Cap. 8

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Per fortuna l'estate passò e tra alti e bassi riuscimmo a sopravvivere senza vederci e senza litigare, eravamo bravi ad imparare dai nostri sbagli. Passati altri quindici giorni, io ed Alex dovevamo tornare nel nostro paese lo stesso giorno per poi incontrarci, una volta arrivati entrambi, davanti la solita parrocchia. Avvisai Alex del mio anticipato arrivo, mentre lui rispose che tardava di qualche ora.

Mi sedetti su un muretto ad osservare un po' ciò che avevo lasciato per tutta l'estate: se non fosse stato per Alex, mi accorgevo che, nulla mi teneva legata a quel paese, non era la società per me, mi dicevo, mi sentivo estranea, ma mi rendevo conto che ogni cosa mi ricordava di lui, di noi assieme...ecco perché da un lato mi piaceva il mio paese: perché lì c'era lui, perché lui era la mia casa. All'improvviso ,però, i miei pensieri furono interrotti da delle mani che mi occlusero gli occhi...Come non riconoscerle! Erano le sue...morbidissime e calde.

<< Anche stavolta ci sono riuscito a farti una sorpresa! Sei troppo ingenua, piccola. >> Mi disse, lasciando cedere le sue mani sul mio collo, tirandolo a sè. E poi mi baciò. Mi baciò come mi aveva baciata prima di andare via, la sera della partenza. Mi baciò come se fosse in debito d'ossigeno e io fossi l'unica aria che aveva bisogno di respirare. Mi tenne la mano sul collo, mi tenne sollevata sui gomiti mentre la sua bocca divorava la mia. E quello era l'unico verbo che descrivesse con precisione il modo in cui mi baciava. Alex mi divorava. Non riuscivo a dire nulla, avevo il cuore che mi scoppiava di gioia, d'amore per lui.

<< Ti amo! >> Ecco, forse proprio queste erano le parole appropriate ,ma anche queste sarebbero state riduttive per descrivere quanto amore provavo per lui.

Il resto dei giorni prescolastici li passammo assieme, tutto il tempo, sempre nascondendoci dal mondo, ma a noi non importava, riuscivamo a stare meravigliosamente bene anche da soli, lontani da tutto e da tutti, sempre nel nostro amato posto. Senza rendercene conto i mesi passarono e ritornai a scuola, ricominciando io a studiare a tempo pieno e Alex a lavorare tutto il giorno. Il nostro tempo per stare insieme si ridusse di nuovo, trovando il tempo libero solo nei week-end. Qualche volta Alex mi veniva a prendere a scuola, mi accompagnava vicino casa e poi ritornava a casa, a piedi. Non abitavamo vicini, lui ubicava in un'altra zona, vicino la mia scuola.

Il sabato pomeriggio lo dedicavamo a noi, alla nostra passione e una volta venimmo pure scoperti dai suoi che rientravano a casa, dopo il lavoro.

Devo dire che Alex aveva sempre fantasia in tutto e una volta finimmo dentro la doccia assieme, facemmo l'amore come non mai, mi possedeva e mi desiderava sempre di più ed io non riuscivo mai a dire di no alla sua passione.

<< Ale, è tardi, andiamoooo. >> Gli ripetevo in continuazione, ma non prestava mai ascolto, continuava a baciarmi. Finché un giorno rientrò suo padre, io impanicata, senza maglietta, mi nascosi dietro la porta della sua stanza, ma ricordo che suo padre era peggio del mio: di una furbizia indescrivibile, spalancò la porta che a sua volta rimbalzò nei miei piedi. Alex, tutto scompigliato, con i pantaloni sbottonati si presentò davanti.

<< Me ne sto andando... >> Disse sicuro di sè, ma con voce peculante, come se fosse spaventato.

<< Solo tu?! >> Fu la risposta irritante di suo padre.

Per quell'evento ridemmo per molte settimane successive. Lui era tremendo, come si fanno a scordare momenti così? Niente potrà rubare il ricordo di quando vivi intensamente delle emozioni, quando ci sei dentro con tutta te stessa.

Paura di amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora