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«Entri pure!» disse Jane a un dottore del palazzo, indicandogli una stanza della piccola casa di Raphael e Charlotte.
«Grazie Jane, davvero, non so come ringraziarti.» le disse Raphael e l'abbracciò, mentre sentivano il dottore parlare con Charlotte.
«Non devi fare niente, è il minimo.»
Dopo mezz'ora il dottore uscì, seguito dalla ragazza con in braccio il bimbo.
«Principessa, non per interrompervi, ma vi ricordo che avete un appuntamento.» disse il dottore e Jane chiuse gli occhi, sbuffando.
«Un appuntamento?» chiese l'amica curiosa, ma lei scosse la testa.
«Dovevo discutere di una cosa col Re, affari noiosissimi. Goditi la tua famiglia, verrò a trovarti appena ho un po' di tempo.» le disse e le lasciò un bacio sulla guancia.
Salutò Raphael e andò via, seguita dal dottore. Ormai faceva davvero freddo, era quasi dicembre.
«Poteva restare a controllare meglio il bambino.»
«Non potevo lasciarvi andare da sola, sapete cosa ne pensa vostro padre.»
«Il Re dovrebbe capire che non ho sei anni e sono abbastanza grande da tornare a casa da sola.»
«Lo fa per la vostra protezione...»
«È inutile, può fare tutto quello che vuole, ma non lo considererò mai mio padre. Non può essere il padre protettivo dopo 18 anni in cui non mi ha considerata nemmeno sua figlia.»
«Non dovreste mostrare questa vostra avversità di fronte al popolo.»
«Io sono questa e mostro agli altri quello che sono. Se il Re l'ha raccomandata di farmi la predica, sappia che non servirà a nulla e può benissimo andare a dirgli tutto quello che sto dicendo, lo sa già. Se non vuole mostrarmi come sua figlia perché non sono beneducata o per qualsiasi altro motivo, va benissimo, posso anche tornare alla mia vecchia vita.»
«Non dite così, vi prego, principessa! Vi sto parlando come un amico, se posso permettermi, e non dirò nulla a vostro padre, ma lui vi vuole bene e spera soltanto nel meglio per voi.»
«Se è vero quello che sta dicendo perché non si è preoccupato di tenermi con sé quando mia madre è morta, eh? Perché mi ha lasciata sola, senza genitori? Potevo anche morire di fame e non gliene sarebbe mai importato. Si è curato di questo soltanto perché stavo per sposare suo figlio. Preferivo continuare a vivere pensando di non avere più un padre.»
Senza accorgersene, le scivolò una lacrima sulla guancia e aumentò il passo.
«Principessa, fermatevi.»
«Non ne vedo alcun motivo.»
«Non dovete pensare così in negativo, non vi fa bene.»
«A cosa dovrei pensare, allora?! La mia vita andava meravigliosamente prima di questo e non è stato molto bello sapere che la tua vita che stava diventando quasi perfetta era tutta un'enorme bugia.»
«Capisco che possa essere stato un duro colpo, ma dovete sfogarvi con qualcuno o vi sentirete seriamente male. Posso chiamare qualche collega, se volete...»
«Non ho bisogno di uno psichiatra. Voglio soltanto stare bene e riavere la mia libertà.»
Le scivolò un'altra lacrima.
«Jane
Si voltò per vedere chi l'avesse chiamata e scosse la testa. No, non adesso.
«Che ti sta succedendo?» le chiese Edward avvicinandosi e le mise una mano sul braccio, facendola sussultare.
Le scesero un altro paio di lacrime sulle guance.
«Perché stai piangendo?»
«Non t'importa.»
«Sì, invece, mi importa e lo sai.»
Scosse la testa, ma qualcosa negli occhi di Edward le disse che aveva ragione e, non pensandoci, si gettò tra le sue braccia scoppiando a piangere, facendolo barcollare per la sorpresa.
«Basta piangere, non mi piace vederti così.»
«Io non credo di riuscire a reggere tutto questo, non sono passate nemmeno due settimane e io già non ce la faccio più. È un incubo.»
«Si stanno iniziando a fermare alcune persone, non credo sia il caso di parlarne qui, ti porto a casa.»
Lei annuì e si asciugò il viso, staccandosi da lui.
«Principessa, dobbiamo tornare a palazzo.» le sussurrò il medico avvicinandosi, ma lei scosse la testa.
«Vado a casa mia, forse stanotte dormo lì.»
«Siete maggiorenne, non sono responsabile delle vostre decisioni.»
«Non correrò alcun rischio, stia tranquillo e torni al castello.»
Il dottore annuì e andò via, mentre Edward la faceva camminare accanto a sé e cacciava via la gente che stava lì a curiosare.
«Non dovrei nemmeno venire con te.» sbuffò, ma il ragazzo sorrise.
***
Edward aveva lasciato Jane a casa sua con Jonathan, ed era tornato a casa.
«Dove sei stato?» gli chiese Damien, dopo cena.
«Ho accompagnato Jane da Jonathan.»
«Aspetta, non credo di aver capito bene. Non eri quello che non voleva avere più niente a che fare con Jane?»
Damien si mise più comodo sul letto del fratello.
«Lo so, ma l'ho vista piangere in quel modo e mi si è spezzato il cuore, non potevo restarmene a guardare.»
«Per colpa tua ha pianto molto di più.»
Edward rimase in silenzio, a osservarsi le mani.
«So perché l'hai allontanata, perché l'hai cacciata in quel modo.» continuò il minore, attirando l'attenzione dell'altro.
«È impossibile.»
«Ne sei proprio sicuro? Sai, anche io ho provato le tue stesse cose, ma sono andato avanti.»
«Che intendi?»
«Sono stato innamorato anche io, Edward, ma non poteva continuare e l'ho sorpassata.»
«Che ne sai tu se io sono innamorato?»
«È palese, quando la guardi i tuoi occhi esprimono vera felicità.»
«Che stai dicendo?» disse ridacchiando.
«Devi ammetterlo a te stesso o starai soltanto male.»
«Hai bevuto, Damien?»
«Sono serio. Per una volta metti da parte il tuo orgoglio da uomo inflessibile e ammetti che provi qualcosa per quella ragazza!»
«E anche se fosse?! Non ha nessuna importanza! Sarà costantemente accerchiata da tutti quei bei nobili...» sbottò infine e il fratello sorrise.
«Non devi abbatterti per questo, è una bella cosa, ma se va male puoi superarla.»
«La vuoi sapere una cosa?»
«Certo.»
«Mi sono innamorato di lei da quando l'ho vista la prima volta. L'ho allontanata perché avevo paura di quello che stavo iniziando a provare e le ho fatto passare troppe cose brutte, vorrei poterle cancellare...»
«Passerà.» sospirò Damien, ma Edward scosse la testa.
«Non voglio che passi.»
«Sei serio?»
«È così grave?»
«Sei proprio cotto... Dovresti dirglielo.»
«Che cosa?»
«Che la ami.»
«Certo, come no.» disse ironico il maggiore.
«Davvero, magari ti va bene.»
«O magari potrei fare la peggior figura della mia vita.»
«Vale la pena tentare, se la ami davvero.»
Il ragazzo inarcò un sopracciglio e il piccolo annuì, facendolo sospirare.
***
«Come mai sei venuta con Edward?» le chiese Jonathan dopo cena. Erano seduti sul letto di lei, come facevano quando tutto era ancora normale.
«Mi ha vista piangere per strada e mi ha portata con sé.»
«Avete litigato?»
Lei scosse la testa.
«Magari è arrivato il momento che voi due smettiate di uccidervi con lo sguardo ogni volta che vi incontrate.»
«Noi non ci uccidiamo con lo sguardo!»
«Oh, vero! Voi vi strappate di dosso i vestiti con lo sguardo.»
«Sei un idiota.» rise la ragazza, spingendolo.
«È la verità! E comunque, perché stavi piangendo?»
«Per tutto. Mi manca la mia vecchia vita.»
«Ti manca andare alla locanda e ascoltare tutti i pettegolezzi su di te?»
«No, ma mi manca vedere Raphael ogni mattina e mandare a salutare Charlotte e il piccolo Christian, mi manca abitare con te, stare la sera insieme.»
«Puoi sempre farlo, qualche volta.»
«Sì, ma non sarà più lo stesso. Tutti si girano a guardarmi mentre cammino ed è fastidioso.»
«Sei la principessa, è normale.»
«Non credo sia per questo, credo che sia più perché sono la principessa rivelata dopo 18 anni e che stava per sposare il fratello.» sospirò.
«Dovranno abituarcisi, dovrebbero pensare più a come vi sentite tu e il principe.»
«Non so più cosa fare con lui. Mi evita il più possibile, sta sempre in silenzio, non ho idea di cosa gli frulli in testa.»
«Beh, quando scopri che la ragazza che ami è tua sorella, credo sia normale.»
«Non può fare così per sempre.»
«Questo può deciderlo soltanto lui.»
«Senti, non voglio più parlare di lui, andiamo a dormire? È stata una lunga giornata.»
«Va bene.»
Le diede un bacio sulla fronte e si alzò, ma Jane lo prese per la mano.
«Non puoi restare qui? Ho bisogno di sentirmi a casa, almeno per una sera.»
«Certo che resto.»
Jane si sdraiò e si appiattì contro il muro, lasciando spazio al fratello, che si sdraiò. Si coprirono e si misero più comodi. Si diedero la buona notte e si addormentarono subito.
***
La mattina dopo si ritrovarono Violet davanti la porta.
«Mi hanno detto di portarti a casa, mi dispiace.»
«Peccato che questa sia casa mia.»
«Jane, sai che per me potresti stare qui anche interi mesi, non è una mia decisione.»
«Lo so, scusami, è solo che...»
«Non preoccuparti, ti capisco.»
«Mi piacerebbe poter venire, ma devo andare a lavoro.» si intromise Jonathan.
«Ci vediamo, va bene?» gli disse Jane, ma Violet sorrise.
«Pomeriggio potrebbe venire a palazzo, vero?» disse e anche Jane sorrise, divertita.
«Certo, a pomeriggio.»
Diede un bacio sulla guancia a Jane e uno sulle labbra a Violet, poi uscì di casa. Anche le due uscirono e si diressero verso il castello.
***
Jane era nella sua camera, ormai passava le sue giornate lì. Sentì bussare e diede il permesso di entrare.
«Marie!» esclamò la ragazza andando ad abbracciarla. Non era la prima volta che la vedeva, ovviamente, ma non avevano mai potuto intrattenere una conversazione che durasse più del solito "Come stai?".
«C'è una visita per te, tesoro.»
«E chi è? Jonathan sa che non deve annunciarsi.»
«Vengo a trovarti dopo.» le disse e le fece l'occhiolino, lasciando la ragazza sbigottita.
Prima che potesse chiedere spiegazioni, la donna era già sparita e poco dopo nella stanza si affacciò Edward.
«Ciao. Spero di non disturbarti.»
«No, mi stavo soltanto annoiando, entra.»
Il ragazzo entrò e chiuse la porta, lei gli fece segno di sedersi sul letto.
«È la seconda volta che non mi sbraiti contro appena mi vedi.» le disse.
«Cerco di tenermi calma, sono già abbastanza nervosa per il resto, non mi serve innervosirmi anche per te. Come mai sei venuto?»
«Volevo vedere come stai. Ieri non eri messa proprio bene.»
«È stato soltanto un momento in cui mi sono lasciata andare, ora mi sento meglio. D'altronde, se ignoro William e il Re, potrebbe anche andare bene.»
«Cercano di cambiarti?»
«Il Re, un po'. William mi ignora.»
«Dev'essere triste.»
«Lo è.»
«Ti va di uscire? Oggi c'è una bella giornata e tu sei chiusa qui dentro.» le disse, ma lei scosse la testa.
«Non posso uscire se con me non c'è qualcuno del palazzo. Odio sentirmi costantemente sotto controllo, quindi preferisco restare qui, almeno mi sento più libera.»
«Allora restiamo qui. Come passi le tue giornate?»
«Restiamo?» ripeté la ragazza, ignorando la sua domanda.
«Sì, ti faccio un po' di compagnia, finché posso.»
Lei trattenne un sorriso. «Prevalentemente leggo, non ho molto da fare.»
«Allora inventiamoci qualcosa ora, no? Non starò qui a leggere insieme a te.»
«E cosa hai intenzione di fare?» disse, incrociando le braccia sotto il seno.
«Io avrei una mezza idea...»
«E cioè?»
Edward si buttò su di lei, facendola cadere indietro e facendole il solletico ai fianchi.
«Oh, no! Ti prego, il solletico no!» disse Jane tra le risate e le lacrime agli occhi, mentre si contorceva per allontanarsi da lui.
***
«Mi è giunta voce che sei una Fodas.» le disse Edward, dopo il solletico e altri discorsi.
Lei annuì. «Sì, è vero.»
«Credevo che non ti avrei vista mai più.»
«Per il mio compleanno l'ho detto a William. Ha fatto in modo di nascondere la situazione.»
«Perché Fodas?»
«In che senso?»
«Perché ti hanno detto che sei una Fodas invece di essere, che so, una Gedas?»
La ragazza cercò di non avvampare. Adesso, con i suoi poteri, le risultava più semplice non far comparire il rossore sulle guance, ma non sempre le riusciva.
«L'ho scelto io.»
«Perché?
«Io... Avrei avuto più possibilità in cui usarlo.»
«Li puoi usare comunque tutti, è solo una scritta nei documenti, avresti potuto sceglierne qualunque.»
"Le cose si stanno mettendo decisamente male" pensò Jane.
«Era quello che mi faceva più simpatia.» disse, e lui scoppiò a ridere.
«Sei sempre la solita.» disse, sorridendo e scuotendo la testa.
Jane sorrise anche, ma lo sguardo gli cadde sulla porta che si affacciava nel giardino. I primi giorni lì, quando non riusciva a dormire, si affacciava in quel piccolo balcone e guardava i fiori sotto di lei.
«Si è fatto buio.» disse, osservando ancora il cielo scuro.
«Cosa?!»
Il ragazzo si girò verso la porta e osservò lui stesso che era ormai sera.
«Ma che ore sono?! Mia madre mi ucciderà, devo andare.»
«Dille che sei stato con la principessa, magari eviterà di ucciderti.» gli disse, trattenendo un sorriso, al contrario di lui, che si mise a ridere.
«Mh, forse. Adesso dovresti accompagnarmi, non ho idea di come uscire da qui.»
Toccò a lei ridere. «Vieni.»
Scesero e lo condusse alla porta.
«Dopo questo pomeriggio posso pensare che mi hai perdonato?» le chiese, prima di uscire.
Lei sorrise. «Vieni a trovarmi qualche volta, qui è una noia.»
«Con tanto piacere. Buonanotte, principessa.»
«Buonanotte.»
Edward uscì dal castello, ma Jane restò appoggiata alla porta finché riuscì a vederlo, sorridendo. Si sentiva così felice da non accorgersi nemmeno che William la osservava dall'altra parte della sala, con le labbra serrate.

||spazioautrice||
Buonasera! Buon primo Maggio, pubblico oggi perché mi aspetta una settimana pesantissima e ho appena finito di leggere Le Cronache Di Magnus Bane, credo che il blocco del lettore sia finalmente finito. Mi sento abbastanza stanca, quindi spero possiate perdonarmi se avete trovato qualche errore nel capitolo. Domani c'è di nuovo scuola e no, non posso più farcela. Il 27 Maggio ho gli esami del corso di inglese e per quest'ultimo mese le lezioni saranno non solo mercoledì, ma anche venerdì, e ciò significa che sarò stanchissima, unendo anche tutte le interrogazioni e i compiti, ma vabbè. Vi lascio, buonanotte.
~Rob ❤️

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