cercando invano di non fargli pronunciare quelle parole così dolorose.
<<Sokanon, non azzardarti mai più a tornare così tardi o ti disconoscerò come mia legittima figlia, e tu sai cosa significa. Sono profondamente deluso dal tuo comportamento, così tanto che non avrei mai pensato che mia figlia potesse fare una cosa del genere. Sai che non devi stare fuori fino a tardi, e soprattutto se sei lontano dal villaggio, perché il nemico è sempre più vicino e ti saresti potuta mettere in pericolo sapendo cosa fanno quei bianchi schifosi alla nostra gente, per questo, durante tutti i giorni della settimana che viene, dovrai aiutare in cucina ed a raccogliere le bacche, inoltre esigo che tu non veda in questi giorni Aponi, ma dovrai passare il tempo con tuo fratello e gli altri guerrieri, così forse capirai cosa significa essere donna>> disse freddo e, dopo aver spento il bastone, si recò nella nostra tenda, senza aggiungere altro. Odiavo cucinare, non ero per niente brava, così come fare il bucato e le altre cose a cui le donne erano relegate. Guardai in direzione di mia madre, per cercare di fare cambiare idea a Nosh, ma lei si era già incamminarsi verso la capanna insieme a mio fratello. Salutai Aponi calorosamente: non ci saremmo viste per una settimana. Poi entrai nella mia tenda ed andai subito nella mia stanza, che condividevo con mia sorella maggiore Kaya, che aveva ben 20 anni. Lei era già a letto e quando entrai, mi guardò con un'espressione indagatrice, sicuramente a causa della mia faccia bastonata, così mi chiese << Com'è andata?>>
<<Insomma,dovrò aiutare a raccogliere,a cucinare e a fare quello che fanno le donne>> dissi triste.
<<Dai, non è poi così male. Tra poco diventerai adulta,dovrai trovare marito, e devi sapere svolgere i lavori cui noi donne siamo relegate>> disse e cadde sul cuscino. Dopo poco iniziò a russare: era proprio andata.
Ripensai a quello che mi aveva detto, ed aveva proprio ragione: tra meno di un anno avrei dovuto trovare un fidanzato per non diventare la zimbella del villaggio, e dopo poco mi sarei dovuta sposare e avrei dovuto mettere su famiglia per salvare la nostra specie Pellerossa. Non conoscevo quasi nessuno nella mia tribù, e trovai che fare amicizia coi guerrieri sarebbe stata una bella opportunità. Papà ne sarebbe stato contento, eh sì, proprio così...
E caddi in un sonno profondo.

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