Cosa posso dire... tu conosci già una buona parte della mia vita, dal primo incontro con Dorian fino a quando tre anni dopo l'ho mandato in coma. Sei stato il mio sostegno in quegli anni, e per questo ti sono infinitamente grata. Mi hai aiutato a rialzarmi una volta caduta a terra, a tornare su se sprofondavo.
Dopo di che... beh, ammetto dolorosamente di non averti più scritto molto. So di non essere stata una buona amica, ma come ben sapevi non ero molto esperta e quindi ho cercato di concentrarmi su relazioni più concrete, e soprattutto destinate a continuare. Volevo dargli tutta l'importanza che meritavano, renderle migliori di quanto non fossero già, arricchirle di ricordi da poter rivivere in periodi come questi.
E così, il mio rapporto con Dorian è cresciuto fino a solidificarsi in modo tale da poter resistere a qualsiasi tempesta, a qualsiasi tornado, a ogni cosa. Ricordi quando, lo stesso giorno in cui finì in coma, mi consegnò il mio regalo di compleanno, ovvero i due biglietti aerei per l'Australia? Non ti ho mai raccontato cosa successe quel giorno. Per riassumerlo bastano tre parole: un sogno realizzato.
L'aria era sempre fresca, e rendeva perfette anche quelle giornate in cui il sole era più alto nel cielo. Percepivi una permanente sensazione di felicità, come se ogni singola particella di quel posto trasmettesse emozioni positive, ti rendeva estremamente partecipe alla vita serena a cui gli australiani erano abituati. Diciamo che ti aiutava molto a integrarti in un mondo molto diverso dal tuo, e questo faceva comodo a chiunque ci mettesse piede.
Ricordo un giorno particolare di quel viaggio. Era un mercoledì, e Dorian mi aveva portato a visitare il luogo più bello che io avessi mai visto: una meravigliosa cascata, che si gettava letteralmente in un lago d'acqua limpida e azzurra, circondato da un bosco verdeggiante e umido di brina. Ci sedemmo su una roccia in prossimità del fiume prima del salto, e restammo a guardare l'impetuoso getto che si lanciava al di sotto dei nostri piedi.
Poi Dorian estrasse due costumi dallo zaino che si era portato, lasciandomi immediatamente capire ciò che aveva intenzione di fare. Ovviamente, non rifiutai la sua offerta, e poco dopo eravamo immersi nell'acqua gelida abbracciati uno all'altra per scaldarci. Tirò fuori dalla tasca del suo costume uno strano contenitore nero, sembrava uno di quelli per il sottovuoto ma aveva la dimensione di un tappo di bottiglia.
Me lo porse sorridendo e mi chiese di aprirlo ad occhi chiusi. Poi, sentii il suo respiro che si avvicinava al mio orecchio e sussurrava, con una voce che mi fece scendere le lacrime agli occhi, la frase:
"Tu, mia bellissima Valerie, mi faresti l'onore di diventare mia moglie?"
A quel punto aprii gli occhi e vidi incastrato nella scatolina un bellissimo anello d'oro bianco che in questo momento risplende sul mio anulare destro. Per rispondere alla sua domanda, mi asciugai le lacrime e, tra i singhiozzi, sussurrai sulle sue labbra morbide un "sì" di quelli che avrebbe fatto sciogliere il cuore anche al più insensibile degli uomini. Poi ci baciammo come non avevamo mai fatto prima, circondati da acqua lucente e avvolti da uno spesso strato di amore che ci proteggeva dal mondo esterno.
Da quella vacanza molte cose erano cambiate, avevamo scoperto una nuova faccia dell'amore, stavamo per diventare una sola cosa, ma sopratutto qualcosa dentro di me era cambiato: un nuovo cuore batteva all'unisono insieme ai nostri, anche se infinitamente più piccolo. Dopo pochi mesi ormai, sarebbe nato nostro figlio. O figlia, per adesso non ti svelo ancora questo dettaglio, dato che allora io non lo volli sapere fino al momento in cui venne alla luce.
Ci sposammo ad aprile. Fu una bellissima giornata di sole, in cui la campagna riluceva di mille colori e sfumature. Infatti la location da noi scelta era un vecchio esemplare di chiesetta di campo, che per l'occasione avevamo decorato con mazzolini di spighe di grano e papaveri al posto delle solite, noiose rose bianche. Fu semplicemente magnifico, perché sull'altare avvenne qualcosa di magico. Dorian prese entrambe le nostre mani, le posò sul mio ventre, e pronunciò il fatidico "sì" nell'esatto momento in cui i nostri tre cuori scoccarono un battito all'unisono. Scoppiai in lacrime di gioia e subito dopo inondai con esse anche il viso del mio neo marito. Il bacio fu uno dei più belli ed emozionanti di tutto il tempo che avremmo passato insieme, perché era il coronamento di un sogno di quelli in cui si spera per tutta la vita.
Daniel. Era un maschietto. Aveva una leggera spruzzata di capelli neri come i miei e dei meravigliosi occhi grigio-azzurri dalle mille sfumature. La cosa che mi piaceva di più di lui erano le sue gambette morbidose che tiravano calci a destra e a manca, rompendo inevitabilmente qualche bicchiere. Un giorno ruppe persino una statuina che gli aveva regalato mia mamma.
Già, la nonnina, come la chiamava lui. Mi mancava tanto. Ormai erano anni che ci aveva lasciati, ma per me il ricordo del suo ultimo respiro era vivido come fosse accaduto ieri. Era morta tra le mie braccia, in un letto di ospedale, pronunciando prima di morire una frase che migliorò di un poco la mia vita dopo che il dolore fu lentamente passato: "L'amore resta anche se il corpo muore, perché dimora nell'anima e quella starà sempre nel tuo cuore".
Ancora adesso mi salgono le lacrime agli occhi, se ci penso. Nella mia vita ho pianto per tante cose brutte, e per alcune non avrei mai pensato né sperato di farlo. Se vuoi te le racconto tutte, in ordine. Ti avviso solo che: uno, potresti rimanerne sconvolto, e due, sono talmente tante che bastano a malapena due mani per contarle tutte.
STAI LEGGENDO
One day
General FictionRosa dei candidati Wattys 2017 ~~~ Un solo giorno. Sta a te decidere. La vita è composta da anni. Gli anni da mesi. I mesi da settimane. E le settimane? Da giorni. Ogni giorno è nuovo, diverso dal precedente e dal seguente, può rendere la tua vita d...