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Jane era rimasta tutto il giorno nella sua camera, non aveva nemmeno pranzato. Uscì dalla stanza soltanto al tramonto.
«Finalmente ti sei decisa. Hai cambiato idea?» le chiese il Re incontrandola nei corridoi.
«No, sto uscendo.»
«Prendi almeno qualcosa da mangiare e fatti accompagnare da qualcuno.»
«Non voglio niente e posso benissimo andare da sola. Non provate a fermarmi.»
Andò dritta verso l'uscita del castello e si incamminò. Per quanto volesse andare da Jonathan doveva prima parlare con Edward. Arrivò a casa sua una decina di minuti dopo e bussò, in trepidazione. Aveva litigato col padre per questo, ma lei era stata irremovibile. Non avrebbe accettato le condizioni che voleva imporle.
«Principessa, è un onore avervi qui, come posso aiutarvi?» disse con un lieve inchino il padre del ragazzo.
«Volevo parlare con Edward, se per lei non è un problema.»
«Certo che no, entrate pure, è in camera sua.»
«Grazie.»
La ragazza gli lasciò un sorriso e andò nel corridoio, dove incrociò Damien.
«Jane, è un piacere vederti, cosa ci fai qui?»
La ragazza sorrise, rincuorata che non la chiamasse principessa.
«Tuo fratello è nella sua stanza?»
«Sì, sì, va' pure.»
Il ragazzo andò in cucina e lei bussò, aspettando che la porta si aprisse.
«Jane, stavo per venire da te.» le disse e la fece entrare, per poi chiudere la porta e regalarle un bacio.
«Sì, dovrei parlarti di una cosa.»
«È successo qualcosa di brutto? Ho fatto qualcosa di sbagliato?»
«No, assolutamente, rilassati, tra di noi va tutto bene.»
«Oh. Allora di che devi parlarmi?»
La ragazza sospirò e si sedette sul letto, seguita dal fidanzato. Decise di essere diretta.
«Il Re vuole che sposi un barone. Per la ricchezza e queste cose, sai. Si chiama Alexander.» sospirò.
«Sei seria o è uno scherzo?»
«È vero, Edward. Lo sai, al Re interessa solo portare avanti il suo regno.»
«E con questo cosa vuoi dirmi? Ti sposerai con questo?»
«Non lo farei mai. Ho litigato con il Re.»
Ormai il ragazzo si era abituato a come Jane parlasse di suo padre solo come il Re.
«E che è successo?»
La ragazza sospirò di nuovo e lui stava iniziando ad essere spaventato dalla probabile risposta.
«Abbandono il trono.»
«C-che cosa?»
«Abbandono tutto. Non mi interessa del trono, della ricchezza o di tutti quegli antipatici che si vantano dei loro titoli.»
«Ma tu non puoi farlo, sei la principessa, la figlia del Re.»
«Lo so e proprio per questo ho quel poco di potere che mi basta per abbandonarlo. Se per essere la principessa devo lasciare te, io lascio il trono. Mi ha spiegato che se William non sposa nessuna, potevo essere la Regina insieme a lui, ma dovevo comunque sposare quel barone o restare sola. E ho deciso che mi manca la mia casa, Jonathan, i miei amici, la locanda...»
«Ma non vivrai più a palazzo, starai al freddo in inverno, non avrai più tutto quel cibo e questi abiti meravigliosi.»
«Non m'importa, tutto quello che mi serve è qui. Meglio vivere nell'amore e nella povertà, che in solitudine e nel lusso.»
Il ragazzo, emozionato, l'abbracciò.
«Non posso credere che hai lasciato tutto per me.»
«Lo rifarei altre mille volte.»
«Perché?»
«Perché ti amo.»
Edward la baciò.
«Resti qui stanotte?»
«Con i tuoi genitori?»
«Mica dobbiamo dormire con loro.»
«Non intendevo questo, scemo!» gli disse, spingendolo per una spalla e ridendo.
«Allora non vedo nessun problema.» scrollò le spalle, sorridendo. Amava farla ridere, la sua risata gli riempiva il cuore di gioia.
«Sicuro che non ci sia nessun problema? Cioè, tu domani dovrai andare a lavoro e io non vorrei essere d'intralcio...»
«Ti vergogni di restare nella mia camera mentre ci sono i miei genitori?»
Lei annuì, imbarazzata.
«Beh, non sarebbe la prima volta che vedono restare una ragazza qui tutta la notte.»
Jane lo guardò, inarcando un sopracciglio. «Mi prendi in giro? Sto per ritirare tutto quello che ho detto, torno a palazzo e dico al Re che sposo Alexander.»
«Sì, ti prendo in giro. Non l'hanno mai vista.»
«Io ti lascio, Edward.»
«Dai, sai che sono un'idiota, Jane.»
«Non puoi dirmi certe cose, lo capisci?»
«Sei gelosa?» le chiese sorridendo.
«Io? Oh, no, certo che no, come ti salta in mente?»
«Un'impressione, direi.»
«Beh, qualsiasi cosa sia, se vengo a sapere che passi del tempo in un certo modo con qualche ragazza, non aspetto un attimo a lasciarti.»
«Non dovrai farlo, io voglio solo te.»
«Ti odio quando fai così, seriamente.»
«Ho esagerato?»
«Decisamente.»
«Potrai mai perdonarmi?»
«Sei il più grande idiota che abbia mai conosciuto.» sbuffò e gli diede un bacio.
«Allora resti qui stanotte?»
«Va bene.»
«Vado ad avvisare mia madre che resti a cena.»
«A... A cena?!»
«Tecnicamente prima di andare a letto si cena, sai.»
«Sì, certo, ma a cena con i tuoi genitori...»
«Oh, ho capito. Non preoccuparti di loro, tu sei perfetta.» le disse e le lasciò un bacio, prima di uscire dalla camera.
Lei sospirò. Erano persone simpatiche e semplici, ma non li aveva mai considerati come i genitori del suo fidanzato.
«Cosa vuoi da mangiare?» le chiese Edward, facendola sussultare.
«Va bene qualsiasi cosa, tua madre non deve farsi problemi. Anzi, le do una mano.» disse, alzandosi.
«Ti dico già che non accetterà mai.» sospirò lui e andarono in cucina.
«Salve.» salutò la donna che si sbrigò a inchinarsi.
«No, no, la prego, non ce n'è bisogno.» la fermò. «Come posso aiutarla per la cena?»
«In nessun modo, signorina, non dovete fare nulla!»
Edward inarcò un sopracciglio sorridendo mentre la guardava, come per dirle che gliel'aveva detto.
«Davvero, mi lasci fare qualcosa, sono felice di dare una mano.» insisté, ma lei scosse la testa.
«Non dovete disturbarvi, insisto.»
«Lascia perdere.» le sussurrò il ragazzo.
«Ma-»
«Vieni, andiamo.»
«Un attimo! Avete delle preferenze su cosa volete mangiare?» li bloccò la madre.
«No, non si preoccupi, cucini quello che vuole, non ho nessun problema.»
***
«Principessa, è un onore per noi avervi qui. Nostro figlio è davvero molto fortunato.»
«Sono stata io fortunata ad averlo incontrato e, vi prego, non datemi del voi, non ce n'è bisogno.» disse, riferendosi ad entrambi i genitori.
«Ma-»
«Davvero. Ho soltanto 18 anni, mi fa tremendamente impressione che vi rivolgiate a me in quel modo.»
«Come vuoi.»
«Vi conoscete da tanto?» le chiese la madre di Edward.
«Sì, in effetti sì.»
«Come vi siete conosciuti?» chiese invece il padre.
«Alla locanda dove lavorava.» mentì il ragazzo.
«Avevi mai conosciuto Damien?»
«Certo, è stata qui per una se-» stava dicendo il piccolo, ma il maggiore gli sferrò una gomitata nel fianco, che lo fece bloccare.
«Per prendere gli attrezzi con Edward. Per gli attrezzi... C'eravate anche voi, ricordate?» si corresse.
«Oh, sì, è vero! È stato tanto tempo fa, in effetti.»
Jane ridacchiò di nascosto guardando i due fratelli, che ricambiarono.
«Allora adesso cosa succederà?»
«In che senso?»
«Tu sei la principessa...»
«Oh.» disse soltanto, mentre il sorriso le scompariva dal viso.
«Non lo so, sinceramente, non ne ho ancora parlato con... Con mio padre.»
Edward la guardò, inarcando un sopracciglio. Non era vero quello che aveva detto ed era rimasto sconvolto dal fatto che l'avesse definito suo padre, non lo faceva mai.
«Spero che non ci sia nessun problema se per stanotte Jane rimane qui.» cambiò discorso il ragazzo.
«Oh, certo che può rimanere. Damien può dormire con te e...» disse, ma si bloccò davanti ai visi stravolti dei figli: Edward perché sua madre non aveva ancora capito che intendeva farla restare nella sua camera, e Damien perché sua madre voleva farlo dormire con suo fratello.
«Oh. Sì. Va bene.» disse soltanto e tornò a mangiare in silenzio.
Dopo quel momento fu più il padre dei ragazzi a parlare e a fare domande a Jane. Stettero attorno al tavolo fino a quando non finirono di mangiare e la donna iniziò a sparecchiare. La ragazza si alzò a darle una mano e si offrì anche di aiutarla a lavare i piatti mentre Edward parlava con suo padre dall'altro lato della stanza.
«No, non c'è bisogno, sta' tranquilla, va' pure a sdraiarti. Ti serve qualcosa? Una vestaglia, qualcosa...»
«Oh, no, grazie mille, ma posso restare con quest'abito, non si preoccupi.»
«Non preoccuparti a chiedere una qualsiasi cosa, Jane.»
«La ringrazio molto, signora.»
«Prenditi cura di mio figlio.» le disse, sorridendo. Forse aveva anche un po' gli occhi lucidi.
«Andiamo?» le chiese Edward posando le mani sui fianchi della sua fidanzata, ma lei guardò la donna che aveva accanto.
«È sicura che non vuole un aiuto?»
«Va' pure, tranquilla.» le sorrise. Si diedero la buonanotte e i due andarono in camera.
«Cosa ti ha detto mia madre?»
«Nulla, è stata gentile con me. Tu di cosa hai parlato con tuo padre?»
«Oh, le solite cose che un padre dice a un figlio quando gli presenta la fidanzata: "Non fare sciocchezze, trattala bene" eccetera.»
«Ha ragione, no?»
«Certo.» le sorrise e le diede un bacio.
«Tua madre non era molto contenta del fatto che dormissi con te.»
«Non penso fosse tanto il fatto di essere contenta o meno, è soltanto preoccupata, credo.»
«Di cosa dovrebbe essere preoccupata?»
«Beh, se un giorno le spuntassi davanti con un pancione...»
«Hai quest'idea in mente?»
«Mh, forse, ma prima potremmo far passare un po' di tempo.»
«Decisamente.»
Si stamparono un altro bacio.
«Devo andare a lavarmi, tu devi fare una doccia?»
La ragazza scosse la testa. «No, l'ho fatta pomeriggio. Va' pure, io ti aspetto qui.»
Lui annuì e uscì dalla camera. Jane sospirò e si sedette sul letto. Non sapeva cosa fare, sperava che Edward non ci mettesse tanto.
Si alzò e si mise a sistemare la camera per ammazzare il tempo. Prima di quando si aspettasse sentì la porta aprirsi e di girò, tenendo ancora in mano una maglia.
«Cosa stai facendo?»
«Stavo dando una pulita.» disse, ma il suo sguardo corse sul petto nudo del ragazzo, che indossava solo i pantaloni.
«Vuoi?» gli chiese, allungando il braccio con cui teneva la maglia. «Starai sentendo freddo.»
«I Fodas non sentono freddo.»
«Io sento freddo.»
«Perché non usi i tuoi poteri. Se alzi la temperatura del tuo corpo non senti più freddo.»
«Buono a sapersi.»
«Mi pare strano che non abbia ancora bruciato il tuo letto.»
«Perché dovrei bruciare il mio letto?»
«Perché di solito succede quando non sai mantenere il controllo. Di notte siamo più vulnerabili e solitamente combiniamo qualcosa quando abbiamo i poteri da poco o quando siamo più nervosi.»
«Non mi è successo nulla di strano.»
«Hai mai provato i tuoi poteri?»
Lei scosse la testa. «Non esattamente.»
«Perché non lo fai?»
«Non so come fare.»
«Non te l'hanno spiegato per la registrazione? Solitamente ti dicono come usare i poteri del tuo stato.»
«Oh, non lo so, non stavo ascoltando, ero più concentrata a pensare al fatto che fossi davvero salva.»
«Immagino. Perché non provi? Abbiamo tutta la notte.»
«Va bene, ma cosa dovrei fare?»
«Vado a prenderti un bicchiere d'acqua.»
«Ma io non ho sete!» disse, ma il ragazzo era già fuori dalla stanza.
Si sedette sul letto sospirando, ma poco dopo Edward ritornò con un bicchiere pieno d'acqua nelle mani.
«Non ho sete.» ripeté.
«Non è per bere, scema.» si sedette sul letto accanto a lei e le tenne il bicchiere davanti alle mani.
«Perfetto, fa' qualcosa.»
«Oh, grazie dell'aiuto!» sbuffò la ragazza.
«Prova... Prova a prenderne una bolla.»
«Eh?»
«Ho visto Kydas farlo, provaci. Cerca di non allagarmi la camera.»
«Grazie del supporto morale.» sospirò e si mise a guardare l'acqua nel bicchiere.
«Mi sento stupida.» disse, dopo mezzo minuto a fissare l'acqua.
«Non arrenderti, immagina di vedere la bolla salire. Magari incitala con un dito.»
«Devo incitare una bolla?!"
«Magari si vergogna.»
Jane lo guardò. «Mi prendi in giro?»
«No, sono serio. Devi vedere gli elementi come parte di te, parlagli.»
Lei lo guardò, scettica, ma poi tornò a guardare l'acqua.
"Dai, piccola bollicina, fammi questo favore" pensò, trattenendosi dal darsi uno schiaffo in faccia per la stupidità.
Fatto sta che una bolla d'acqua si levò dal bicchiere, galleggiando nell'aria. La ragazza la guardò scioccata.
«Ci sei riuscita!» esclamò il ragazzo, e lei sorrise.
«Ci sono riuscita. Ci sono riuscita! È bellissimo!» disse, battendo le mani per la felicità. Girò nell'aria l'indice, restando concentrata sulla bolla, e anche questa fece un giro.
«Aprì la bocca.» disse al fidanzato.
«Cosa?»
«Fallo.»
Il ragazzo le obbedì e lei gli posò sulla lingua la bolla, che rimase intatta. Il ragazzo chiuse la bocca e bevve.
«Mh, è comodo.» disse, facendola ridere, e poi lei lo abbracciò, rischiando di fargli cadere il bicchiere.
«Ce l'ho fatta, Edward!» gli sussurrò.
«Certo che ce l'hai fatta, era ovvio che ce l'avresti fatta!» le disse, stampandole un bacio sulla guancia.
«Se ti senti stanca possiamo fermarci qui per oggi.» le disse mentre lei si spostava.
«No, no, è bellissimo! Cosa facciamo adesso?»
Il ragazzo ridacchiò. «Falla evaporare.»
Lei tornò a guardare l'acqua, pensando al calore, al fuoco e a un lago che pian piano si svuotava per il calore del sole.
«Jane!» la chiamò mentre lasciava cadere il bicchiere. «È diventato bollente!»
«Oh, mio dio, non volevo, scusami!»
Preoccupata, gli prese le mani e le osservò. Erano arrossate.
«Cosa posso fare?»
«Nulla, tranquilla, non ero concentrato sul bicchiere e non mi sono accorto che stava diventando caldo. Posso farlo passare, guarda: è un altro piccolo trucco.»
Congiunse le mani e le strofinò. Quando le mostrò alla ragazza erano perfettamente sane.
«Mi dispiace comunque tantissimo, mi sono lasciata prendere la mano.»
«Sono cose che capitano, all'inizio, è normale.»
«Ma ti ho fatto male!»
«Ehi, sta' tranquilla, non mi hai fatto nulla di irreparabile, sto bene. Jane.» la chiamò, dato che lei si stava osservando le mani che avevano iniziato a tremare. Lui gliele prese.
«Jane, guardami.»
Lei lo fece e al ragazzo si strinse il cuore vedendole gli occhi lucidi.
«Non è successo niente, va bene? Solitamente facciamo prendere fuoco agli oggetti su cui proviamo, tu l'hai soltanto riscaldato, quindi sei andata pure bene. E non preoccuparti per me perché sto benissimo, come puoi vedere. Adesso calmati, non voglio vederti così.» le disse con voce dolce e le passò il pollice sulla lacrima che le era scesa per asciugarla.
«Potrei far male alla gente senza volerlo, Edward?»
«Non nego che non potrebbe succedere, ma ci siamo passati tutti. Probabilmente in questo preciso momento ci sono case inondate, o case le cui piante tentano di spingere via le persone che vi abitano. È normale. Io una settimana dopo la registrazione ho bruciato i capelli a mia madre.»
«Davvero?»
Lui annuì. «Ma non mi disse niente, perché sapeva che non l'avevo fatto intenzionalmente. Quindi adesso non prendertela con te stessa per quello che è successo, non è stato nemmeno così grave.» le spiegò e le mise un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, facendole chiudere gli occhi.
«Non voglio fare del male alle persone, ne ho già fatto abbastanza.»
«Tu non hai mai fatto male a nessuno.»
«Sì, invece. A te, tutte le volte che ti ho risposto in malo modo, a William, illudendolo fin troppo, e non so più a chi altro.»
«Tutto quello che è successo non è stata colpa tua, Jane, e lo sai.»
«Se non avessi illuso in quel modo William adesso non starebbe così male e non avrebbe fatto quello che ha fatto. Se non fossi stata così ostinata nel non volerti perdonare...»
«Ora l'hai fatto, questo è l'importante. E per quanto riguarda William, non avevi modo di sapere quello che sarebbe successo, non hai nessuna colpa.»
La ragazza lo guardò e si sporse per dargli un bacio, ma qualcosa le fece pressione nella gamba. Era il bicchiere che era caduto sul letto, in mezzo a loro. Lo prese e lo mise sopra il comodino.
«Perché non c'è la coperta bagnata?» chiese.
«Perché l'acqua era già evaporata. Però per stasera basta parlare di poteri, problemi, o tristezza.» le disse, e la prese per le spalle, trascinandola sopra di lui mentre lui si buttava con la schiena sul letto. Lei lanciò un grido, non aspettandoselo, ma il ragazzo le fece segno di fare silenzio.
«Vuoi che venga mia madre a vedere che sta succedendo?»
«Beh, avresti potuto avvisarmi invece di farmi prendere un infarto!»
«Oh, sei diventata delicata come una principessina.» la provocò, trattenendo un sorriso, ma lei lo scrutò a occhi socchiusi.
«Se fossi stata come dici tu, non sarei stata qui in questo momento.»
«E dove saresti stata?»
«A qualche festa di nobili, con un bel conte come accompagnatore.»
«Ti sarebbe piaciuto?»
Lei sorrise. «No.»
Lo baciò. E si baciarono, ancora e ancora.
«Jane, aspetta.»
«Che succede?»
«Devo chiudere la porta a chiave, non vorrei che qualcuno entrasse.»
Lei ridacchiò e si spostò, lasciandolo alzare. Poi tornò a baciarla.

||spazioautrice||
Buonasera! Ho finito di studiare e ho aggiornato. L'ansia sta iniziando a sparire, manca l'ultimo compito e le ultime interrogazione e ho finito, finalmente! Ovviamente non vedo l'ora che arrivino i risultati degli esami, sono troppo curiosa. Questo è un capitolo un po' più lungo e spero che vi piaccia. Ora vi lascio, alla prossima!
~Rob ❤️

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