Capitolo 56

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"NON SEI SERIA SPERO?!" Sbottò.

Nel mio periodo 'buio' mi ero messa a fare corse clandestine di macchine, ero entrata nel circolo subito dopo l'estate in California, avevamo imparato a guidare, avendo più di 16 anni. Mi ero interessata a luoghi dove poter guidare a Parigi, dato che ero così attratta dalle macchine, e dopo poco ero entrata in un circolo vizioso. All'inizio ebbi molto successo, e portai molti soldi a casa, nonostante dicessi ai miei genitori che lavoravo facendo la baby-sitter ad una bambina nella casa di fronte; ma poi iniziarono i debiti e tutto peggiorò fino a quando non arrivò quel giorno.
Al solo pensiero mi angosciai talmente che mi mancava il respiro, l'immagine di quel corpo morto, del corpo di Patrìc nella macchina si fecero sempre più vive nella mia testa che stava quasi per scoppiare, e le mie grida che chiedevano aiuto non riuscendo ad uscire dal veicolo, insieme al rombo di quella moto che sfrecciava, tutto rimbombavano nelle mie orecchie che tappai con le mani, ma era inutile, il rumore veniva dall'interno.
"Charlie, guardami!" Urlò per l'ennesima volta Juliet, per fortuna su quella scalinata non passava nessuno. La guardai e imitandola respirai profondamente, la vista era oscurata dalle lacrime che stavano per uscire dai miei occhi arrossati e gonfi.
"va tutto bene" disse lei abbracciandomi forte, come poteva essere un angelo simile?
"Non pensare neanche di fare una cosa del genere, solo il pensiero di quelle corse hai visto come ti ha fatto stare male? Non riusciresti a risolvere nulla, combineresti solo guai, e non credere che un fottuto volante possa farti dimenticare Dan" annuii con lo sguardo basso, ma io ero testarda, terribilmente testarda.
***
"Hai bisogno di un altro guidatore?" Dissi facendo girare il ragazzo, era Jean, un organizzatore di corse clandestine che si occupava di scegliere i migliori guidatori, fornirgli una macchina, e puntare su di loro un sacco di soldi pregando che vincessero.
"CHARLOTTE!" Disse il castano venendomi in contro, lo abbracciai sollevata della sua accoglienza.
"Perché qui? Non avevi lasciato tutto, per quella cosa..." Mi si formò un nodo alla gola.
"Voglio solo fare una corsa, o due.. solo per vedere se sono ancora in forma.."
"È il tuo giorno fortunato allora.. ho proprio perso un guidatore nell'ultima corsa, problemi vari sai, routine.." disse superficialmente. Portò una mano dietro la mia schiena per portarmi più all'interno del suo garage. Avevo indossato una maglietta aderente un po' scollata, una minigonna con le calzamaglie e degli stivali sopra il ginocchio, bisognava vestirsi così per andare a quelle corse.
Entrammo in una stanza e sbarrai gli occhi per ciò che stavo vedendo.
"Lamborghini.." disse lui
Era verde, con delle linee blu che seguivano le curve della macchina sulle portiere, gli specchietti anch'essi di un blu metallico e le portiere si aprivano salendo sopra il tetto della macchina.
"Entraci" obbedii subito e presi in mano il volante, dentro si stava comodissimi e il cambio era semplicemente fantastico.
Accesi il motore, un rombo assordante inondò la stanza, sentendo quel rumore mi spaventai, non ero più abituata ad avere il controllo su questo tipo di macchine, sorrisi falsamente per fargli capire che tutto sarebbe andato bene.
"Sta sera ci sarà da divertirsi.. punto tutto su di te Charlie. Grazie, mi hai illuminato la giornata"
Dopo aver cenato con lui e altri due ragazzi che lavoravano insieme a Jean, presi la mia macchina e seguii gli altri verso il luogo di gara. Era sempre diverso, la polizia li cercava tutte le sere, e non potevano rischiare di farsi vedere sempre nella stessa via, eravamo in periferia in un via parallela alla circonvallazione, era spaziosa.
"Chi è quella ragazza con la coda? Non dirmi che hai una femmina nella tua squadra, cos'è, l'hai portata a letto ed è brava? Se si potrei farci un giretto.." disse un ragazzo avvicinandosi al finestrino della macchina di Jean quando eravamo arrivati alle partenze.
"Se hai qualche problema con me, puoi anche dirmelo in faccia" dissi facendolo girare, il suo sguardo mi pietrificò, non lo avevo riconosciuto.
Grosso, altezza media,giacchetto di pelle, collo taurino, occhi verde scuro, piercing sul sopracciglio sinistro e i capelli molto corti; mi fissò negli occhi e fece per superare la macchina per avvicinarsi alla mia.
"Ci si vede" boffonchiai  e misi in moto per andare a cercare un posto.
Era Francois, non lo avevo più visto dopo quella sfuriata in ospedale, dopo l'incidente di Patrìc, lo avevo beccato mentre  baciava un'altra quello stesso giorno, poche ore prima dell'incidente, e vedendolo in ospedale, mentre chiedeva ai dottori spiegazioni, avevo perso il controllo, ero sconvolta per l'incidente e delusa da lui.
Mi ero sorpresa da ciò che avevo appena detto a quel ragazzo, che poi si era rivelato essere il mio ex, ero arrabbiata e molto nervosa di stare in mezzo a quella gente, avevo paura che mi riconoscessero, lui lo aveva fatto, speravo solo che fosse l'unico quella sera.
"Charlie, si può sapere cosa ti è preso?" Mi raggiunse il mio capo, Jean. "Cerca di concentrarti sulla corsa e non pensare ad altro, Cazzo ci sono un sacco di soldi sulla tua testa, le voci girano in fretta.." disse indicando col capo le persone che mi fissavano, li guardai attraverso il parabrezza perfettamente pulito, continuavano a guardare dalla mia parte e a boffonchiare.
"Hai mezz'ora, ora esci da questa macchina e vai a chiedere informazioni."
Presi un respiro e aprii la portiera mentre lui se ne andava, l'agitazione si faceva sempre di più, come potevo concentrarmi?
L'immagine di Dan fissa nella mia mente e la visione di Francois mi aveva scosso così tanto, tutti i ricordi della nostra storia ritornarono a galla, e un'ira profonda che non provavo da tempo, prese posto a qualsiasi emozione.
Appena entrai in questo circolo di corse, lui mi aveva dedicato parecchie attenzioni, da brava stupida io mi feci trasportare dalle sue parole e i suoi gesti. Era possessivo, geloso, mi ammaliava con parole false e mi difendeva da tutti quei ragazzi che volevano addentare la 'carne nuova' come dicevamo appena c'era una nuova arrivata. Al solo pensiero che qualcuno potesse avvicinarsi a me, mi angosciai, un tempo c'era Francois a difendermi, ma ora? Ero completamente sola.
Mi feci spazio tra la miriade di sguardi indagatori, e cercai di non far caso a tutte le domande e commenti che sentivo uscire dalla bocca della gente.
"Ciao, sono al turno 12, potreste darmi il foglio?" Un ragazzo dai capelli biondo-castani mi guardò, era nuovo, forse era l'unico che non avrebbe potuto sparlare di me.
"Nome?" Disse lanciandomi un sorriso educato, di certo non per provarci, conoscevo i sorrisi che i ragazzi usavano per provarci, li faceva sempre Dan quando flirtava con me; scacciai subito quei pensieri.
"Charlotte.. Charlotte Umberly" subito sbarrò gli occhi, sapeva tutto anche lui, perfetto.
"Quella Charlotte?" Chiese mentre rovistava tra le scartoffie.
"In persona" tese il braccio per pormi il foglio, stava per aprir bocca ma mi girai dopo averglielo strappato di mano; di certo non avrei ascoltato nessun suo commento o domanda.
Mi avviai verso la mia macchina mentre leggevo le informazioni sul foglio, le solite cose.. senza accorgermene però mi scontrai contro un ragazzo.
"Ehi ma che cazzo fai, Umberly!" Com'era possibile che tutti conoscessero il mio cognome? Era passato più di un anno, e nessuno si era scordato di nulla, sembrava che quel maledetto martedì fosse ieri.
"Scusa" dissi abbassando lo sguardo.
Mi prese il polso e mi fece sbattere contro una macchina facendo aderire i nostri corpi. Il suo alito sapeva di alcool e i suoi capelli erano sporchi, era disgustoso, ed era appiccicato a me.
"Faresti meglio a stare attenta sulla pista, e ora non ci sarà il tuo Francois a difenderti, oppure lascerai che ti tradisca di nuovo?" Sputò il ragazzo a pochi centimetri dal mio viso.
"Lasciala stare" spostai lo sguardo verso quella voce, dietro la spalla destra del ragazzo che mi aveva aggredita c'era Francois, mi fissava negli occhi; il ragazzo se ne andò subito ed io deglutii rumorosamente e feci per andarmene.
Franc mi bloccò prendendomi per un polso facendomi girare di scatto, lo guardavo atterrita, avevo paura di quello che poteva farmi e di come potessi sentirmi vicino a lui.
"Potresti almeno ringraziarmi" disse avvicinandosi al mio viso.
"Mi stai facendo male" dissi allontanando il polso dalla sua presa, mi voltai affrettando il passo.
Il suo profumo di menta, era entrato nel mio corpo, e non mi aveva fatto nessun effetto, me lo ero completamente dimenticata, non provavo più nulla per lui, non avevo un debole per lui, mi aveva fatto così tanto soffrire che il mio cervello lo aveva scordato.
Anche io stavo facendo soffrire Dan; mi avrebbe quindi dimenticata così velocemente? Non potevo dargli torto.
"Si può sapere dov'eri finita?" Mi urlò in faccia Jean, urlavano tutti in quel posto, era terribile, perché ero stata così pazza da voler andarci? Forse perché preferivo ricordare tutto quello che avevo passato e soffrire per quello, pur di smettere di lacerarmi l'animo con l'immagine di Dan che non smetteva di tormentarmi.
"Ho preso il foglio." Dissi abbastanza tranquilla mostrandoglielo.
"Fra cinque  minuti sei in pista, CINQUE" gridò lui mentre mimava il numero con il palmo della mano che mosse davanti al mio viso, se ne andò incazzato, non lo avevo mai visto rilassato quel ragazzo, era veramente preoccupante...

"Che la corsa abbia inizio!" Gridò una ragazza.
Subito schiacciai l'acceleratore cambiando marcia con una mossa veloce ed esperta.
Avevo già superato le prime due macchine, ero al quarto posto. Feci una curva e davanti a me vidi due macchine, quella rossa, del ragazzo che si era avventato su di me poco prima, che cercava di tamponare la Lexus gialla.
Pochi minuti dopo ci riuscì ed il veicolo giallo uscì fuori strada.
Ero al terzo posto ora.
Il mio cuore batteva forte, i miei occhi erano puntati sulla strada e la mia mano si muoveva freneticamente sul cambio della macchina. Non un pensiero su qualcos'altro, su Dan, Francois, Juliet, Marc, mia madre! Niente di niente. Forse era questo il secondo motivo per cui avevo deciso di ritornare, l'unica cosa a cui pensavo in questi pochi attimi, era vincere quella corsa, non mi importava di nulla e di nessuno, era una corsa contro me stessa, contro le mie abilità più che una corsa contro gli altri partecipanti.
Accelerai affiancando il ragazzo che mi guardò in cagnesco, poco lontano c'era un'altra macchina che viaggiava a tutta velocità verso il traguardo che si faceva sempre più vicino.
Tutto avvenne in pochi secondi, come sempre in quelle situazioni, non potevo crederci..

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