Amore.
Una parola.
Cinque lettere.
Milioni di significati.
Possibile che noi questi significati li abbiamo dimenticati tutti? Possibile che abbiamo dimenticato come amare? Mi sembra di avere un cuore di giacchio. Un qualcosa che è stato infranto, troppe volte, e che, allora, ha deciso di crearsi una sorta di scudo. Un modo per proteggermi dal soffrire ancora. Le emozioni le abbiamo lasciati ai ragazzini vero? Quelli troppo piccoli per capire anche solo una minima parte di questo fatidico sentimento. Nei nostri occhi c'è il vuoto, un vuoto che si espande nelle nostre anime. Quelle rimarranno legate per sempre. Una promessa infrangibile lega le nostre anime. Le fa restare unite, legate da un filo, sottile come spago, ma pur sempre unite. Ormai non ci guardiamo più negli occhi, siamo consapevoli che l'unica cosa che vedremmo sarebbe il nulla. Un vuoto che accompagna le nostre vite da tempo, un vuoto che racchiude i mille rimpianti, le lacrime versate, le parole mai dette, le esperienze mai provate, ma rimane un vuoto, che agli occhi altrui appare semplicemente come un buco nero da cui stare lontani, per paura di essere risucchiati in esso. Hanno paura di noi, ti rendi conto? Eravamo i due piccoli cuccioli fino a poco tempo fa, mi sembra ancora ieri, e ora invece siamo quelli senza sentimenti. Ma non è così. Semplicemente abbiamo amato così tanto da dimenticarci come si fa. Abbiamo consumato tutti i nostri sentimenti in quei baci dolci e amorevoli, o talvolta famelici e passionali, e in quelle notti passate a fare l'amore, racchiudere tutto quello sul nostro corpo, amandoci tra gemiti, ansimi e sussurri. Abbiamo dimenticato cosa si prova a dire quelle di parole. "Ti amo". Ma se ora non capiamo neanche più il significato, che senso ha ditecelo? È una sorta di dimostrazione agli altri? Ma a che serve dimostrarlo agli altri, se neanche noi sappiamo più cosa stiamo facendo?
Ormai non ci sfioriamo più, sapendo che i brividi, le farfalle nello stomaco, non sarebbero tornate ancora. Le farfalle erano volate via da tempo, avevano seguito il vento, la libertà, lontane da noi. I brividi. A cosa servivano? Solo a ricordarci di amare qualcuno ma di non poterlo fare alla luce del giorno. E quindi a cosa serviva farsi ancora più male? A cosa servire dover vedere come piano piano ci stavamo sgretolando, senza che nessuno lo sapesse?
Ormai non parliamo neanche più, le nostre voci sono sole delle macchine da soldi. A cosa servirebbe sprecarle per dire parole che resteranno tra quattro mura, parole che non potranno mai essere urlate al mondo. Sarebbero solo parole che si disperdono nell'aria e, insieme alle farfalle, vengono trascinate via dal vento.
Ormai siamo due morti che camminano, due anime in pena desiderose di essere finalmente liberate, due occhi che vorrebbero di nuovo luccicare, due mani che vorrebbero di nuovo stringersi insieme, due voci che vorrebbero di nuovo confessarsi il loro amore.
Amore.
Forse però io non ho ancora dimenticato del tutto come si fa ad amare. Mi ricordo i nostri sorrisi quando nominavano l'altro; mi ricordo le nostre labbra, così desiderose di trovarsi, di mordersi, appartenersi; ricordo i nostri corpi sudati che si sfregavano tra loro, donandosi piacere; ricordo le parole dolci sussurrate di sfuggita; ricordo le gote che si tinteggiavano di rosso appena chiedevano di noi; ricordo i baci, le carezze... Queste sono le piccole cose con cui ami una persona no? Perché l'amore è formato da piccoli gesti, vero?
Se è così allora io ricordo come amare.
Se è così, allora io ti amo ancora.