Quando Levi giunse davanti alla grande porta in mogano dell'ufficio di Erwin, capì di aver fatto troppo in fretta e di non aver per niente voglia di passare il suo tempo con lui, soprattutto a quell'ora tarda della sera, così si soffermò a guardare quei magnifici intagli che decoravano la lastra di legno, più tempo perdeva meno ne avrebbe passato col biondo.
Con il dito seguì i lineamenti di quello che era Lucifero fino ad arrivare a coprire con la falange il volto di qualche dannato; su quella porta, come in tutte quelle del palazzo in cui alloggiavano, faceva bella mostra l'inferno dantesco finemente intagliato nel legno, creazione che il moro aveva sempre apprezzato.
A parte la bellezza, ad attirare Levi verso quelle opere d'arte apribili era il motivo per cui esse rappresentassero proprio la casa dei dannati, infatti Hell -inferno- era proprio il nome della sua squadra e il fatto che tutti loro fossero dei peccatori che nella vita non avevano fatto altro che soffrire giustificava anche quell'appellativo.
Però c'era una cosa che odiava in quel susseguirsi di ombre e dettagli intagliati, e ciò era la porta della sua stanza, infatti, poteva considerare quell'opera un promemoria costante della sua infanzia.
Ricordò di come si era messo a ridere istericamente quando aveva saputo che le stanze erano state scelta in modo casuale, per giorni si era convinto che la colpa fosse tutta del destino, che lo scopo di quest'ultimo fosse rovinargli la vita e per questo i lussuriosi venivano trascinati dall'irremovibile vento infernale, sbattuti da una parte all'altra sopra la porta della sua stanza, messi lì per ricordargli sua madre, una prostituta che della lussuria aveva fatto la sua vita.
Un tuono lo fece ridestare e finalmente si convinse a battere con le nocche all'altezza del ghigno crudele del diavolo, come per convincersi di essere più forte anche di lui.
-''Avanti.''
Il moro entrò e senza dire niente si accomodò sulla poltrona di fronte al suo capo desiderando solo il suo letto, secondo lui osservare il bianco soffitto della propria camera era sicuramente uno spreco di tempo minore rispetto a condividere la sua aria con quell'individuo.
Lo rispettava, lo ammirava come capo-squadra e poteva quasi dire di provare un po' di affetto nei suoi confronti ma il modo in cui si era comportato quel giorno lo aveva fatto incazzare, era stato l'uomo dalle sopracciglia folte a definire quel gruppo di ragazzi una famiglia e proprio lui si era rimangiato le sue parole agendo con indifferenza alla notizia di tutti quei morti.
Per Levi, Erwin era diventato uno sporco bugiardo, e lui odiava i bugiardi.
-''Non mi aspettavo saresti venuto.''
Il moro accavallò le gambe sbuffando ed Erwin sorrise poggiando i gomiti sul tavolo e la testa sulle mani, gli piaceva osservare le reazioni di quel ragazzino, soprattutto quando quel'ultimo era particolarmente irritato.
-''Ho fretta.''
-''Lo so, ma come ti ho già detto abbiamo molto di cui discutere.''
Il biondo si alzò e fece il giro della scrivania per pararsi di fronte al ragazzo che si sarebbe alzato volentieri se questo non fosse servito a rendere la situazione ancora più imbarazzante, seduto o meno, Levi sarebbe rimasto sempre uno scricciolo in confronto a quell'omone perciò guardarlo da seduto poteva sembrare un minimo più dignitoso, almeno avrebbe avuto una scusa.
-''Cerca di sbrigarti allora.''
Lui, come se non avesse capito quelle poche parole, invece di cominciare a parlare si accovacciò e posò le sue mani sulle spalle del più piccolo, il suo sguardo prima freddo adesso esprimeva tutta la preoccupazione e la tristezza che avevano nascosto fino a quel momento ma Levi non ne era impressionato da ciò, anzi era disgustato.
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Hell - ERERI/RIREN (BoyxBoy)
FanfictionUna squadra di elementi forgiati dal dolore fin dall'infanzia. Un nemico internazionale in possesso di letali veleni. Due ragazzi cresciuti a pane e sofferenze, costretti a lavorare insieme, costretti ad aiutarsi e a collaborare, costretti a salvars...