Il nome del tuo cuore

8 1 0
                                    


Andrea Samuele ricordava, con esattezza, l'ultima volta che aveva visto piangere sua madre. Era successo quando, in terza elementare, le aveva confessato che gli piaceva una ragazzina della sua classe. Mai l'avesse fatto. Le presenti circostanze, tuttavia, erano un po' diverse. Stava per entrare in polizia. Una volta arrivato alla stazione di Milano avrebbe preso servizio, per la prima volta. Abbracciò la madre in lacrime, certo che l'avrebbe rivista chissà quando. Non c'era dubbio: quando si trattava di rischiare di perdere il suo amato bambino, la donna sapeva trasformarsi in una navigata attrice drammatica.

L'abbraccio, ora, toccava al padre. "In bocca al lupo." L'uomo, invece, era di poche parole. Ma, Andrea sapeva che parlava ancora meno del solito, quando era emozionato. Si trattava della sua personalissima tattica per nascondere il disagio.

Montò sul treno e si diresse verso il suo scompartimento, poco più in là di dov'era salito.

Prese posto.

Prima di poggiare la testa sullo schienale controllò di avere il biglietto. Guardò l'ora.

Il treno partì in perfetto orario, persino un minuto prima. Non c'era nulla, come questo genere di cose, capace di allietare la giornata di Andrea.

Andrea Samuele era il classico esempio di ragazzo perfettino. Ed in quanto tale, controllò di avere anche l'amuchina nel borsello che si portava a tracolla. Prima di depositare la sua piccola valigia nel vano per gli oggetti, ne trasse un poggia-testa. Non si era ancora adagiato sul sedile.

Da qualche parte, aveva letto che una ragazza si era beccata la scabbia, perché si era seduta sul sedile di un treno, dopo una persona infetta, da tale malattia. Di sicuro, lui non voleva essere la prossima vittima!

Andrea aveva ventisette anni. Fino a quel momento aveva abitato in una piccola cittadina di provincia, nell'Irpinia settentrionale. Milano, per lui, era una "gran cosa". Ed entrare in polizia, il sogno di una vita. Quando scoprì di essere stato preso, non riuscì a crederci. Gli sembrava di non meritarlo. Fu il giorno più bello della sua vita. In famiglia avevano organizzato dei grandi festeggiamenti.

Il resto stava, ora, a lui. No, non poteva deludere nessuno. In primis, se stesso.

Aveva scelto la classe economica e viaggiato con la compagnia di nuova concezione "Italia now". La sua famiglia non poteva permettersi di meglio.

Nonostante tutto, trovò il viaggio molto piacevole. Le rare conversazioni con i vicini di posto di turno gli avevano lasciato il tempo di fantasticare su come sarebbe stato il suo ingresso alla centrale, i suoi colleghi, l'appartamento in cui avrebbe alloggiato...

Non se ne rese quasi conto, quando il treno si arrestò a Milano, l'ultima fermata. Il tempo, immerso com'era nelle sue segrete digressioni, gli era trascorso in un baleno.

Si riappropriò del bagaglio, scese dal treno e, ovviamente, si disinfettò le mani.

Si diresse alla più vicina fermata degli autobus. Aveva studiato l'itinerario che doveva compiere per arrivare alla centrale di polizia, su internet, diverse settimane prima di partire. Dunque: doveva prendere la linea 1 e scendere alla quarta fermata. Avrebbe, poi, camminato per circa un chilometro, svoltato l'angolo ed eccolo arrivato in un baleno! Sorrise di quanto era semplice. Bastava, semplicemente, essere preparati. "Essere preparati" era il suo motto.

Fece come si era auto-istruito e giunse pronto a destinazione. Era decisamente emozionato, ma tentava il possibile per non darlo a vedere. Era un poliziotto, dopotutto.

"Pater docet." Si disse sottovoce.

Certo, aver famelicamente divorato il panorama super urbanizzato di Milano dal finestrino del pullman non aveva giovato alla sua eccitazione. Anzi, l'aveva peggiorata.

Il nome del tuo cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora