Quelli
Quelli strani siamo noi.
Siamo quelli che stanno chiusi dentro il loro, finché non hanno qualcuno con cui esprimersi. Siamo quelli che pensano troppo, quelli che non si esprimono facilmente, quelli che si fanno problemi a dire quello che pensano.
Siamo quelli strani, quelli che la società esclude, quelli di cui essa ha paura. Noi rivoluzioneremo il mondo, appena prenderemo coraggio per dare sostanza ai nostri pensieri.
Siamo quelli che odiano profondamente l’insegnamento, quelli che vogliono vivere come in un film ma hanno paura di quello che potrebbe succedere, quelli che hanno sempre la risposta a mente, quelli che si tengono tutto dentro perché non vogliono offendere le persone vicine.
Noi, siamo la contrapposizione, il bianco e il nero, l’incoerenza tutto assieme, personificato. Siamo quelli che vogliono cambiare il mondo senza sapere come.
Siamo quelli che vogliono essere un barman, un’astronauta, un cameriere, uno scienziato, un cantante, un’insegnante. E siamo anche quelli che dopo aver fatto questa affermazione si chiedono che cosa ci fanno in questo mondo e se mai riusciranno a essere seriamente quello che pensano di volere. Siamo quelli che a fine serata prima di andare a dormire si devono fare i film mentali di almeno dieci minuti prima di addormentarsi.
Siamo quelli che se fanno un’esperienza pensano che se si rifà sarà sempre uguale. Siamo quelli che diventano monotoni e abitudinari quando una cosa ci piace davvero tanto. Siamo quelli che se abbiamo un problema prendiamo la strada più ripida e rocciosa. Quelli permalosi, incapaci di accettare la realtà.
Dopo questa parte iniziale, posso accertare che siamo “quelli”.
Io, in primis, sono quella strana ed andrò a spiegare cosa vuol dire essere strana, appartenente a quelli, in questo mondo moderno.
La maggior parte delle persone coetanee reputano strane ormai le persone che non si fanno i risvoltini o non si mettono i pantaloni attillati ascellari, con il seno di fuori, quelli che hanno una media bassa o non leccano le scarpe ai professori. Insomma una volta erano loro gli strani ma adesso le situazioni si sono rivoltate. Loro leccano persino il pavimento se necessario, fanno i bulli, si credono re del mondo, insultano le persone più grandi. Loro adesso fanno finta di comandare.
Sono quella che vuole prendere il mondo in mano e spremerlo, solo per la curiosità. Noi siamo curiosi, troppo. Siamo irascibili e con il ciclo perenne.
Questo tema non ha molto senso, ma era solo per introdurre il tutto. Y sono quella che perdona sempre tutti, quella che non sa accettare gli errori, quella che si sente carina ma non ha coraggio ad andare in giro vestita in modo elegante, quella che sparla di tutti, quella che ama i gossip, quella che vuole essere libera.
Voglio liberarmi da queste catene che il mondo ha legato ai miei piedi. Voglio far parte di una compagnia, una di quelle dove sono tutti amici e fanno le feste e si divertono tutti, insomma, una famiglia. Da notare che io ho sette amici, uno diverso dall’altro, fino al midollo. Voglio essere giovane per sempre ma mi accorgo che l’adolescenza è già passata. Voglio essere quella accettata dalla società per fare carriera. Voglio provare ad essere normale, come i ragazzini di oggi, giusto per vedere quanta stupidità gira fra loro. Tutti che fumano, bevono, si drogano. È questo il punto… a me non serve drogarmi per farmi mille domande su come funziona il mondo o per farmi le paranoie, a e non serve nulla, sono una droga vivente. Ecco cosa siamo noi, siamo droghe viventi. Noi, quelli, ti facciamo girare la testa, ti facciamo innamorare di noi, hai bisogno di noi quando ci non siamo, ti facciamo venire le paranoie facendoti pensare l’impossibile. Noi ti cominciamo a drogare appena incrociamo il tuo sguardo. Noi, cominciamo a studiarti prima che tu ti accorga della nostra presenza, ci facciamo mille idee su come possa essere quel momento tanto atteso, ogni volta ci illudiamo, da quando siamo nati. Siamo quelli che pensano sempre al dopo, mai a quel momento. Quelli che voglio essere come gli altri e anche con gli sforzi falliscono sempre perché questa, è la nostra natura. Siamo quelli che piangono di nascosto, da soli, per non avere domande perché nemmeno noi sappiamo la risposta. Siamo quelli che se facciamo cose normali ci mettiamo del nostro. Siamo quelli che non seguono le regole, ma non per essere trasgressivi come i giovani di oggi, ma perché non riusciamo, è più forte di noi. Pensandoci, prima scherzavo, non vorrei mai essere come loro, sarei troppo normale. Mentre adesso in questa vita sono solo me stessa, dopo anni a far finta di essere qualcun altro, a essere comunque presa in giro, ora posso finalmente affermare di aver imparato un po’ di cose. Certo, non riesco ancora ad affrontare certe cose, come esprimere i miei pensieri, ma ora non mi faccio mettere più i piedi in testa.Vivo in una città dove le persone odiano e eliminano dalla memoria chi ha bisogno di esprimersi. Ho vissuto sempre un’infanzia dove potevo giocare con pochi bambini perché non ero bene accetta visto che credevo nelle fate e volevo essere magica anch’io. La mia infanzia dopo l’asilo è andata sempre peggio. Varie storie all’interno della mia famiglia che ha portato alla separazione di una generazione lunga, e poi i miei coetanei non mi accettavano perché le loro rispettive famiglie gli vietavano di stare con me. Ho passato cinque anni pensando di essere dislessica e problematica visto che la maggior parte dei ragazzini mi escludeva. Alle medie speravo che cambiasse seriamente qualcosa ma i professori mi mandarono in un programma per bambini con deficit di attenzione, come se fossi davvero problematica. Ora voi, spiegatemi come posso essermi sentita per undici anni scolastici, che sono, lo stesso, risultati inutili.
Però alle superiori seriamente cambia tutto. Sono cambiata e ho finalmente capito che sono una di quelle persone. È stata una grande liberazione scoprirlo.
Ovviamente i miei ideali me li sono fatta già da piccola, so da sempre cosa vorrei fare nella vita ma ho bruciato anni della mia vita assecondando gli altri e facendomi coinvolgere in cose che odiavo.
Vorrei far pensare tutti voi con certe domande che mi sono sempre posta come: da dove arriva il mare, come si è creata la terra, noi da dove veniamo, se c’è un dio perché ci fa pensare tutte queste cose, se noi fossimo dio e ci fossimo creati un nostro mondo per consolarci…domande così mi hanno sempre assillato. Non credendo nella scienza fino in fondo, non riesco lo stesso a darmi certe risposte. E in questo mi perdo. Mi perdo a pensare che ci sono altri come me che pensano le stesse cose, che hanno già scritto su di noi, che pensano di più di me e che riescono ad ottenere risposte che ora io non sono pronta a ricevere.
Una voce interna mi sussurra “voglio essere forte” ma per me essere forti vuol dire riuscire a comandare le emozioni e a me questo non va molto bene perché voglio che la mia vita sia fatta di impulsi e emozioni che vengono rilasciate senza essere prima represse. Questo ovviamente è un racconto riflessivo, non sarà mai uno di quelli romantici dove la ragazza si innamora del ragazzo palestrato e magro. Tornando a noi, siamo quelli che vedono la semplicità. Notiamo più un fiocco fatto bene, con cura e passione, che l’anello rinchiuso all’interno della scatoletta. A noi piace la semplicità collegata al particolare che la fa stonare.
Noi siamo quelli che dietro a un sto bene c’è un muro di sacchetti pieno d’acqua che sta esplodendo piano piano. A un sto bene, noi urleremmo che no, non va bene per tanti motivi ma alla fine ci fisseremmo su un particolare, uno qualsiasi, uno sciocco, senza senso, ma che per noi vale più di tutti gli altri problemi.
Siamo quelli che si metterebbero a ballare sotto la pioggia se non ci facessimo troppi problemi. Noi siamo quelli ossessionati dai problemi. Tutto è un problema, e alla fine, quando prendiamo coraggio capiamo che quel problema non esisteva e non aveva motivo di esistere.
Siamo quelli che la maschera la usano poche volte, rispetto gli altri.