Prologo: Episodio IV, Tragedie Psichiche

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Mi chiamano psicologo. Questo è un errore. Sono piuttosto realista in un senso più alto, cioè descrivo tutte le profondità dell'animo umano.
-Fëdor Dostoevskij

                           Aviditas

16 Gennaio.

- Allora, è stato facile trovare il mio studio?
- Beh sì, abbastanza. Che ne dice se cominciamo? Ho promesso ai miei coinquilini che avremmo cenato insieme.-
Erano le quattro di un freddo pomeriggio invernale.
Mi trovavo, per la prima volta, da Samantha Oversome, la psicologa assegnatami dal dipartimento affinchè giudicasse la mia competenza e soprattutto la mia stabilità mentale.
Tutto sommato, non era così male: ho già parlato del mio odio verso gli psicologi, ma questa donna sembrava a posto.
Innanzi tutto, lo studio, una piccola stanza completamente avvolta dalla luce naturale, sembrava per certi versi un luogo al di fuori dallo spazio e dal tempo, come se i dialoghi con la donna fossero solo frutto della mia immaginazione.
Poi c'era la Dottoressa Oversome.
C' erano due poltrone, una di fronte
all' altra, su cui sedevamo. Lei teneva in mano un' agenda mentre mi fissava con i suoi occhi marroni e indagatori, sì, ma pacifici.
A separare i nostri sguardi era il suo paio di occhiali dalla montatura ovale. Aveva i capelli neri e corti, nonostante acconciatura fosse maschile le stava molto bene.
Sì, era una bella donna vicina ai quarant' anni e sembrava anche incredibilmente gentile.
Questi due elementi, uniti, mi davano una piena sensazione di pace.
Lei sorrise, si tolse gli occhiali e posò il taccuino.
- Nathan,- disse - sono stata informata sul tuo caso, so dell'incidente e di tutto il resto.
Per quanto mi riguarda, a meno che tu non sia un folle sociopatico, e non credo proprio sia così, credo tu sia completamente sano: l' ho potuto notare già dai tuoi modi gentili... nonostante sia ovvio che tu voglia andare il più lontano possibile da questo posto.-
Mi sentii parecchio sollevato quando lo disse, fu come essersi liberati da un pesante macigno.
- Quindi... perchè sono ancora qui?- domandai ridendo.
Lei si dimostrò ancora paziente.
- Perchè una commissione ha stabilito ciò, e purtroppo non possiamo tirarci indietro, nè tu, nè io. Nonostante la tua sanità mentale, hai comunque subito un forte trauma a livello emotivo e psicologico. Concorderai con me se dico che questo trauma non si risolverà in poco tempo, giusto?
- Giusto- risposi.
- Beh, io sono qui! Non devi vedermi come la donna che giudicherà la tua pazzia, ma la donna con cui potrai parlare di qualsiasi cosa.-
Rimasi in silenzio abbassando lo sguardo, in un attimo ero in imbarazzo.
- Ascolta, Nathan. So bene che hai avuto delle esperienze passate con degli psicologi a causa di un periodo difficile della tua infanzia, ma sei riuscito a superare tutto da solo. Adesso che sei un adulto, voglio che tu mi parli e mi dimostri di poter riuscire a superare di nuovo queste difficoltà, d' accordo?
- ...D' accordo.- risposi titubante.
- Bene!- esclamò sorridendo.
- Non voglio metterti alcuna pressione addosso, quindi limitiamoci a conoscerci un po'. Vorrei parlare della tua vita durante le tue sedute, vorrei che tu me ne parlassi. Cominciamo dalla tua infanzia...-
Feci un respiro profondo, portai indietro la testa, sulla poltrona, fissando il soffitto per qualche secondo.
- Non è per niente una bella storia, quella della mia famiglia.- dissi con un sorriso nostalgico sulle labbra.
- Per questo voglio che, in queste due ore, mi parli soltanto dei tuoi amici
d' infanzia, taglia fuori ogni elemento superfluo che non li riguardi completamente.-
Sospirai.
- E va bene... ma neanche questa è una bella storia, per la cronaca.-
Cercai di ricordare il più possibile, ma come pensavo il mio cervello era completamente contrario al volere rievocare quegli anni, quei luoghi,
quell' intera parte della mia vita.
Vedete, sin da piccolo ho sempre pensato che la vita fosse semplicemente ingiusta.
"La vita è semplicemente ingiusta", dicevo sempre: ogni volta questa faceva accadere qualcosa di terribile, eccomi arrivare col mio deprimente tormentone.
Potrete anche essere completamente scettici in questo momento, ma credo, e spero, che quando l' intera storia di ciò che accadde a Stillbrooke, dalla mia infanzia fino al giorno della mia partenza sarà stato raccontato, possiate decisamente cambiare idea. Durante queste sedute, conoscerete il mio passato, ogni minimo particolare.
Apprenderete che è vero: per alcuni la vita non è altro che una serie infinita di disavventure spiacevoli e traumatiche.

The Taker Tales: Eternal CurseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora