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«Jane! Cosa ci fai qui?» le disse Jonathan andando ad abbracciarla.
«Devo dirti una cosa.»
Lui inarcò un sopracciglio, scrutandola. «È successo qualcosa di brutto?»
«No, ma-»
«Sei incinta?»
«No! Lasciami parlare!»
«Va bene, va bene!»
«Hai da fare oggi?»
Lui scosse la testa.
«Perfetto, allora cucino io.» disse, andando ad aprire la dispensa e iniziando a osservarla.
«Ti rifaccio la domanda: come mai sei qui?»
«Non ti sbarazzerai di me per un po', direi. Come vivi da solo?»
«Ho imparato a cucinare un paio di cose, leggo e dormo di più, pulisco. È abbastanza noioso.»
«Beh, menomale che torno qui, allora.»
«Cosa hai detto?»
La ragazza gli raccontò tutta la storia.
«L'ho sempre detto che sei un genio.» ridacchiò il biondo e lei scrollò le spalle.
«Il Re è rimasto un attimo perplesso, ma avrebbe dovuto aspettarselo, non ho mai voluto stare lì e ora mi ha dato un motivo per andarmene.»
«Quando è successo?»
«Ieri sera.»
«E dove sei stata tutto il tempo?»
«Da Edward, sono rimasta lì.»
«Insieme a tutta la sua famiglia?»
«Già, è stato strano, in effetti, ma credo che dovrò abituarmici.»
«E adesso cosa succederà?»
«Si torna alla vecchia vita. Spero che mi diano di nuovo il lavoro alla locanda, domattina vado a parlarci.»
Lui annuì mentre lei posava i piatti pieni sul tavolo.
***
«Mi erano mancate le serate passate così.» sospirò, con la testa appoggiata alla spalla del fratello.
«I primi giorni sono stati davvero strani. Soprattutto la mattina, non c'era nessuno a svegliarmi.»
«Arrivavi in ritardo?»
«No, cercavo di fare il più in fretta possibile.»
«Io mi alzavo sempre alla solita ora, ma stavano ancora tutti dormendo, quindi restavo nella mia camera. Poi veniva Nicole a dirmi quando potevo uscire.»
«Cosa facevi tutto il giorno?»
«Solitamente andavo nella serra a leggere, ascoltavo il Re che mi parlava di cose di cui non m'importava o stavo semplicemente nella mia stanza.»
«Oh, divertente.»
Lei gli diede una pacca sulla spalla, fingendosi offesa, e si misero a ridere.
***
Violet bussò alla porta di casa di Jonathan, spazientita. Fu lui ad aprirle.
«Buongiorno, che ci fai qui a quest'ora?» le disse, lasciandole un bacio e facendola entrare.
«Buongiorno, cerco Jane, è qui?»
«Sì, si sta vestendo, ma-»
«Ehi, ciao, come mai già sveglia?» chiese la ragazza entrando nella stanza.
«Mi hanno mandata a cercarti, il Re vuole parlarti.»
«Gli ho già detto tutto.»
«Senti, mi dispiace, ma mi hanno fatta alzare ancora col buio per cercarti, quindi adesso vieni.»
«In realtà ho un impegno.»
«Beh, rimandalo. Voglio tornare a dormire, quindi sbrigati.»
Jane aveva già capito da tempo che Violet era intrattabile quando aveva sonno. Sospirò.
«E va bene.»
Prese la giacca mentre Jonathan diceva qualcosa alla ragazza e uscì, seguita dalla bionda.
«Sai cosa deve dirmi?»
«No, non mi hanno detto nulla.»
Stettero in silenzio, almeno fino a quando Violet non sospirò.
«Probabilmente prima sono stata un'idiota arrogante e menefreghista, mi dispiace, sai che quando mi svegliano sono irascibile.»
«Sì, lo so, sta' tranquilla.»
«Mi dispiace per quello che ti è successo, ti ho sentita litigare con tuo padre, stavate urlando.»
«Dispiace a me che tu abbia sentito quelle cose.»
«No, non devi. Sei stata bravissima, io non ho avuto il coraggio di farlo.»
«La tua era una situazione diversa, non potevi farlo.»
«Spero che adesso non sia nulla di grave, meriti di essere felice.» le disse, entrando a palazzo.
«Grazie.» le sorrise.
«Ti aspetta nel suo ufficio.» le disse e sparì verso la sua camera.
La ragazza sospirò e andò nell'ufficio. Entrò senza bussare.
«Ciao, Jane.» disse il Re appena la vide. Si alzò e fece per abbracciarla, ma lei si scansò e si sedette.
«Perché mi avete chiamata?»
«Voglio fare un accordo.»
«Non mi interessa.»
«Lasciami almeno parlare. Sei proprio come tua madre.» borbottò e la ragazza incrociò le braccia, restando in silenzio.
«Bene, sarò chiaro. A tuo fratello servirà un aiuto quando salirà sul trono, non può fare tutto da solo, e tocca a te aiutarlo in quanto principessa.»
«Mi pare d'aver detto di non volerne avere più a che fare.»
«Sì, ma ascoltami. Sarebbe un disonore per il regno se la principessa vivesse in una casa semidistrutta e andasse a lavorare in una locanda.»
«Il disonore sul regno è già caduto quando avete detto a tutti che la principessa sono io, dopo 18 anni.»
«Non parliamo di questo, per favore. Volevo arrivare a un accordo.»
«Che genere di accordo?» sbuffò la ragazza.
«Potrai stare col tuo fidanzato, ma dovrai compiere i tuoi doveri di principessa; non lavorerai in una locanda e potrai avere tutti i tuoi vestiti; potrai vivere qui, a palazzo, e la famiglia del tuo fidanzato non avrà più bisogno di lavorare.»
«Mi piacerebbe scegliere i termini dell'accordo.»
«Dimmi pure.»
«A Edward, alla sua famiglia, a Marie, a Jonathan, ai miei amici e alle loro famiglie, non dovrà mancare nulla, dovranno vivere come se fossero tutti principi e principesse.»
«Accordato.» disse a denti stretti il Re e la ragazza annuì.
«Dovrete sistemare quattro case: quella dove vive Jonathan, quella dove vive Edward, quella dove vivono i miei amici e un'altra, che è mia. Dovranno esserci i metodi di riscaldamento come qui.»
«Accordato.»
«Marie potrà prendersi quanti giorni liberi vuole, avrà più giorni di ferie e il suo stipendio verrà aumentato.»
«Accordato.»
«Avrò comunque tutti i miei effetti personali, anche se non vivrò qui.»
«Accordato.»
«Voglio tutti i vestiti migliori per i bambini che ci siano. Maschili.»
«Non sarai mica in gravidanza?»
«No, è per il bimbo dei miei amici.»
«Accordato.» disse, forse un po' deluso.
«Credo di aver finito, ma se mai avrò altre richieste dovranno essere accordate.»
Il Re annuì e la ragazza sospirò.
«Quando William salirà al trono, sarò qui.»
«Sono felice che tu abbia accettato.»
«Arrivederci.»
«Ciao, passa una buona giornata.»
La ragazza uscì senza dire altro. Era un accordo perfetto, avrebbe potuto fare quello che voleva e avrebbe aiutato tutti. Per offrirle un'opportunità del genere, forse il Re voleva davvero che stesse a palazzo.
Tornò a casa sua, ma non sapeva cosa fare, visto che erano tutti a lavoro. Alla fine cercò nella stanza di Jonathan e prese un libro che non aveva ancora letto.
***
«Jonathan?» chiamò, sentendo la porta aprirsi.
«Sono io! C'è qualcuno per te!»
Jane posò il libro e andò in cucina, curiosa.
«Oh, ciao.» disse, mentre un sorriso le compariva sul volto. Andò a lasciare un bacio sulle labbra del suo fidanzato.
«Resti qui per pranzo?» gli chiese.
«Va bene.»
«Perfetto, tanto dovevo dirvi una cosa, almeno la dico solo una volta.» disse, cominciando a prendere la pasta e una pentola.
«Su quello che è successo con tuo padre?» le chiese Jonathan.
Lei annuì. «Sì, abbiamo fatto un accordo, diciamo.»
Subito i due ragazzi le si misero accanto e lei gli spiegò tutta la situazione.
«So che ho detto di non volerne avere più a che fare, ma questa era l'opportunità migliore per tutti! Tutti noi staremo meglio, William non sarà solo e io avrò comunque la mia libertà.»
«Non dovevi preoccuparti per me.» le disse Edward.
«Se ne abbiamo l'opportunità perché non farlo? Più gente posso far stare bene, meglio è.»
«Sei sempre la solita.» sorrise il ragazzo.
«Tu cosa ne pensi?» chiese al biondo.
«Non ti smentisci mai, Edward ha ragione. Non avresti potuto fare di meglio.»

||spazioautrice||
Buonasera! C'è caldo e io già non ce la faccio più, ma venerdì finisce la scuola e sono felice! Ho comprato lo spinner, è con le luci, lo adoro. Boh, non so cosa dirvi 😅 Voi avete qualcosa che volete raccontarmi? Passate una buona serata'
~Rob ❤️

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