PROLOGO

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Un essere umano ha bisogno di respirare, ti guardare tutto intorno a se e fermarsi.
Fermare.
Un verbo, una sola parola che mi fa tremare solo a sentirla. Certe volte vorrei fermare il tempo e capire se qualsiasi cosa che ho fatto è stata giusta. Forse sto sbagliando in tutto oppure no, ma so per certo che io adesso sto vivendo la mia vita in meglio.
Però, c'è sembra un però bella vita. Sento un macigno dentro il petto, dei pesi così grandi da non riuscire a prenderli e buttarli. Credo di voler un aiuto, una mano a tirarli fuori.
Qualcuno, o qualsiasi cosa.
Qualcosa che mi cambi la vita o dei giorni noiosi, insomma non lo so. In fondo ho tutto, un marito meraviglioso che mi bacia ogni volta quando torna a casa da lavoro e una meravigliosa bambina di quattro anni. Lei è il sole, la mia vita.
Tutto gira intorno a lei ormai.
Ho una casa spaziosa con due piani. L'unico problema è pulire sola fino in fondo. Alla fine questo non è importante. L'unica cosa e che io e la mia famiglia stiamo bene.
Mi sono allontanata già quattro isolati e per tornare ci vogliono almeno sei minuti esatti. Quattro passi a piedi la sera fa più che bene. Quando ero uscita di casa, avevo lasciato mio marito Erik con la piccola Anna a giocare. Sono davvero molto fortunata ad aver trovato un marito e un padre eccezionale.
Sospirai, "mi sento meglio adesso".
Questi pochi minuti da sola mi hanno fatto più che bene.
E pensare che prima mi sentivo senza forze, un fantasma che camminava in giro per la casa, invece adesso mi sento carica di energia e tutto grazie a mio marito.
È strano, ma mi capisce subito quando ho qualcosa che non va, si mette sempre nei miei panni cercando di risolvere ogni mio.problema.
È vero una piccola pausa ci vuole sempre.
Ricordo che quando ero soltanto una ragazzina innamorata dell'amore a sognare, adesso invece i miei desideri si sono realizzati piano piano. A ventisette anni mi sono ritrovata con pannolini pieni di cacca, bagnetti, medicine che non sapevo che esistevano per i neonati, vestitini e tantissimi soldi da spendere per una sola bambina. Inutile dire che tutto questo lo rifarei di nuovo, non rinuncerei mai alla mia famiglia.
Sospirai di nuovo e passai accanto al cimitero per tornare a casa. L'unica pecca è questa dover passare davanti alle persone dormiranno per sempre. Camminato lungo la strada, ma quando girai lo sguardo verso il cimitero una figura poco lontana immobile sembrava stesse guardando nella mia direzione.
Inquietante!
Forse sarà il custode, alzai la mano per salutarlo, ma un brivido mi percorse su tutta la schiena. In piena estate. Wow, questo si che sono brividi di paura. Accarezzai le mie braccia calde, e mi girai nuovamente verso il.custode, e ancora stava lì a guardare nella stessa direzione.
Scossi la testa, gli manca qualche rotella di sicuro.
Mi affrettai a camminare verso casa e quando entrai dentro l'odore di casa mi invase le narici.
Un grido molto famigliare mi fece accapponare la pelle, allo stesso tempo una risata seguito da un altro grido.
Sorrisi guardandoli da lontano mentre si rincorrevano.
Appena si accorse di me mi chiamò con quella sua vocina delicata e mi abbraccio forte come se non mi vedesse da settimane. Mio marito Erik mi bació la guancia. Dopo aver giocato con loro due preparai una buona cena fresca.
Tagliai l'insalata e le arance a piccoli pezzi, mentre i miei occhi caddero sulla finestra davanti a me, ed essi catturarono un ombra per strada.
La stessa sagoma, stessa corporatura di fisico si trovava lì nel secondo angolo vicino casa mia.
E come prima sembra fissare in queste direzione, cominciai a sudare freddo e il mio cuore cominciò a battere in un ritmo veloce.
Cercai di calmarmi facendo qualche esercizio di respirazione, ma stava ancora lì.
Mi vennero le lacrime agli occhi e subito chiamai Erik.
"Tesoro calmati cosa hai visto?"
"Era lì... adesso non ce più ma era lì che fissava in questa direzione!"
"Ma chi?" Mi guardò preoccupato.
"Credo che era il custode del cimitero!"
Sospirò, "sei sicura che era lui?"
"Si, stava anche dentro il cimitero."
"Okay, domani andrò a parlargli e mi spiegherà cosa stava facendo lì!"
Annuì.
Sospirai, e appena mi calmai Erik andò da nostra figlia ed io continuai a preparare la cena.
All'improvviso nella mia mente mi parve una figura minuta.
Scossi la testa come per cacciare via quell'immagine, ma fu tutto inutile. Come se ci fosse un altro piccolo mondo, e ancora quell'immagine minuta di un bambino accovacciato e come se fossi lì feci due passi verso di lui e allungai la mano verso la sua testolina; alzò la testa di scatto e mi guardò con i suoi occhi iniettati di sangue.
All'istante l'immagine davanti a me scomparve.
Le mie gambe le sentivo più deboli sembravano cedermi. La pressione del corpo sentì che mi abbassò.
Cercai di arrivare al divano con tanta difficoltà. Dopo tanti respiri profondi riuscì a calmarmi del tutto.
A fine serata quel bambino sembrava un ricordo lontano. Non dissi nulla ad Erik mi poteva prendere per pazza.
Dopo mangiato addormentai ad Emma e subito filai a letto.
Tra le braccia di mio marito mi sentì subito al sicuro.

Il figlio di Belzebú (SOSPESA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora