Grace

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Attraverso un disegno si possono esprimere varie cose:gioia,rabbia,paura,tristezza e chi più ne ha più ne metta.

Ma quello che stava disegnando Grace Griffin in quel momento era qualcosa di totalmente diverso.Qualcosa che non aveva mai fatto,forse perché non si era mai sentita così.
C'erano tanti colori nel suo foglio,tanti colori e tante forme indistinte,era un casino,un po' come quello che si era creato nella sua testa.Al centro di tutto,però,era stata ritratta la sagoma del corpo di una ragazza che era sommersa dal caos,dando l'impressione di essersi persa all'interno di quel disegno,ma non per sua volontà.

Era di sicuro una cosa ben fatta,un opera degna del suo nome e Grace lo sapeva.
Ma mancava qualcosa,mancava qualcosa per renderla perfetta.

Perfezione,che parola buffa,pensò.
Cosa ne sapeva una sedicenne della perfezione?Niente,eppure lei continuava a cercarla ovunque,come un tesoro di cui si ha una mappa incompleta.Eppure quando sentiva quella parola,la cosa,o meglio l'immagine che vedeva associata ad essa erano:capelli biondi,occhi azzurri,tette grandi e fianchi stretti.Il tutto accompagnato da un'altezza smisurata e tre chili di trucco.
Tutto questo le era estraneo,cosa poteva saperne una ragazzina alta un metro e sessantadue,con un groviglio di capelli castani ed occhi del medesimo colore.Quando l'unico colore che sfiorava il suo viso pallido,erano i residui della vernice fresa ancora presente sulle sue mani stanche?Che senso aveva truccarsi?Grace era sempre stata dell'idea che non puoi cambiare ciò che sei,se il destino ti ha riservato quella faccia un po' pallida,quel seno un po' troppo piccolo,e quegli occhi scuri che non hanno nulla di speciale,te li dovevi tenere.

Non puoi cambiare ciò che sei,o quello che è un 'altra persona.

Grace rise,sembrava pazza,ma quando si trovava a pensare a questa cosa in mente le compariva una figura alta e dall'aspetto affascinante,con il suo stesso groviglio in testa.
Suo padre.

Grace viveva con i suoi genitori,in una casa divisa a due piani.Era una vecchia casa del settecento di un color rosso mattone,decorata da diverse piante colorate e un 'ampio portico in legno di cedro.Quella casa era perfetta per lei,aveva una camere tutta per lei,dove era riuscita a farsi sponsorizzare una parete artistica dove poter disegnare ciò che voleva.E la vista dalla sua finestra era fantastica,si affacciava sul grande lago presente nella sua piccola cittadina,e lei come molti turisti passava ore e ore a scattare foto con la sua piccola polaroid.Non quelle nuove e colorate rimesse in commercio per la moda,ma una di quelle autentiche,che le aveva regalato suo nonno al suo undicesimo compleanno,e da allora la ragazza se la portava sempre dietro per scattare foto di paesaggi che avrebbe immortalato su tela una volta giunta casa.Non aveva mai dipinto persone che non fossero dei piccolo abbozzi di lei,non perché non ne fosse capace,semplicemente è che lei non le capiva le persone.Per quanto si sforzasse in loro vedeva solo degli schizzi in bianco e nero,nessun colore e nessuna emozioni,molto diverse dai suoi paesaggi che la incantavano.

L'unico problema?La coppia lesbica che abita al piano di sotto,Lisa,Carol e il loro cagnolino Whisky.
Non che fosse il loro orientamento  sessuale il problema,Grace rispettava gli ideali di tutti,erano gli altri a non rispettare i suoi.

Un giorno si scoprì che Carol non era più lesbica,ma che si divertiva a far arrivare in ritardo suo padre a tutte le cene di famiglia o all'uscita di scuola.
Quando Sarah-la madre di Grace-lo venne a scoprire,grazie ad un cameriere del ristorante che le disse di trovarla diversa da l'altra sera,scoppiò un putiferio in quella casa in fondo alla strada,e per una bambina di dodici anni chiusa in un armadio a piangere era difficile da dimenticare le belle parole che uscivamo dalle bocche delle due coppie.Così il padre di Grace prese la porta andandosene in Colorado-almeno era quello il francobollo che arriva con la busta degli alimenti,per far crescere Grace e la sua arte-mentre Carol dopo essersi ricordate di amare le donne,tornò al piano di sotto.

Tutto poi è tornato come prima,ma non era più la stessa cosa,e la persona che ne risentì di più fu sua madre.
Era distratta,si dimenticava di andarla a prendere a scuola,di preparare il pranzo,di pulire casa.Ma a Grace andava bene anche così,era l'unico genitore che le era rimasto,e non era colpa sua per quello che è successo.Entrambe arrivarono alla conclusione che suo padre era bravo con le parole e sua madre era brava a donare il suo cuore alla persone sbagliate.

-Scusa,posso prendere il tuo rosso?Io l'ho finito,e poi non credo che a te serva più-

Non capitava spesso che venisse disturbata durante l'ora d'arte.Durante l'ora in cui il suo cuore poteva respirare.
Grace se ne stava all'interno della sua bolla per giornate intere,non faceva caso a quello che accadesse attorno a lei o chi la circondasse,anche perché nessuno sprecava il suo tempo con lei.
E non avrebbe fatto caso nemmeno al ragazzo che si trovava davanti a lei,se solo i suoi così verdi non l'avessero attirata.

Grace imprecò mentalmente,perché doveva avere delle iridi così belle.
Com'era possibile che esistesse un colore del genere e che lei non lo avesse nella sua collezioni di pastelli a cera?

Gli piaceva,lo voleva.
Gli piaceva e lo voleva.
Voleva quella tonalità di verde a tutti i costi nei suoi prossimo disegni.

-C-certo-balbettò,porgendogli l'oggetto tanto desiderato dal ragazzo ancora difronte a lei.

Il ragazzo si sentì incredibilmente in soggezione,come se fosse un oggetto in esposizione,un quadro di particolare importanza messi in mostra

-Uh,grazie-disse lui,-Comunque,mi chiamo Connor-continuò sotto lo sguardo confuso della ragazza

Grace entrò in panico,era la prima volta che un ragazzo così carino le parlava,che fare?Scappare urlando come una pazza,o,comportarsi da persona normale e matura?

-E...tu sei?-chiese Connor non vedendo nessuna riposta da parte sua

-Innamorata-disse fissando quelle gemme verdi-Cioè,Uh Grace-meglio allacciarsi le scarpe e prepararsi a correre il più lontano possibile,tipo una caverna dove nessuno,compreso Connor,l'avrebbe più trovata.

Ecco perché non parlava con i ragazzi,per evitare altri punti a suo svantaggio che le avrebbero fatto vincere la corona della "Sfigata dell'anno".

Connor rise,trovava estremamente carino il modo in cui la ragazza arrossì,tanto da chiederle una cosa che nessuno dei due si sarebbe mai aspettato

-Beh Grace innamorata-rise-Ti va di pranzare con me dopo?Sono nuovo non conosco nessuno-

A quelle parole anche il cuore di Grace sorrise mentre annuiva energeticamente.

SoulmatesWhere stories live. Discover now