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||spazioautrice|| (sopra)
Salve! Praticamente avevo voglia di aggiornare e prendendo il capitolo che avrei dovuto pubblicare ho notato che era uguale a quello che avevo già messo... Perché? Perché ho saltato un capitolo 🙈 adesso metto questo, che è quello giusto, e poi quello che avevo messo l'ultima volta, perdonatemiii 😂🙈 buona lettura 💕
~Rob ❤️

«Edward!» chiamò la donna, facendo accorrere il ragazzo nella sua camera.
«Che succede?»
«Hai bruciato le lenzuola, di nuovo!»
Il ragazzo sospirò. Non era la prima volta che succedeva, ma negli ultimi periodi accadeva sempre più spesso.
«Cosa c'è che non va, tesoro?» gli chiese la madre, andando ad accarezzargli il volto. «Succedeva soltanto all'inizio.»
«Lo so.»
«Perché stai perdendo di nuovo il controllo?»
«Non ne ho idea, madre.»
«C'è qualcosa che ti turba? A me puoi dire tutto, lo sai.»
«Te lo direi se lo sapessi.»
«Hai qualche problema? A lavoro, con gli amici, non so...»
«No, va tutto bene.»
«Sai pure tu che si può perdere il controllo quando si è emotivamente instabili.»
«Sì, lo so.»
«Sappiamo che quando dormiamo diventiamo più fragili, ma perché ti sta succedendo di nuovo?»
«Non lo so, madre, davvero. Non ti preoccupare, cercherò di essere più controllato. Magari andrò a lavorare anche qualche pomeriggio per cercare di recuperare le lenzuola.»
«Non mi importa delle lenzuola, possiamo riprenderle. Mi preoccupo per te. Se stai male...»
«Madre, basta. Tu e mio padre avete già abbastanza cose a cui pensare, io sto bene.»
«Lo so che alla tua età l'ultima persona con cui si vuole parlare è la madre, ma sappi che io ci sono quando vorrai, va bene?»
Lui annuì e lei gli diede un bacio sulla fronte, alzandosi un po' sulle punte, poi la donna uscì dalla stanza, facendolo sospirare. Doveva controllarsi.
***
«Jonathan smettila!» disse esasperata per l'ennesima volta Jane, mentre il ragazzo rideva. Era seduto su una sedia e le faceva continuamente finire i capelli davanti al viso, creando un filo di vento dalla punta del dito.
«È ingiusto che tu ti prenda gioco di me così solo perché non posso usare la magia!»
«Non ho nulla di meglio da fare.» scrollò le spalle lui, facendole volare i capelli di nuovo sul viso e facendola sbuffare sonoramente.
«Se non la smetti ti tolgo tutti i libri!»
Lui le raccolse i capelli in una coda di cavallo che si teneva per magia, togliendoglieli tutti dal viso.
«Ecco, così va già molto meglio.» sorrise, soddisfatta. Quel metodo funzionava sempre.
«Perché non ti siedi?» le chiese.
«Sto cucinando anche per te.»
«Puoi cucinare tra un po'.»
«Che devi dirmi?» sospirò, girandosi e incrociando le braccia al petto. I capelli le ricaddero sulle spalle.
«Sono passati quasi tre mesi.» sospirò.
«Da quando l'hai conosciuta?»
Lui annuì.
«E quasi due mesi che non mi parla.» sospirò di nuovo.
«Ci abbiamo provato in tutti i modi, lo sai...»
«Vorrei almeno sapere cosa fa tutto il tempo chiusa nella sua camera. Vorrei sapere se sta bene.»
La ragazza strinse le labbra, ma lui non se ne accorse, troppo preso a osservare il tavolo.
«Mi ha sconvolto la vita in un modo assurdo, mi ha reso la persona più felice del mondo in un secondo e in un altro mi ha fatto sprofondare.»
«È la doppia faccia dell'amore.»
«Lo so ed è orribile.»
«Sono convinta che prima o poi tornerete insieme.»
«Certo, magari dovrò abbattere la porta della sua camera, prima.» disse ironico.
«Non potrà isolarsi per sempre.»
«Sembra proprio la sua intenzione, però.»
«Sta passando un periodo, le passerà.»
«Lo spero.»
La ragazza sospirò e gli si avvicinò.
«Sù, vieni qui.» gli disse e lo abbracciò, facendolo alzare.
«Si risolverà tutto.» cercò di rassicurarlo, ma lui scosse la testa.
«Non ne sono più così sicuro.»
«Stanotte dormi con me?»
«Certo.»
Più che per se stessa, lo stava facendo per lui. Aveva bisogno di conforto e poteva dire quasi con assoluta certezza che ogni sera il ragazzo piangesse nella sua camera e non dormisse pure per giorni, a volte.
***
«Fa caldo, queste cose dovremmo farle in inverno.» cercò di scappare Jonathan, ma la ragazza scosse la testa.
«Non c'è poi tutto questo caldo. Ti va di abbracciarmi?»
Lui le obbedì, sospirando. «So che lo fai per me. Pensi che ne abbia bisogno.»
«Ho ragione?»
«Sì.» le rispose e la strinse più forte, mentre gli cadevano un paio di lacrime.
«Non c'è nulla di più imbarazzante che piangere di fronte alla propria sorellina.» ridacchiò, mentre gli scappava un singhiozzo.
«Non devi vergognartene, dimostra che hai un cuore.»
«Dovrei essere un punto di riferimento per te.»
«E lo sei.»
«Non posso esserlo.»
«Invece sì. Adesso smettila e piangi se devi piangere. Urla, se vuoi. Prendi a pugni il muro. Uno sfogo vale più di mille lacrime trattenute.»
«Ti voglio bene.» le disse mentre i singhiozzi erano ormai continui, come le lacrime, e la stringeva a sé.
«Anche io.» gli rispose Jane accarezzandogli la schiena.
***
«Principe... Principe...»
Il ragazzo si svegliò, rigirandosi nel letto.
«Principe William...» sentì ancora e una mano gli scivolò sul collo, accarezzandolo.
La mano gli scese sulla camicia che non si era tolto prima di mettersi a dormire e sentì i primi bottoni sbottonarsi. Sbatté gli occhi, strofinandoseli con una mano, ma il buio gli impedì comunque di vedere.
«Non ci vediamo da tanto...» sentì ancora e sentì delle labbra toccargli l'orecchio.
Il ragazzo cercò con la mano il bottone della luce e quando lo trovò e accese la lampada sobbalzò, tirandosi a sedere. C'era una ragazza, sul letto.
«Cosa diamine ci fai qui?»
«Non mi chiamate da molto tempo e ho pensato che magari una mia visita vi avrebbe fatto piacere...»
«Sei entrata nella mia camera, di notte, senza il mio permesso. Vedi di sparire, Helen.»
«State delirando, state ancora dormendo. Magari se ci pensaste un po' meglio...» gli disse e gli tolse un altro bottone dalla camicia, ma lui le prese la mano e gliela spostò.
«Non azzardarti a toccarmi. Chi ti ha fatto entrare qui?»
«Vostro padre sa della mia presenza, ovviamente.»
«Io... Non posso crederci.» disse, passandosi una mano sui capelli. «Va' via, non tornare più.»
«Eravate voi a farmi venire qui, ricordate?»
«I tempi sono cambiati, non farti più vedere.»
«Ma... Sapete che per me c'è qualcosa in più! Sapete che io sono innamorata di voi!»
«Mi dispiace, Helen.»
«Voi mi avevate promesso il vostro amore!»
«Eravamo due bambini, Helen!»
«Non è passato nemmeno un anno!»
«Mi dispiace, non ti amo, devi andare via adesso.» le disse riallacciandosi la camicia.
La ragazza si alzò, con le lacrime agli occhi, e uscì dalla camera quasi di corsa, trattenendo i singhiozzi.
Il ragazzo sospirò e si sdraiò di nuovo con poca grazia, sbattendosi una mano in faccia. Doveva parlare con suo padre.
***
«Come è andata?» chiese Re Theodor alla ragazza entrata nel suo ufficio.
«Male.»
L'uomo posò i fogli che stava leggendo e alzò lo sguardo su di lei, vedendo le sue lacrime.
«Che è successo?»
«Mi ha mandata via.» singhiozzò e l'uomo sospirò, passandosi una mano in faccia.
«Devo trovare un modo...» ragionò, più con se stesso, che con la ragazza.
«È indifferente a qualsiasi cosa. Perché volete che non stia con la ragazza che desidera davvero?» chiese Helen, asciugandosi gli occhi.
«Saranno pure fatti miei, ragazzina insolente.»
«Perdonate, non volevo intromettermi nelle vostre faccende private, non era assolutamente mia intenzione.»
«Va bene, va bene, va' via, fuori c'è una carrozza.»
«Grazie Vostra Altezza. Anche solo per avermi permesso di vedere vostro figlio...»
«Sì, sì.» borbottò senza pensarci e la mandò via con un gesto della mano, non accorgendosi nemmeno dell'inchino che la ragazza gli aveva fatto.
Spostò i fogli sulla scrivania, impilandoli ordinatamente per prendere tempo. Il regno aveva già abbastanza problemi e adesso doveva pensare anche a suo figlio che si ostinava a stare con quella ragazza. Se non poteva far cambiare idea a William, doveva farla cambiare a Jane e sapeva già come fare. La mattina dopo avrebbe parlato col nuovo guardiano dei cavalli.

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