Un orologio senza lancette

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Apro gli occhi, e l'unica cosa che vedo è un viso per niente familiare. Quell'uomo mi lancia uno sguardo profondo, con quelle occhiaie marcate e l'aria stanca.

"Hai dormito bene, Lu?" Mi chiede, e intanto pulisce con uno straccio sporco una tazza da caffè. Sbatto ripetutamente le palpebre e mi alzo dalla brandina cigolante. Come per un attimo ho l'istinto di scostarmi i capelli dal viso, ma mi rendo conto che mi è impossibile: li ho estremamente corti. L'uomo si avvicina e mi porge una tazza di caffè, abbozzando un sorriso.

"Mi dispiace, ma io.." Non riesco ad aggiungere altro, la mia mente è confusa e ho un mal di testa che sembra spaccarmi il cranio. Lui mi accarezza il volto e dolcemente mi dice "Non preoccuparti, Lu'. Non mi riconosci, lo so. Purtroppo hai un'amnesia cronica grave, non riesci a ricordare nulla oltre le tue passate dodici ore." La stanza in cui mi trovo è scura e sporca. La scia di luce delle lampade lascia intravedere la polvere aleggiante. Sono solo quattro mura, una porta, una brandina e una scrivania. È un luogo vuoto e claustrofobico.

"Io sono Claudio, il tuo ragazzo. Mi prendo cura di te da sempre."

Guardo per terra, esitante. "Mi dispiace darti un dispiacere del genere." Lui ridacchia, si avvicina ancor di più e mi dà un rapido bacio, senza lasciarmi un secondo per reagire. "Ci conosciamo fin da piccoli, è una sensazione strana ma mi ci sono abituato."

Chiedo di poter usare il bagno e lui mi ci porta, finalmente riesco a vedermi allo specchio. Sembro praticamente morta, bianca come un fantasma e scheletrica come un cadavere.

"E i medici cosa hanno detto di me? Non dovrei essere in ospedale?" Chiedo mentre mi sciacquo la faccia e la mente si libera. Lui esita per qualche secondo.

"Certo, non puoi ricordartelo. C'è la guerra, Luana. Gli unici dottori rimasti curano i feriti al fronte. Mi dispiace, può essere traumatico saperlo."

Colpita, mi siedo tremante sulla branda. "E tu cosa fai?"

"Io ogni mattina cerco di rubare qualcosa da mangiare. È pericoloso ma è necessario per sopravvivere. Proprio adesso sto uscendo." E intanto si sistema accuratamente il gilet mimetico, poi mi sorride.

Esito. "Potresti portarmi, se le trovi, delle arance? Ho una voglia pazzesca di mangiarne. Ti prego, se le trovi portamele, mi faresti un gran favore.."

"Claudio." Finisce la frase per me, evitandomi quel momento imbarazzante in cui sono costretta a chiedere il nome del mio fidanzato che conosco dall'infanzia. "Come sei bella, Lu'. Farò il possibile per portartene un po'. Questa sera voglio fare l'amore con te, sarà una nuova prima volta." Dopodiché se ne va.

Resto seduta e sento il rumore delle chiavi bloccare la serratura. Non posso uscire, immagino che il mio ragazzo non voglia che corra rischi inutili. Però io non voglio fare l'amore con lui. È praticamente uno sconosciuto, ma forse glielo devo.

Passo il resto del mio tempo stesa sulla branda ad annoiarmi. Ma dopo qualche ora decido di far qualcosa per non impazzire da sola. Salgo in cucina e scopro di star dormendo in uno scantinato. Tutte le finestre sono chiuse e bloccate da numerosi chiavistelli. Prendo l'aspirapolvere poggiato in un angolo del secondo bagno e pulisco la casa, eccessivamente piena di sporco e polvere. È il minimo che possa fare per una persona che si impegna tanto per me. Sono davvero destinata a non poter fare nulla per il resto dei miei giorni? Non ho un compito da svolgere, una missione, un destino. Sarà un ciclo di noia infinito dove non potrò mai lamentarmene perché non ho alcuna memoria del passato. Un senso improvviso di nausea mi lascia perplessa, resto qualche istante immobile per riprendermi. Mi viene in mente di poter cucinare qualcosa per Claudio quando torna e ignorando il dolore momentaneo apro il frigorifero. Resto impressionata per quante cose sono disponibili, la dispensa è praticamente piena. A quanto pare Claudio è proprio bravo nel suo lavoro. Passano diverse ore, fin troppe, e sono sicura che l'ora di pranzo sia già passata. Non ho modo di vedere il tempo al di fuori della finestra e non c'è nessun orologio. Ma capisco che sta per calare il buio quando sento il rumore di cicale in lontananza. E proprio allora, Claudio torna sorridente con un grosso sacco della spesa sporco e lercio.

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