8. Ora sei di tutti.

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Ci dirigiamo verso delle vie quasi disabitate dove abbiamo la certezza che non passi nessuno.
Ferma la macchina sul lato destro  della strada per poi spegnere il motore è dedicarmi tutta la sua attenzione.
-Tu sei un ottimo pilota, ma ti gasi troppo.-
Mi guarda come se non capisse, ma non parla ascolta è basta. Ho studiato molto bene come si atteggia nel tragitto che abbiamo fatto prima di arrivare in questo punto, vuole farmi vedere che sa come guidare una macchina. Vuole dimostrarmi che sa come comandarla, come mandarla al massimo, vuole fare colpo. Se fossi una ragazza come le altre sarei stupefatta della sua sicurezza, ma per sua sfortuna non sono come le altre.
-Tu cerchi di superare tutti usando l’acceleratore e il noss, cosa più sbagliata. Perché quando usi la prima volta il noss, non puoi più usarlo. (penso che sia così perché non ne so molto di queste cose). Per questo devi cercare di utilizzare il più possibile l’acceleratore e le marce.-
Guarda me e poi guarda il cambio.
-Parti, man mano che guidi ti faccio vedere cosa devi fare.-
Mi sorride e poi accende.

Inizia a correre senza alcun timore, ma la cosa che sbaglia è correre per cercare di attrarre me, lo guardo è sorriso, gli uomini. Pensa di trovarsi davanti una  sfida, ma non ha capito che quello che deve imparare a correre bene è lui  non io.  Sta correndo cosi veloce che se fossi una dilettante proverei paura, ma non lo sono. Vedo come cambia le marce, le mette prima che queste siano necessarie, cosa più sbagliata.
-Oliver fermati, non hai capito niente di quello che ti ho detto.-
-Ma che dici, non vedi che vado alla grande.-
-Certo se stai sfidando te stesso. In una gara con veri professionisti ora tu saresti l’ultimo.-
Ferma la macchina e mi guarda.
-Ti credi veramente così tanto migliore di me?-
-Io non sono migliore di nessuno, perché se lo fossi terrei tutti i segreti sulle auto per me, invece sono pronta a condividere.-
Gli rispondo prima di scendere, mi dirigo verso il suo lata e gli apro lo sportello.

-Scendi ti mostro come si guida.-
Lui ride, come se tutto questo fosse buffo, è lo è. Una donna che mostra ad un uomo come si guida, neanche nei libri si è vista una cosa del genere. Accendo la macchina e mi immetto nuovamente sulla strada deserta.
-Guarda come mi muovo Oliver. Ricorda un pilota deve essere un tutt’uno con la propria macchina. Senti la macchina, è lei che ti dice cosa fare per spingerla al massimo.-
Lui mi guarda è sorride.

-Fammi vedere come si guida, pilota.-
Gli sorrido è un po’ alla volta spingo la macchina al massimo. Ogni mossa che faccio, che sia premere la frizione e cambiare le marce oppure usare il freno a mano gli spiego ogni passaggio. E lui mi ascolta facendomi domande o annuendo.
Dopo la lunga corsa in cui gli ho mostrato anche il modo giusto in cui usare il noss ritorniamo a casa.
-Devo dire che mi sono divertito molto con te.-
Oliver non è cosi male, è un bravo ragazzo, oltre che essere molto bello.
-Anche io. Mi hai fatto stare meglio. E da tantissimo tempo che non mi sentivo così… -
-Libera? -

Libera è la parola giusta? Libera da Nick, da quella villa, dal patto, dal mio passato? Si per un paio d'ore mi sono sentita libera da tutto questo.
-Si. E ti ringrazio.-
Mi si avvicina e mi da un casto bacio all’angolo della bocca. Lo guardo, non faccio altro per dieci lunghi minuti prima di dargli un casto bacio sulla guancia e scendere dalla macchina.
Mi dirigo verso l’entrata di casa senza mai voltarmi, so che se lo faccio rivedrò lui che mi guarda senza togliermi gli occhi da sopra.

Salgo in camera non accendendo nessuna luce, non amo il buio ma non mi va neanche di accendere e spegnere le luci a seconda di dove mi sposto.
Non appena entro in camera accendo la luce, e per poco non mi viene un infarto. Seduto sulla mia poltrona accanto la finestra c’è Nick che mi guarda con uno sguardo pieno di rabbia, odio, ma anche dolore, una strana venatura di dolore. Non smette mai di fissarmi è inquietante.
-Nick cosa ci fai qui, mi hai fatto venire un infarto. E come hai fatto ad entrare?-
Non sposta il suo sguardo. Mi continua a guarda mentre ancora è seduto su quella maledetta poltrona.
-Dove sei stata?-
Ha una voce autoritaria. Una voce che pretende. Una voce che non ha neanche risposto alla mia semplice domanda.
-Sono stata fuori. Ma tu come sei entrato? -
Mi continua a fissare senza rispondermi.
-Con Oliver?-
Domande su domande  è mai una risposta. Non capisco qual'è il problema poi. Guardo le sue mani è vedo un orologio. E quello che Oliver ha appoggiato sul comodino prima di coricarsi. Segue il mio sguardo e come me lo posa sull’oggetto che ha tra le mani.
-Ha dormito qui non è cosi?-
Butta l’orologio sull’letto ancora sgualcito.
-Lo avete fatto? Avete scopato su questo letto? RISPONDI!-
Urla come non l’ho mai sentito nessuno urlare in vita mia.
-Ma cosa ti salta in testa.-
Non può rivolgersi a me in questo modo, in casa mia poi , come si permette.
-Avete scopato si o no?-
Lo vedo il sangue nei suoi occhi.
-Non sono affari che ti riguardano.-
Non gli risponderò mai, anche se io e Oliver non abbiamo fatto niente. Non gli darò questo potere su di me. Non gli permetterò di decidere della mia vita. Mi prende per il braccio è scontra il mio corpo con il suo.
-Rispondimi lui ti ha toccata si o no.-
Strattono il mio braccio e mi allontano da lui lo stretto necessario per guardarlo.
-Non sono affari che ti riguardano. Io non sono tua. Non sono di Oliver, sono solo di me stessa è basta.-
Perché tutti vogliono possedermi, perché tutti pensano di avere qualche diritto su di me? Perché non capiscono che sono padrona di me stessa.

Lui mi guarda si avvicina più di quanto già non siamo vicini e mi afferra per la vita. Poi mi piega il collo di lato e lo morde. So cosa sta cercando di fare, vuole marchiarmi, ma questa volta vuole marchiare l’altro lato del collo. Vuole mettermi un marchio indelebile dal quale non potrò mai scappare. Cerco di smuoverlo, di allontanarmi da lui ma lui rinforza la presa. Mi fa male, cerca di mordermi per rendere il segno più rosso, più  evidente, più duraturo. Non appena si allontana lo spingo via da me. Solo quando sento un sapore salato sulle mie labbra mi rendo conto che sto piangendo. Non può avermi fatto questo. Sento ancora la sua saliva sul mio collo. Non ho il coraggio di alzare gli occhi, non posso credere che lui lo abbia fatto. Sento i suoi passi mentre si avvicina a me. Mi alza il volto rigato dalle lacrime e poi si avvicina al mio orecchio.
-Forse è vero. Tu non sei mia, non sei di Oliver, e ora non sei neanche di te stessa.-
Mi accarezza la guancia è aggiunge:
-Ora sei di tutti.-
E poi va via, sbattendo la porta della mia camera. Lasciandomi sola, a piangere e ha provare paura. Una paura che non avevo più da cinque anni.

Angolo Autrice
Scusate per gli errori.
Allora che dire, vi piace il capitolo? La storia? Ditemi tutto quello che vi passa per la testa. Fatemi tutte le domande che volete.
In questo capitolo ho provato ha seguire dei consigli che mi sono stati dati da alcuni di voi come ad esempio mettere i trattini anche alla fine dei dialoghi, ditemi  cosa ne pensate.

Ultimamente ho creato una elenco di lettura che contiene tutti i "libri"  di pubblicità che hanno pubblicizzato il mio libro se volete andare a vedere o usufruite fate pure, basta andare sul mio profilo è seguire le regole che le proprietarie dei "libri" hanno messo.

P.s.  Ho letto molte storie in cui l'autrice ha dato vita ad un cast. Ora mi chiedo voi volete un cast? Fatemi sapere.

Ricomincio da Qui. || Completa|| CARTACEODove le storie prendono vita. Scoprilo ora