CAPITOLO 2

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Inspira, espira.

Inspira, espira.

Glaphyra chiuse gli occhi. Era stanca ed aveva bisogno di dormire. Le borse sotto gli occhi si potevano vedere ad un chilometro di distanza e se non si fosse riposata altro che borse! Sarebbero diventate due valigie!

Ci mise pochi secondi ad addentrarsi nel mondo dei sogni.

"Respira bene perché questa sarà l'ultima volta!" urlò Glaphyra prima di conficcargli la pietra nel cuore.

Si stava rivedendo, stava guardando sé stessa mentre uccideva Zeus. Peccato che non potesse intervenire. Ci aveva provato, eppure non era successo niente. Tutto procedeva come sempre.

"Stupida" si mormorò mentre il tempo non si fermava.

L'urlo di Persefone si fece largo tra la folla fino ad arrivare alle orecchie della dea.

La vide voltarsi e correre incontro ad Ade, spaventata. Odiava rivedersi in quelle condizioni. Odiava vedere mentre non poteva fare niente se non piangere. Odiava essere impotente, ma era quello che era stato in quel momento ed era quello che stava facendo anche lì.

Suo padre. Lei lo aveva ucciso senza neanche esitare. Non poteva essere! Tutto quello che credeva fosse giusto, non lo era.

"Non tutto quello in cui credi è giusto" la voce di Zeus si propagò per la stanza. Il luogo era cambiato. Si trovava a casa di Francesco, nella stanza in cui l'aveva ospitata insieme a Melissa.

"Non tutto quello in cui credi è giusto" Zeus continuava a ripeterlo e sembrava un CD rotto.

"Non tutto quello in cui credi è giusto" ripeté ancora.

Glaphyra si portò le mani alle orecchie per farlo smettere.

"BASTA!" sbraitò non riuscendo a togliersi dalla testa quella voce e quella frase.

"Non tutto quello in cui credi è giusto" la voce di quel mostro non si fermava. 

"SMETTILA!" urlò ancora la dea cercando di scacciarlo lontano da lei.

"Non tutto quello in cui credi è giusto" non smetteva. Quella voce continuava a perseguitarla.

"FINISCILA!" sbottò Glaphyra sollevando le mani per difendersi. Intorno a sé le fiamme si diffusero dando fuoco agli oggetti. Il letto, la cassettiera, il tappeto, tutto aveva preso fuoco.

"Fatti vedere invece che nasconderti! Sei un codardo!" Glaphyra non stava neanche cercando di far fermare il fuoco.

"Non tutto quello in cui credi è giusto" 

"Basta! Basta! Basta! Fermati!" la dea si stese a terra circondando la testa con le mani e iniziando a singhiozzare: "Basta, non ce la faccio più... Io..." la voce si affievolì sempre di più.

"Glaphyra! Glaphyra, svegliati!" una voce la riscosse, facendole spalancare gli occhi.

"Stai bene?" chiese una donna passandole una mano sulla fronte come a verificare se avesse la febbre.

"Persefone?" domandò Glaphyra ancora intontita. Si era addormentata. Aveva sognato ancora una volta suo padre e Zeus. Odiava addormentarsi e sognare.

"Sì, sì, tesoro" mormorò la ninfa accarezzandole il viso e sorridendole. Si stava prendendo cura di lei come avrebbe fatto una mamma.

La dea si sollevò, sedendosi sul letto con le gambe incrociate. Era felice di avere al suo fianco la sua matrigna, non avrebbe sopportato il fatto di svegliarsi da sola. Sarebbe andata nel panico e sicuramente avrebbe bruciato qualcosa.

La Madre Dell'OlimpoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora