Dialogo

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interno notte. Camera da letto. Luce soffusa filtra dalle persiane socchiuse.
Un uomo e una donna sono nudi, nel letto, abbracciati. La testa di lui affonda nel generoso seno di lei, che gli accarezza la nuca mentre lui la cinge in vita.

- Lei: ... perché?
- Lui: Perché non è possibile fare altrimenti. E ne sono sempre più convinto.
- Ma tu la ami; è ovvio.
- Certo che sì. Ma non riesco a raggiungerla.
- Cioè?
- Abbiamo due visioni dell'amore, due definizioni per amare e finanche per noi stessi che hanno fondamenti diversi.
- Ah sì?
- Sì. Ti stupisce...
- Sì. Spiegami...
- La mia definizione dell'intero concetto di Amare e anche di me stesso è basata su ciò che sono e ciò che dico e che faccio e con chi mi relaziono e come nel mondo, mentre la sua no.
- E su cosa sarebbe basata...?
- Su ciò che non si fa, non si dice, e con chi non si interagisce nel mondo. È un mondo di legami, di paletti, di divieti.
- Qualcuno le chiamerebbe "regole", non pensi?
- Non mi è sfuggito, il tuo tono sarcastico.

ridono

- Lei: però è così. Sono regole che ci permettono di decidere dove possiamo andare e dove non possiamo. Sono necessarie per non farci del male. E per non farne.
- Lui: non necessariamente. Ma soprattutto hanno un altro effetto che la società tende a ignorare.
- E cioè?
- Bloccare l'espressione spontanea, autentica: la libertà. Libertà di essere. Amare è libertà in un mondo, è limite alla libertà in un altro.
- Se ami una persona le dedichi dei pezzi della tua libertà...
- Cioè ti privi di qualcosa. Invece di aprirti, ti chiudi. Ecco: per me è inconcepibile. È diventato inconcepibile. E penso che il motivo sia fondamentale: son due principi di fondo diversi.
- Ovvero?
- Un principio di carestia contro uno di abbondanza. Chi limita l'espressione dell'amore, io credo che lo faccia perché ritiene che verrebbe altrimenti privato di qualcosa, di una "risorsa" che ritiene che gli spetti. Vive un sentimento di carestia.
Chi vive un sentimento di abbondanza è convinto che non vi sia qualcosa in lui che è "limitato". A parte il tempo, certo, ma quella è un'altra storia.
- Ma che cosa vorrebbe dire, scusa? Che si possono amare più persone? Che ci si può dedicare a più persone. Contemporaneamente?
- Quella si chiama orgia. Concetto piacevole ma non è ciò di cui sto parlando ora. Non "contemporaneamente", perché non si può essere in due posti allo stesso tempo o fare (davvero) due cose nello stesso momento, specie se parliamo di Cose dotate di Significato, di Valore affettivo, per esempio.
Ma sì, si può vivere una profonda e autentica affettività con due o più persone. Vivere, per esempio, con una persona, e avere episodi - anche ripetuti e frequenti e regolari - di affettività con un'altra. Entrambe espressioni autentiche di ciò che, per brevità, chiamiamo Amore.
- No che non è possibile.
- Sì. Lo è. E l'hai già fatto e l'hai già sperimentato; sia da un lato che dall'altro della relazione.
- Ma cosa dici!??
- Pensi forse che tua madre amasse te ma - davvero - non amasse tuo fratello? Lei esprimeva una relazione amorosa - di tipo materno - con voi due che era dello stesso livello.
- È diverso.
- Non così diverso come credi. O vuoi credere.
E hai avuto altre relazioni, e ognuna è stata autentica. Hai potuto amare persone diverse, che spesso hanno amato di te aspetti diversi, che interagivano con te in maniera diversa, e che però ti amavano e le amavi.
- Sì, certo. Ma una alla volta.
- Certo. E però i tuoi amori al tempo del Liceo non ti hanno sottratto di Amore per quelli poi dell'Università, e questi non ti hanno lasciato con meno Amore da dare a quelli della tua vita di adulta.
- Ti seguo. Anche se non condivido. Ma cosa è che vuoi dire?
- Che l'Amore, che la Felicità, per limitarmi con questi due, non sono sentimenti limitati, né con il limitatore. Non sono in serie limitata. Non hanno il nome del proprietario sopra.
E quindi è un cambio, una inversione totale di paradigma. Passa da un concetto basato su "se vivi esperienza di intimità con quella persona, vuol dire che non sono speciale / che non mi ami abbastanza" a "sei speciale perché ciò che faccio con te lo faccio solo con te, giacché solo tu sei te."
- E come funzionerebbe?
- Io sono illimitato. Non ho un numero di baci, di carezze, di sguardi, di momenti di ascolto, di pensieri affettuosi che posso fare nella vita. E se questo è ovvio quando parlo di un amore filiale ed è ancora ovvia quando enumero le relazioni intime che hai avuto nella tua vita, è perché è vero. E resta vero quando le relazioni intime sono "sovrapposte", quando cioè le relazioni intime sono più di una.
E perciò "funzionerebbe" semplicemente che, quando si vuole fare qualcosa con una persona, la si fa. Quando si ha desiderio di un momento di intimità, ci si adopera per viverlo, e se non si trova una sponda nell'altra persona, il punto è solo nel momento o nella storia di quella persona o nello stato della relazione tra quelle due persone ma non nella relazione che si ha con una terza (o quarta, o quinta...) persona.
Si ha in mente un progetto di vita con una persona, lo si propone come se fosse ovvio che l'altra persona sarà entusiasta di ricercare come intraprenderlo e se così non è, il punto è capire perché all'altra persona non va quel progetto o di farlo con la prima persona, non i progetti che intraprende con le altre persone. La variabile "tempo" si applica, ovviamente, ma solo in casi di forti sbilanciamenti nelle relazioni ciò costituisce un vero problema.
Si ricerca un momento di intimità fisica - perché lo si desidera - e magari lo si desidera in una maniera particolare? be', l'altra persona non può leggerci il pensiero, e a volte le parole imbarazzano, ed è quindi molto meglio... fare.
Una gestualità affettuosa diffusa ci fa sentire bene e ci dà un senso di sicurezza? Esprimiamola, ed esprimiamo gioia, non quelle facce da cane bastonato che dovrebbero - secondo un maldiretto senso della reciprocità - sviluppare n senso di colpa che muoverà l'altro a fare quegli stessi gesti di affetto che aneliamo.

Ecco. La felicità! Perché è quello il senso più profondo.
Cosa sono, queste relazioni che viviamo, se non la ricerca della felicità. Perché, però, poi la "aspettiamo"? Invece di agire? Ci aspettiamo che una persona faccia qualcosa, che non faccia qualcos'altro con qualcun altro, magari.
Io posso dare tutto, di me stesso, a una persona. E altrettanto a un'altra. Se entrambe lo vogliono. E ognuna di loro avrà di speciale che il mio darmi sarà diverso, perché mi darò all'una piuttosto che all'altra. L'eccezionalità è data dalla persona che intesse con me una relazione. Le mie carezze non hanno niente di speciale, i miei baci niente di eccezionale, persino il mio sesso non è nulla di unico (anzi, ci sarebbe da lavorare...) e perciò nulla di ciò può essere esclusiva di qualcuno perché a tutti interessa vivere quelle cose, non rovinarsi l'esistenza cercando di verificare che sono gli unici a viverle.
- Però, se tu fai una cosa solo con una e una sola persona...
- ... mi sto privando di farla con altre, sto privando altre di farla con me e, soprattutto, non sto né aggiungendo né concentrando l'espressione di quella cosa con quell'unica "fortunata" persona. I baci non dati ad A non possono esser cumulati e goduti da B, e non saranno di più di quelli che B potrebbe prendere indipendentemente da quanti ne sono stati dati - in un altro momento - ad A. O, comunque, dipenderanno solo dalla sua relazione con il baciante.
- Non è semplice. 
- No. Non lo è e non è un traguardo che ho raggiunto in un giorno. Ma, se si tiene la barra della Felicità, se ci si rende conto di quanto è potente il sentimento della Felicità, di come "La Felicità porta Fortuna" - come in un celebre film - e quindi vada perseguita con ogni mezzo, è possibile.
- La Felicità?
- Sì. La Felicià porta con sé una quantità di energia capace di spostare il mondo. E non può esser "abbastanza".
Ti dirò di più: la Felicità è incredibilmente sexy. Erotica, perfino.

Si abbracciano e iniziano a baciarsi. La luce si spegne. Lui tira la coperta sopra i loro corpi, a coprirli.

De libertatis FelicitatisqueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora