CAPITOLO 2

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Dopo quattro strazianti e interminabili ore siamo giunti a destinazione.

Papà parcheggia nel vialetto di casa.

La nostra nuova via è Wall-Street n°25.

C'è un sole che spacca le pietre e la nostra BMW nera ne assorbe ogni minimo raggio.

Rimango per qualche minuto in macchina, sbalordita da ciò che vedo davanti a me.

La casa non è una semplice casa, è una villa enorme.

Non abbiamo mai avuto case così grandi.

È divisa in due piani da quanto vedo e mi sembra di intravedere una finestra in alto che dovrebbe appartenere alla soffitta.

Il prato spicca di un colore così verde che mi verrebbe voglia di rotolarmici sopra.

Scendo dalla macchina senza staccare gli occhi da quella sfarzosa villa nemmeno per un millesimo di secondo.

L'aria e ferma e appiccicosa.

"Papà è...come dire..."

"Stupenda?"

"No! Ancora di più papà, è fantastica."

Mi regala un sorriso mentre svuota il bagagliaio.

Aiuto anche io prendendo la mia valigia e i miei due borsoni.

Tobias, come al solito, ci aiuta non facendo nulla.

È già preso a giocare sull'altalena mantenuta da due lunghe corde, che penzolano da un robusto ramo.

"Tobias! Prendi le tue robe.", urlo mentre sollevo i miei pesantissimi borsoni.

"No!", mi urla da lontano.

Socchiudo gli occhi per poterlo vedere meglio a causa di tutto questo sole. Appoggio la mano libera sulle sopracciglia per ripararmi dalla luce.

"Muoviti, non costringermi a venire lì!comincio a contare!"

"Tre!", comincio a contare a ritroso.

"Due!"

"Uno e mezzo!"

"Un-"

"Arrivo, arrivo!", urla sbuffando.

Faccio un sorriso soddisfatta e entro in casa.

Lascio cadere le borse dalle mani.

È enorme.

Un soggiorno arredato a meraviglia: Tv a schermo piatto, divano in pelle, parquet, tappeto soffice e colori moderni.

Esploro la cucina.

Non riesco a capire come potremo sfruttarla dato il fatto che né io, né mio padre e tantomeno mio fratello siamo bravi ai fornelli.

Le pareti di un arancio mandarino trasmettono allegria e serenità.

Il bancone da cucina in marmo e tutti i suoi attrezzi la fanno sembrare una di quelle cucine da ristorante.

Esco dalla cucina e mi faccio strada nel lungo corridoio.

Ci sono porte ovunque.

Poco a poco le sbircio tutte.

C'è un bagno, uno sgabuzzino e una stanza per gli ospiti.

Poggio la mano sullo scorrimano delle scale in legno.

Salgo due scalini alla volta correndo e ridendo come una matta.

Voglio vedere la mia camera.

Apro tutte le stanze fino a che non trovo quella che cattura la mia attenzione.

Un segreto da custodireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora