Capitolo 13

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WENN

Ero sul letto, mentre guardavo il soffitto, mi misi a pensare a ciò che mi era successo qualche giorno prima: Harry ed io che cosa ci eravamo detti? Ci eravamo dichiarati?

Non era cambiato nulla tra di noi.

Il telefono squillò: Harry.

<<Vieni in palestra oggi? X>>

<<Si>>, gli risposi.

Presi il bus che passava davanti alla palestra, il viaggio sarebbe durato una decina di minuti e i miei occhi si erano incantati su un’immagine di un cellulare della ragazza davanti a me, feci un sorriso gioioso.

Harry, io, Lux e Yonky, sembravamo veramente una famiglia.

Le due ragazze che avevo davanti commentavano la foto, non erano brutti commenti.

“Guarda il viso di Harry!”, fece una “Sembra essere incantato agli occhi di lei…”

“Già, come ipnotizzato, catturato dagli occhi verdi di questa ragazza, che sembra essere la loro fotografa non che baby-sitter di Lux”, continuò l’altra.

Ascoltavo ogni loro parola, non erano gelose del fatto che forse potevo sembrare la sua ragazza, anzi erano felici nel vedere Harry così contento.

Il telefonò mi squillò di nuovo, e di nuovo era Harry.

“A che ora arrivi?”

“Ho preso il bus…sei impaziente Harry!”, nel pronunciare il suo nome le due ragazze si girarono, ma io era già in piedi per scendere.

“è lei!”, dissero. Sorrisi e le salutai.

“Vi saluterò i ragazzi da parte vostra”

“Oddio, oddio…grazieeee!”, erano emozionate, ma erano così carine.

“Wenn ci sei ancora?”

“Si e sono appena scesa…”

Harry mi raggiunse all’entrata, salutammo la signora un po’ paffutella e andai a cambiarmi.

“Che intenzioni hai?”

“Di entrare nello spogliatoio con te?!?”, cercò di convincermi.

“Ma no, non leggi: Donne!”

“Si, ma…”, mi prese e mi portò nel suo camerino privato.

“Anche io voglio un camerino tutto mio!”

“Devi guadagnartelo”, alzai il sopracciglio “è vero!”; non mi convinceva.

Harry si cambiava tranquillamente, si tolse i pantaloni e subito dopo la maglietta che la gettò nel suo borsone, rimanendo in boxer, mi stavo agitando e pensavo di non riuscire a controllarmi, così mi girai, ma subito dopo un respiro caloroso soffiava sul mio collo.

<<Tutto bene?>>, perché mi doveva fare sempre la stessa domanda. <<Ti ho già visto in intimo, non è il caso che ti vergogni>>, prese le mie mani fredde che tremavano e incrociò le sue dita con le mie.

Sfioravamo il tessuto della mia felpa e con l’altra mano fece scendere la cerniera e me la tolse e insiemi togliemmo la mia maglietta.

“Tranquilla, non faccio nulla”, ero in reggiseno con ancora i leggins.

Mi girò velocemente e i nostri occhi si guardavano.

“è incredibile come i tuoi occhi assomigliano ai miei, come sei agitata. Sembra che nessuno ti abbia mai fatto sentire così…forse sono io che ti rendo vulnerabile? Sono solo io, Wenn, non devi essere così…” e senza che me ne accorgessi, mi tolse anche l’ultimo indumento.

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