WAIT: Le cose belle hanno il passo lento.

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Le persone che passeggiavano nel parco, parevano avere sempre molta fretta: pensavano solo ai loro problemi, dimenticando il resto del mondo. Anche io mi ero chiusa nei miei pensieri. Ero rimasta a guardare il paesaggio davanti a me, scordandomi per un po' di tempo che ero arrabbiata con Angela. Ormai la stavo aspettando da più di trenta minuti, il cellulare era spento e nessuna traccia di lei. Eravamo sedute allo stesso banco a scuola, ma devo dirvi che a volte speravo che la mattina non si presentasse in classe. Presto capirete il perché. Proprio quando stavo per andarmene, notai una sagoma in lontananza. Una macchia scura, che si avvicinava con velocità verso di me. Ben presto la figura si fece più nitida. Una ragazza, sui quattordici anni vestita di nero. Era Angela. Si affrettò a raggiungermi.
-Ciao- disse.
-Ciao- risposi io.
-Scusa per il ritardo, ma lo sai che mio fratello è sempre lento a prepararsi, doveva andare prima in palestra, poi dalla fidanzata e poi...-
La bloccai. Conoscendola, sapevo che stava per raccontarmi un'altra delle sue storie lunghissime per scusarsi del ritardo, ovviamente inventate. Che brutto quando perdi la fiducia di una persona. Qualunque cosa dica non sei mai sicura se sia la verità o una bugia. Iniziammo a camminare, ma inizialmente nessuna delle due disse nulla. Poi Angela prese un bel respiro e parlò di tutti quei bellissimi vestiti che aveva notato in vetrina, di come si era vestita male oggi Sara e di quanto fossero belle quelle scarpe viola con il tacco. Tutto quel continuo parlare non solo mi impediva di dire anche una sola lettera, ma mi aveva anche fatto venire il mal di testa. Succedeva ogni volta così: lei parlava, io ascoltavo.
Eravamo troppo diverse per essere amiche, ma nonostante questo continuavamo a uscire insieme il sabato pomeriggio. Lei stava con me, perché le piaceva essere al centro dell'attenzione, e aveva finalmente trovato qualcuno con cui parlare senza interruzioni. Io uscivo con lei, quando Sara era impegnata. Sara era la mia migliore amica. Anche lei era in classe mia, ma abitando in un paesino, a volte non poteva uscire. Mi voleva bene davvero, al contrario di Angela.
Devo dire che però avrei voluto avere altre amiche, magari un gruppo con cui uscire, come le altre nella classe. Ma purtroppo le mie compagne non mi volevano. Mi hanno presa in giro ed esclusa per tre anni, tutti gli anni delle medie. Ero considerata come la classica "secchiona", quella ragazza che per un motivo o per un altro deve essere fuori dalla vita sociale della classe. Perciò mi era rimasta solo Sara. Mi sono pentita un sacco di volte di essere andata nella sezione "C", ma quando ormai mi ero resa conto di dove fossi capitata, era troppo tardi per cambiare classe.
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Improvvisamente il tempo peggiorò, il cielo si fece più scuro, e iniziarono a cadere le prime gocce di pioggia. Per me fu un sollievo, non avevo più voglia di stare fuori con Angela. Nella mente avevo solo il pensiero di finire un libro regalatomi da Sara. L'avevo iniziato due giorni prima e non vedevo l'ora di conoscere il finale. Nel frattempo, la pioggia era diventata sempre più insistente. A quel punto, salutai Angela. Appena lei si girò, iniziai a correre verso casa: non avevo l'ombrello. O per meglio dire lo avevo, ma non mi andava di sfoggiare per la strada l'ombrellino rosa con sopra Barbie di mia sorella...
Per fortuna non mancava molto per arrivare a casa. Ma non riuscii neanche a finire il mio ragionamento, che subito iniziò a squillare il telefono. Era Sara. Mi riparai sotto un balcone e risposi.
-Pronto?-
-Ciao Mary! Domani ti va di uscire? Essendo l'ultimo giorno delle vacanze, volevo.....Macchia! Scendi subito! Macchia, no! Giù!...-
-Ehm... Pronto? Sara?-
Inutile, ogni volta, al telefono, la mia amica si litigava con il suo adorato cagnolino Macchia. Comunque, l'avrei richiamata, volevo proprio uscire prima di ritornare ai banchi di scuola per un sacco di tempo.
Speravo proprio, almeno al liceo, di trovare delle amiche e degli amici veri. Come quelli che si vedono nei film. Quegli amici che ti aiutano nel momento del bisogno e che sono sempre disponibili ad aiutarti. Quelli che non avevo avuto modo di incontrare in tre anni delle medie, a parte Sara.
Arrivai a casa, ma non c'era nessuno. Papà doveva essere andato a quella famosa udienza di cui parlava tanto in quei giorni. Fare l'avvocato doveva essere proprio un lavoro noioso.
Quella sera mi addormentai quasi subito: la corsa di prima mi aveva distrutta. Ma prima di dormire, immaginai un po' di avere un sacco di amiche nella classe nuova. Uscivamo tutti i sabati insieme, ci divertivamo tantissimo e condividevamo ogni nostro segreto...
Poi, mi addormentai.
Il rumore assordante e ripetitivo della sveglia interruppe il mio sogno. Ero così eccitata, il giorno dopo sarei tornata a scuola.
Nuovi compagni.
Nuovi professori.
Nuove abitudini.
L'unico lato negativo era il fatto di dover tornare a studiare ogni pomeriggio. Cosa che sinceramente, non mi andava di fare. Il pomeriggio mi incontrai con Sara. Scesi le scale e arrivai fino al luogo dell'appuntamento. La cosa strana è che insieme a lei c'era un ragazzo. Non l'avevo mai visto prima, e poi pensavo che ad uscire fossimo solo noi due... Che fosse il suo fidanzato?
-Ciao, io sono Marco-
-Ciao, Marianna-
Appena Marco si allontanò, chiesi spiegazioni a Sara.
-Scusa, lo so che non ti avevo avvisata. Marco è un mio amico, viene con me agli scout.-
-E come fa di cognome?-
-Giordano.-
Marco Giordano... Giuro, quel nome l'avevo già sentito da qualche parte, ma non ricordavo precisamente dove. Si era trasformato in un'ossessione, ma cercai di non pensarci. Per tutto il pomeriggio Marco ci fece divertire un mondo, aveva sempre la battuta pronta. La sera passò troppo in fretta, non volevo andarmene. Sarei rimasta lì per sempre, ma non potevo. Sara l'avrei potuta vedere ogni volta che volevo, ma Marco? L'avrei mai più rivisto?
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Il grande giorno era finalmente arrivato. Per arrivare in orario in classe, sarei dovuta uscire di casa verso le otto; ero pronta già alle otto meno un quarto, ma non dovevo certo abituarmici. Già la mattina dopo sarei arrivata in ritardo. Ancora non riuscivo a crederci. Ero una studentessa del liceo. Sebbene non avessi neanche trascorso un minuto nella nuova scuola, mi sentivo già grande. La quantità di persone davanti al cancello d'ingresso era indescrivibile. Riuscii a stento a infilarsi dentro, mentre la folla mi spingeva a destra e a sinistra. Mi trovai dentro in un lampo. Aula 23, classe 1 A. Presi un bel respiro ed entrai. Non sapevo proprio dove sedermi. In velocità scartai i primi banchi, tutti quelli vicino la finestra e, ovviamente, quelli già occupati. Mi misi vicino una ragazza che indossava una maglietta colorata e un paio di jeans chiari. Iniziammo a parlare del più e del meno, quando entrò lui. Marco. Ecco dove l'avevo sentito quel nome! Era nella lista della mia classe!
Con il tempo scoprii che il mio sogno si era finalmente realizzato, avevo trovato quelle amiche che desideravo tanto e... Sì, anche un fidanzato...

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 26, 2017 ⏰

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