Lunedì non è sinonimo di suicidio.
Sinonimo di suicidio è quando alle 6:00 ti svegli e in quell'esatto momento capisci che è Lunedì. Quello è il suicidio vero.
Ed è proprio quel momento che sto attraversando in questo momento. Realizzo che è Lunedì e, prima di crederci sinceramente, prendo il mio cellulare e controllo la data.
Lunedì 7 ottobre.
Ecco cosa mi appare sulla schermata, prima che io guardi più in basso.
Da Herman, 21:10
Hey, ieri sera non ti ho più visto, dov'eri?
Sbuffo. Non ho bisogno di qualcuno che mi controlli e, okay che sei innamorato di me, ma lasciami stare. Blocco lo schermo e mi alzo dal letto.
Mio fratello e mia mamma sono già in cucina quando io, come un esemplare femmina di zombie, avanzo verso il tavolo. Sposto rumorosamente la sedia e mi ci siedo su.
«Buongiorno.» dice mia mamma, ma in testa mia è come se stesse strillando. Rispondo con un «Mmh...» poco udibile e mio fratello mi guarda stranito.
È già vestito di tutto punto ed è anche pettinato. Ma quando si sveglia sta gente? Alle 5 di mattina? Boh. «La principessina non saluta neanche.» dice con un pizzico di ironia Paolo. «Che vuoi, ho detto mmh.» rispondo, imitando il mio precedente suono.
«La mia macchina è rotta quindi andiamo con un mio amico a scuola.» sbuffa lui e strizzo gli occhi. «Cosa? No. Chi è sto tuo amico?» chiedo, urlando. «Ma stai calma, è quello che odi, Leonardo!»
Si, certo, lo odio proprio. Tantissimo, devo ammettere.
Per non far insospettire nessuno alzo gli occhi al cielo e mi alzo dalla sedia, varcando la porta della cucina e dirigendomi in camera. «Fai veloce!» urla mia mamma dalla cucina. Sbuffo.
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Io e mio fratello siamo accanto al portone ad aspettare Leonardo, che non arriva. È da 20 minuti che sbuffo sonoramente e Paolo non se ne accorge. Lo vedo massaggiare con qualcuno e aggrotto le sopracciglia. «Un giorno mi dirai chi ti ha rubato il cuore, fratellino.» dico ironicamente.
E si, avete capito, il sarcasmo è la mia arma, perché le persone non si possono uccidere.
«Non è nessuno.» inizia lui. «Piuttosto pensa al tuo amichetto Herman.»
Herman! Ho anche dimenticato di rispondergli. Faccio per prendere il telefono dal mio zaino ma arriva Leonardo e bussa ripetutamente, quindi dimentico di messaggiarlo.
Paolo sta già entrando in macchina e mi muovo per fare lo stesso. Il mio essere lenta anche a vivere non manca mai. Apro lo sportello dei sedili posteriori e ringrazio mentalmente Paolo per non avermi fatto sedere avanti.
«Ciao.» saluto timidamente e ricevo un cenno da parte di Leonardo.
Tutto il breve tragitto da casa a scuola procede senza alcun inceppo. Leonardo si limita a guardarmi dallo specchietto. Appena scendiamo dall'auto Paolo mi saluta (o almeno faccio finta che lo abbia fatto) e va verso i suoi amici.
È così maleducato che non aspetta neanche che Leonardo chiuda la macchina. Io si, ma è perché ho cura della macchina, mica per stare con lui. Mi appoggio con la spalla alla macchina mentre lui entra nei sedili posteriori e ci rimane per qualche minuto. Ma che sta facendo?
Finalmente esce dalla macchina e solo ora noto che ha il mio zainetto in mano. Mi ero dimenticata di prenderlo perché ero troppo immersa nelle canzoni delle mie playlist favolose.