18. L'ultima volta

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Martina

Ha superato la mia stentata indifferenza.
È bastato anche il suo semplice sguardo in cima alle scale.

E quando mi ha sfiorato le spalle ho sentito ogni cellula del mio corpo vibrare.
Quando ha lasciato cadere il suo stesso accappatoio sarei voluta scomparire.
Ma non ce l'ho fatta.
Non sono riuscita a fare nulla.

Ero lì.
Nuda.
Difronte a lui.
Con i suoi occhi puntati addosso.

Quando i nostri occhi si sono incrociati ho sentito il mio vuoto allo stomaco riempirsi velocemente fino quasi a scoppiare.

Non riuscivo a farmarlo.
Non volevo fermarlo.
Non quando le sue mani mi hanno sfiorato la schiena, quando mi sono ritrovata letteralmente schiacciata al suo petto nudo.
Quando ho sentito le sue labbra sulla mia pancia.

"Fidati di me..." mi ha chiesto.

Ed è stata l'ultima martellata a frantumare il muro della mia indiffernza.
Non posso essere indifferente con un ragazzo come lui.
Un ragazzo che mi ha regalato la vita di una principessa, se pur in segreto e per pochi mesi.

Un ragazzo che mi ha guardata come nessun altro.
Un ragazzo che mi ha sfiorata come lui.
Un ragazzo che non ha avuto paura di spogliarmi e che mi ha chiesto di fidarmi delle sue mani esperte.
E io mi sono fidata.

Ho lasciato che mi portasse con se, che scoprisse quello che nessuno aveva scoperto mai.
Che mi facesse male e poi bene nello stesso momento.
Che mi insegnasse una cosa nuova.
Una cosa meravigliosa.

-

Mi accarezza il braccio.
Lo guardo.
Ha gli occhi chiusi e un sorriso in volto.
Appoggio la testa sulla sua spalla.
Sono sdraiata sul suo petto, avvolta nelle coperte.
Con l'altra mano mi tiene stretta per i fianchi.

Apre gli occhi e mi da un bacio sulla fronte.
"Tutto bene..." chiede in un sussurro.
Annuisco.
Tutto bene.

"Sai...ora capisco perché voi ragazzi mirate sempre solo a portaci a letto..." dico "...penso che anch'io dopo un po' non ne potrei fare a meno..."
Lui ride.
"Oh ma io non miro a portarmi a letto le ragazze!" esclama e io alzo le sopracciglia "Io miro a portarmi a letto solo te..."
Sorrido nella sua bocca.

"Sei diabetico Andrea Guglielmi..." dico e lui ride.

"E da oggi...ciò spero avverá...più frequentemente..." sussurra chinandosi su di me.
"Oh...stanne certo..." ho il tempo di rispondere che mi bacia di nuovo.
Rido tra le sue labbra.
Mi ha portato oltre la mia paura.
Mi ha a suo modo chiesto scusa.
Mi ha fatto sentire come mai prima d'ora.
E io non posso più nemmeno pensare di stare senza di lui.

Mi ha incatenato alla sua vita, al suo cuore.
Sono dipendente da lui.
Mi ha drogato con i suoi occhi.
E io lo amo per questo.
Lo amo.

-

La mia maglietta è irrecuperabile.
È un ammasso di vernice blu con della stoffa.
I leggings sono indossabili, ma non credo li userò più tanto spesso...
Li infilo e metto le scarpe.

Sento il rumore di passi e vedo andrea spuntare dalle scale.
Sono seduta ai piedi del suo letto.
Ha in mano una maglietta rossa degli Artic Monkeys.
Alzo le sopracciglia.

"Non ho trovato niente di più stretto!" si giustifica.

La indosso e mi scende fino a metà coscia, per non parlare delle maniche.
Non è il massimo ma meglio della mia.
Mi sorride e io faccio lo stesso.
Mi sia avvicina prendendomi per i fianchi.

Aftertaste || InspiredDove le storie prendono vita. Scoprilo ora