Il ragazzo dai capelli corvini guardò il castano. "Allora, Taehyung, come hanno fatto a prenderti?"
"Posto sbagliato, momento sbagliato" disse lasciando che i suoi occhi divagassero in ogni angolo della stanza velocemente, attentamente. Cercava le telecamere nascoste.
Jungkook indicò un angolo sul pavimento alla sua destra "lì", poi le luci sul soffitto "lì", poi ancora la maniglia della porta "lì".
L'altro seguì con lo sguardo i punti indicati. "Sai, il tuo gioco da poliziotto buono non funziona. Non c'è nulla da scoprire, ma tu tenterai comunque di farlo perché ti serve. Non sono stupido"
"Bene, dato che non sei stupido potresti dirmi dove si trova il resto della tua gente. Perché sì, mi serve, e tu stai seriamente iniziando a stancarmi"
Taehyung guardò la telecamera sulle luci a neon che illuminavano la stanza. La sua espressione divenne vuota, ancora una volta.
Gli occhi vacui, le palpebre venivano sbattute a malapena. "C'era una volta una bambina che accompagnò la sua amata mamma a comprare del cibo. Ad un certo punto siete arrivati voi, avete prelevato madre e figlia ed avete torturato la piccola di fronte alla madre. Voi volevate sapere, ma loro non sapevano... È morta la bambina, è morta la madre; morirò anche io"Jungkook lo fissava con la bocca socchiusa. Era confuso.
"Hai intenzione di rispondere alle domande che ti farò oppure pensi di inventarti altro per perdere tempo?""Io non so nulla, non ho niente da confessare" rispose tranquillamente, con un'espressione rilassata.
"Così mi costringi ad usare le maniere forti, Taehyung..." Mormorò il moro portandosi dietro la sua sedia, spingendola verso il centro della stanza con il ragazzo ancora seduto sopra. "Dimmi, sei etero?"
"Mah, non mi faccio problemi" Alzò gli occhi su di lui.
"Ah, peccato. Con gli etero è più bello, si schifano. Sono divertenti" sospirò, poi gli posò le mano sulle spalle, rimanendo dietro di lui. "Per imitare quello che hai detto prima, ora ti racconto una bella cosa" sussurrò al suo orecchio. "C'era una volta un bambino" iniziò. "Un bambino pieno di amici, sempre sorridente, solare, aperto. Uno di quei bambini che ti fa sentire a tuo agio quando sei nuovo nel gruppo. Crebbe in circostanze tristi, sai come funziona no? Padre violento, madre sottomessa. Ma insomma, il padre lo amava tanto e amava anche sua madre. La amava così tanto che lei non poteva mai uscire di casa, la dichiarava «sua». E anche il bambino era suo, certo, ma era.. Troppo piccolo ancora. Era troppo innocente. Il padre gli voleva talmente bene che aspettò che il piccolo crescesse per toccarlo. Quando aveva 13 anni venne toccato dal suo adorato papà per la prima volta" Raccontò portando le mani ad accarezzargli il petto. "Non era uno di quei tocchi dolci che si danno padre e figlio. Era qualcosa di più. Qualcosa di intenso, di pericoloso. Ma cosa poteva saperne un tredicenne abituato a certe violenze? Per lui era tutto normale. Era normale vedere sua madre distesa a terra, apparentemente morta. Era normale vedere il padre camminare arrabbiato verso di lui. Era normale per lui ritrovarsi sdraiato sul tavolo della cucina, e sentire le mani di suo padre esplorargli il corpo" mosse le mani sul suo petto, freneticamente, come ad imitare la storia. "Era normale sentire il respiro di suo padre farsi regolare dopo la sua arrabbiatura, per poi tornare ad essere pesante, ansimante, desideroso" posò le labbra sul collo del castano. "Quanto amava suo figlio, quell'uomo. O meglio, quanto era convinto di amarlo. E quanto era convinto il bambino di voler bene a suo padre.. Ne era così convinto che si lasciava toccare senza dire nulla. Lasciava che il padre gli portasse via le prime esperienze. La sua innocenza. E poi, quell'uomo fece qualcosa di sbagliato, sbagliatissimo. Lui e i suoi compagni di gioco tornarono dopo una gran bella bevuta. Erano talmente brilli!" Disse ridacchiando, passando poi la lingua lungo la sua giugulare. "La madre del bambino venne usata, quella notte, venne usata fino a quando non esalò l'ultimo, esausto, respiro. Venne usata e lasciò il bambino tutto solo, a guardare quel corpo una volta bellissimo ormai senza vita. Ma agli uomini non era bastato. Non era bastato consumare una donna, così decisero di consumare anche il bambino, sotto gli occhi divertiti ed eccitati del padre. E quella notte il piccolo capì tutto. Capì la sofferenza che sua madre pativa da decenni. Capì di odiare suo padre; e lo odiava così tanto che la mattina dopo, quando si riprese, si diresse verso la cucina con sguardo deciso e prese il coltello più grande che vide, e con questo, con forti colpi, consumò coloro che lo avevano consumato" concluse mordendogli delicatamente un lembo di pelle.
"E dove sta adesso questo bambino?" Chiese Taehyung con gli occhi chiusi.
"Dietro di te" gli sussurrò il ragazzo, con un piccolo sorriso in volto.
----------------------------
E niente, spero che a scuola vi stia andando decentemente.
Ily, ci vediamo al prossimo capitolo~ ❤
STAI LEGGENDO
─ torture [HIATUS]
Fanfiction"Non ho niente da confessare. Io non so nulla." "Mi costringi ad usare le maniere forti, Taehyung..." Dove Taehyung viene catturato dalla polizia e Jungkook, un detenuto particolare, deve farlo confessare. •boyxboy •smut •roba illegale because why...