capitolo 1

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Ed eccomi qui, davanti a questa grande, ENORME struttura arancione ad aspettare Samantha.

quella rirdataria poi dovrei essere io...

<Ericaa muovitiiii> sento una voce famigliare che mi chiama, mi giro, ed eccola li, una ragazza con capelli neri e occhi color mare che mi chiama.

Sono appena arrivata dalla mia città natale. Aosta, insieme alla mia migliore amica abbiamo deciso di venire a studiare qui a Milano, per le migliori possibilità che possiamo avere rispetto alla nostra cittadina.

<Sammi dove stai andando?>

mi sembrava moooolto strano che fossi arrivata prima di lei, Samantha era all'entrata di un'altra struttura alle mie spalle

<MUOVITIII!>. Mi sta urlando dietro come al suo solito e se non la sto ad ascoltare potrebbe arrivare di corsa e trascinarmi da un braccio, un piede o magari dalle orecchie...

inizio a correre verso di lei un po' impacciata per le poche valigie che mi stavo portando dietro.

<ma... Sammi?>
<si?>
<le tue valigie? > chiedo preoccupata
<sono già su, ritardata>. mi risponde dandomi una pacca amichevole in testa.

Come immaginavo... è arrivata da ore ed è già salita nella nostra nuova casa, avrà già guardato ogni angolo celato dell'appartamento, si sarà già scelta la camera più grande e avrà già sparso tutte le sue cose in giro per casa. La conosco troppo bene.

<ERI NON PUOI CAPIRE, abbiamo due camere. Due camere separate! Ci sono i letti matrimoniali e ognuna di noi ha un computer, PERSONALE, capito?> Samantha mi ha tartassato la testa descrivendo al dettaglio l'appartamento, sinceramente non l'ho ascoltata del tutto, sono troppo impegnata a salire le scale con le mie due valigie che mi fanno sembrare ancora più imbranata di quello che sono già... ma a Samantha non importa. Lei continua a parlare e non mi aiuta!

<Non mi stavi ascoltando vero?> finalmente siamo arrivati al quinto piano
<No mi spiace se ero impegnata> rispondo ironicamente mi fermo per prendere fiato
<non potevamo scegliere un appartamento in un piano più basso?!> mi lamento
<tutti gli appartamenti sotto di noi sono occupati e ci è andata pure bene perché questo è l'ultimo appartamento libero del quinto piano>, m'informa lei

<ma comunque... c'era l'ascensore> mi dice indicando la scatola dalla parte opposta delle scale.

Con quest'ultima frase la mia amica si aggiudica uno sguardo assassino da parte mia.
A Samantha scappa una risata, e mentre si piega in due nel corridoio io mi avvio alla stanza dandogli le spalle facendo spuntare il dito medio dalla spalla in modo tale che Sammy, praticamente sdraiata a terra, lo veda. Samantha mi rincorre scusandosi

più o meno

<era divertente vedere la tua faccia tutta indaffarata a strisciare le valigie sulle scale>
Dice continuando a ridere, questa per lei sarebbe scusarsi

<non mi hai dato nemmeno una mano, sei una stronza> dico scherzando ma non troppo.

Mentre Samantha cerca di nascondere la risata sotto i baffi, mi apre la porta e mi fa entrare, rimango a fissare il salotto per tre minuti poi lancio le valige e corro per tutta la casa per guardare la meraviglia che mi aveva descritto Samantha.

E effettivamente era proprio come me l'aveva descritta;
La casa aveva due camere abbastanza grandi, un piccolo bagno molto accogliente incluso nelle camere, un salotto con un divano, due poltrone e una tv gigante, la cucina però, non era separata dal salotto era solo in un angolo nella stanza e veniva diviso da un isola Americana che era, insieme agli sgabelli, l'unico posto disponibile per poter mangiare.

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