Era una giornata di sole e per le vie di Milano tutto era tranquillo e poco familiare per chi, come me, si era trasferita da poco.
Dopo aver fatto una abbondante colazione, avevo deciso che il metodo più efficace per perdere un po' di tutta quella energia che avevo accumulato insieme ad un buon chilo che tra un po' mi si sarebbe fermato sui fianchi -come se già non fossero abbastanza larghi- era fare una lunga passeggiata.
Sebbene fosse presto sarebbe stato un buon modo anche per conoscere qualcuno o qualche negozio nel circondario e magari fare anche il mio primo acquisto in quella meravigliosa città.
Senza pensarci due volte, mi ero messa il cappotto, afferrato la borsetta e le chiavi al volo sul grande mobile all'ingresso del mio appartamento e, dopo essermi richiusa bene la porta alle spalle, mi ero avviata verso le scale ed ero scesa senza alcuna fretta.
Una volta fuori mi ero guardata intorno per decidere da quale parte sarebbe stato meglio andare e avevo optato, dopo un lungo minuto ferma sulla soglia, di andare a destra.
Tanto non avevo nulla da perdere e, se non ci fosse stato nulla di che, avrei fatto la stessa identica strada e sarei andata dalla parte opposta.
Mentre camminavo riuscivo a intravedere qua e là i negozi che stavano iniziando a prendere vita, alcuni ragazzini che uscivano di casa con lo zaino in spalla per andare a scuola, alcun bambini accompagnati per mano dalla madre o dal padre sicuramente per andare all'asilo o adulti che sicuramente si affrettavano per andare al lavoro cercando in tutti i modi di non arrivare in ritardo.
Tutti andavano in direzioni diverse gli uni dagli altri, mentre io proseguivo sempre diritta senza fermarmi.
Non ne avevo nessuna intenzione.
Con le mani infilate nelle tasche del cappotto mi guardavo intorno, ma immersa com'ero stata nei miei pensieri, avevo notato poche cose.
Un piccolo minimarket sfoggiava la sua grande insegna dall'altra parte della strada a nemmeno quindici metri da dove mi trovavo io.
Poco più avanti sul lato su cui stavo camminando, vi era un piccolo negozietto di musica che da subito aveva attirato la mia attenzione.
Alzando gli occhi il mio sguardo si scontrò contro la parola "musica" scritta a lettera cubitali in un blu brillante, quasi accecante.
Tanto che dovetti abbassare subito lo sguardo.
Ma quello che avevo notato subito dopo erano state le due bellissime vetrine piena di strumenti di diversi generi.
Un violino, una tastiera, un flauto, una chitarra.
Senza nemmeno rendermene conto i miei piedi mi avevano portata davanti alla porta e la mia mano si era posata sulla maniglia e l'aveva aperta.
E in un attimo mi ero ritrovata al suo interno ad ammirare qualcosa non di meraviglioso, ma di più.
Un pianoforte nero era in bella vista al centro del negozio situato su di un enorme tappeto di colore bianco.
Sul lato alla sua sinistra vi erano chitarre e strumenti a corde di ogni genere, mentre dalla parte opposta strumenti che non conoscevo e strumenti a fiato.
Dietro al pianoforte vi era sistemato un enorme bancone in legno lucido e le pareti erano pieni di quadri che riportavano tutti al tema della musica.
Era una cosa incredibile.
"Posso aiutarla?" Alzando di scatto la testa verso il punto da cui era venuta una rauca voce maschile, notai un uomo sulla sessantina che mi sorrideva bonario.
"Buongiorno stavo semplicemente ammirando il suo negozio. È davvero meraviglioso. " gli risposi gentilmente indicando con una mano tutto il negozio.
"La ringrazio. Al giorno d'oggi pochi apprezzano tutto questo." Mi rispose fermandosi dietro al bancone.
"Lei suona qualche strumento?" Mi chiese dopo un attimo di silenzio.
"Io suonavo il pianoforte. Ma è passato molto tempo dall'ultima volta che ho suonato." Gli risposi ricordando alcuni episodi della mia vita quando una piccola versione di me era intenta a toccare i tasti di un pianoforte più grande di lei.
"Le piacerebbe riprovarci?" Mi chiese gentile.
Non sapevo che fare, la tentazione era troppo grande per rinunciare.
"Io si grazie. Non le dispiace?" Speravo che non fosse così.
"No, ma si figuri. Prego." Mi invitò a sedermi sullo sgabello in pelle e allora non esitai.
Mi avvicinai allo splendido pianoforte, appoggiai di lato la mia borsa e mi sedetti iniziando a sfiorare leggermente alcuni i tasti, piuttosto insicura.
Guardai lo spartito e riconobbi "aria della regina della notte" di Mozart e iniziai a suonare alternando lo sguardo dai tasti allo spartito.
Mi era mancata quella sensazione di leggerezza e, mi ritrovai a pensare che, appena possibile, ne avrei dovuto comprare uno e magari anche prendere delle lezioni da qualcuno.
Quando finì, le mani dell'uomo applaudirono.
"Complimenti" mi disse gentile.
"Può tornare a suonare qui ogni volta che vuole, magari la prossima volta le farò conoscere mia moglie se le va." Mi aveva detto contento.
"Oh, la ringrazio. Appena ne avrò la possibilità comprerò un pianoforte. Sarebbe grandioso." Dissi all'uomo di cui ancora non sapevo il nome.
"Lei è il signor?" Chiesi improvvisamente.
"Il signor Smith." Mi rispose "signorina?" Chiese anche lui.
"Blues. Amy Blues." Risposi prima di alzarmi e riprendere la mia borsa che era rimasta proprio dove l'avevo lasciata.
"Ora è meglio che vada. È stato un piacere." Dissi all'uomo.
E dopo aver ricevuto il suo saluto, uscì all'aria fresca del mattino e mi avviai per tornare a casa.
Mi ero resa conto di aver camminato tanto e, di non ricordare più da che parte ero arrivata.
Guardandomi intorno riconobbi il supermercato e decisi di comprare qualcosa per pranzo.
Mi avviai verso il supermercato e stavo quasi per attraversare la strada quando accadde tutto all'improvviso.
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//Tutti i miei problemi// Benjamin mascolo//❤
FanfictionTutti abbiamo storie nascoste nei meandri del nostro passato, storie,episodi che cerchiamo di dimenticare o quanto meno di non ricordare piú. Lei, Amy, é una ragazza decisa a vivere la sua vita, nonostante soltanto tre anni prima aveva vissuto un es...