2-Ci risiamo...

16 1 0
                                    


Camminai nell'oscurità per una ventina di minuti, fino a scorgere un barlume di luce proveniente da un lampione. Corsi incontro alla luce fino a raggiungerla. Ero finalmente uscita dal bosco. Non vedevo il gruppetto di quei cinque idioti da nessuna parte così mollai un sospiro di sollievo e mi incamminai verso casa.

Giunta a casa mia mi diressi verso la cucina e lì trovai mia madre Elen che stava cucinando e il mio piccolo fratellino Josh che stava disegnando.

<<Ciao mamma che cucini di buono?>> dissi dirigendomi verso mio fratello per vedere il suo disegno <<Che bello Josh, l'hai fatto tutto tu?>> aggiunsi, era un disegno di un castello, dalla finestra della torre spuntava il viso di una principessa e affianco c'era disegnato un drago che combatteva contro un cavaliere che aveva le sembianze di mio fratello, non era tutto questo gran che ma mi complimentai comunque, come si fa con i bambini quando vuoi farli felici.

<<Sisi! Tutto da solo Emma!!>>

Gli passai la mano sulla testa arruffandogli i capelli

<<Veramente molto bravo!>>

<<Polpettone con patate al forno!>> aggiunse mia madre girandosi verso di me per rispondere alla domanda che le avevo posto poco prima, poi sbalordita disse <<Ma, Emma! Cosa hai fatto ai capelli?>

Mi andai a guardare allo specchio all'ingresso di casa mia, avevo i capelli tutti arruffati e si poteva scorgere qua e là qualche ramo e qualche piccola fogliolina.

<<Ah! No niente mamma...ho fatto...una passeggiata nel bosco!>>

<<Ah quest'ora?! Ma sei impazzita?! Potresti imbatterti in un cinghiale un giorno di questi!>>

<<Si mamma tanto non ho intenzione di riandarci.>>

<<Menomale, dai su che è pronto vieni a tavola!>>

Finito di mangiare mi diressi in bagno, mi lavai i capelli e siccome ero molto stanca andai in camera mia. Il pensiero di poter rincontrare quei tizi mi stava dando alla testa, così per trovare un po' di pace mi addormentai.

La mattina dopo era domenica, mi alzai, feci colazione e mia madre mi disse di vestirmi per andare a comprare i ravioli, che avremmo mangiato per pranzo, e il latte, che era finito.

<<Certo mamma.>>

Prima di uscire però misi apposto la mia camera così magari quando sarei tornata a casa avrei avuto un po' di tempo libero, poi mi diressi verso il supermercato.

Camminai lentamente guardandomi attorno e facendo attenzione alle persone che incontravo e chiedendomi cosa stessero pensando loro in quel momento. Poi un attimo, un frammento di secondo, incrociai lo sguardo di qualcuno, familiare ai miei occhi, ma non troppo. Oh cazzo. Era lui. Anche lui fu colto di sorpresa dal fatto e frettolosamente richiamò a sé gli altri ragazzi che gli stavano attorno e si mise a correre. Di nuovo?! Mi misi a correre anch'io e mi avventurai per le viette della città.

La gente ci guardava ma non diceva niente.

"Cazzo! Fate qualcosa! Non ci vedete?! Non stiamo mica giocando?! Non la vedete la mia faccia spaventata?!" pensai.

Decisi di nascondermi ancora ed entrai nel primo negozietto che incontrai, una macelleria.

<<Mi scusi ma ci sono cinque ragazzi che mi rincorrono, vi prego aiutatemi!>>

Dentro il negozio c'erano una vecchia signora che stava facendo spese e il macellaio che era intento ad affettare qualche carcassa di qualche animale con un coltello affilatissimo.

Entrarono lo "stupido capetto" e i suoi quattro amici con un'aria soddifatta del tipo "ti abbiamo presa", ma per mia fortuna il macellaio ascoltò le mie preghiere <Allontanatevi da questa ragazza!>> esordì mostrando il coltello, quasi a minacciarli che avrebbero fatto la fine dei maiali sgozzati di sfondo se mi avessero fatto del male.

Ebbi il tempo di scrutare i volti dei cinque ragazzi ma nessuno mi fece più effetto di quello dello "stupido capetto", mi guardava con un'aria strana, come di sfida e di rabbia per essersi reso conto di aver perso. Aveva il viso corrucciato, la bocca piegata in una strana smorfia e i suoi occhi erano accesi come la sera prima.

<<Tanto prima o poi ti becco>> mi disse prima di andarsene.

<<Grazie mille!>> dissi rivolgendomi al signore che mi aveva appena protetta.

<<Non c'è di che, mi chiamo Jerry, tu come ti chiami cara?>>

<<Emma, piacere di fare la sua conoscenza.>>

<<Piacere mio Emma, perché quei cinque ragazzi ti stavano inseguendo?>>

<<Lunga storia, non gli vado a genio...>>

<<Non è una buona ragione per fare tutto questo, aspetta un po' qui e poi torna a casa solo quando se ne sono andati.>>

<<In realtà prima dovrei andare a fare la spesa...>>

<<Il mio negozio non vende solo carne, vedi ciò che ti serve, poi torna a casa.>>

Devo molto a quel signore gentile...

Tutto attorno a un filoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora