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La sera successiva ci sarebbe stato il ballo. Il Re era impegnato ad organizzare tutto, insieme a William. Jane, invece, era con Edward.
«Cosa dovrei fare?»
«Assolutamente nulla, sii te stesso. Tanto dovrai semplicemente stare con me.»
«Con non so quante persone intorno.»
Lei scrollò le spalle e gli scompigliò i capelli.
«L'abito che ho messo l'anno scorso va bene?»
Lei annuì. «Certo, ma dovrai farmi un favore.»
«Qualsiasi cosa.»
«Evita tutte quelle oche che troverai al ballo, cercheranno subito di accerchiarti.»
«Ti starò appiccicato.» sorrise.
«Ricorda che ci sarà anche il Re.»
«Allora deduco di non doverti stare troppo appiccicato.»
Lei rise e gli stampò un bacio.
«Come... Cosa dovrei fare con tuo fratello?»
«Io e lui... Va meglio, ora, molto meglio. Credo che gli stia passando, si comporta come... Come dovrebbe, in effetti, come un fratello.»
«Quindi non vuole ancora uccidermi, vero?»
«No, ma pensò che in realtà non abbia mai voluto, era accecato dall'odio e dalla gelosia. Probabilmente, in tutto quel casino, è lui quello che c'è stato più male.»
«Nemmeno tu ci sei stata molto bene.»
«Lo so, ma se tu scoprissi che sei mio fratello cosa faresti?»
«Non credo che potrei sopportarlo.»
«Beh, a lui è successo davvero, e non mi andava di essere troppo dura con lui.»
«Hai fatto bene, è pur sempre tuo fratello.» le disse, abbracciandola, e le lasciò un bacio sui capelli.
«Puoi già dire ai tuoi genitori che non tornerai a casa, domani sera.» gli disse, dopo.
«Perché?»
«Perché resti da me, è ovvio.»
«Non dirà nulla tuo padre?»
«No, non dirà nulla, ma anche se dovesse farlo non m'importerebbe lo stesso.» gli sorrise, e gli diede un altro bacio.
«Però ora devo andare: Will mi aveva detto di non stare via troppo, dovrei dare anch'io una mano ad organizzare tutto, tecnicamente.» sbuffò.
«È il tuo compito, non possiamo farci niente. Non ti tratterrò oltre, non voglio farti passare dei guai. Domani vengo direttamente io.»
Lei annuì e gli diede un altro bacio prima di andare via. Uscì di casa e dopo una decina di minuti arrivò a palazzo.
«Sei tornata! Pensavo non mi avresti ascoltato!» la salutò William, che stava passando dall'ingresso.
«Devo darti una mano, no? Ed eccomi qui.»
«Puoi occuparti della parte estetica, sarai sicuramente più ferrata di me e nostro padre. Scegli i colori delle tovaglie, come vuoi i bicchieri, cose così. Nicole ti dirà tutto, è nella tua camera.»
«Perfetto, allora adesso vado da lei. Tu di cosa ti occupi?»
«Cibo, bevande, musica.»
«E non ti aiuta nessuno?»
«L'anno scorso c'era Marie, ma quest'anno si sta occupando degli inviti, quindi mi sta aiutando Céline.»
«Oh.» disse, mentre le nasceva un sorrisetto.
«Smettila, Jane, non mi piace quest'espressione, non guardarmi in questo modo!»
«Vado da Nicole, buon lavoro.» gli disse, facendogli un occhiolino prima di andare via, nella sua camera.
«Jane! Non ci vediamo da un po'.» le disse la ragazza.
«È vero, hai avuto le ferie, no?»
Lei annuì. «Sì, esatto. Mi hanno detto di aiutarti con i preparativi.»
«In effetti non so che fare.»
«Tranquilla, non è nulla di così complicato. Iniziamo con le tovaglie.»
***
«Mi sento esplodere la testa.» sbuffò Jane appena vide suo fratello.
«Come diamine fai a essere così rilassato? Ho scoperto colori che credevo non esistessero! Ho perso il conto di quante sfumature del blu esistano!» continuò.
«È la tua prima volta, è normale. Ti ci abituerai.»
«Lo spero. Come è andata con Céline?» gli chiese, avvicinandosi a lui.
«Esattamente come doveva andare. Ti stai facendo troppe idee, lo sai.»
«Non proprio, visto che tu le piaci davvero.»
«Non è vero.»
«Ti sembra che stia mentendo? Ho parlato con lei, la notte di Natale, quando ci siamo addormentati sul pavimento, e me l'ha confessato. Crede di non avere speranze perché è una cameriera.»
«Te l'ha detto davvero?»
La ragazza annuì.
«Beh, in tal caso sbaglia. Il suo lavoro non cambia le mie opinioni in nessun modo.»
«Intendi che ti piace?»
«No, intendo che non decido di avvicinarmi a una persona in base al suo lavoro.»
«Ma ti piace un po', no?»
«Perché lo pensi?»
«Te lo sto chiedendo.»
Lui la guardò, sorrise e sospirò. Le mise un braccio attorno le spalle e l'avvicinò a lui.
«Non pensarci, va bene?»
«Voglio che tu sia felice.»
«Lo so, e lo sarò, ma non posso innamorarmi della prima ragazza che vedo. Passerà del tempo, ma ora ho soltanto bisogno di stare per un po' da solo.»
«Va bene. Scusami se, magari, ti ho soffocato con questa storia.»
«Non preoccuparti, non mi hai dato alcun fastidio. Anzi ti sono grato, mi hai fatto divertire.»
«Ma allora con chi verrai al ballo?»
«Da solo, come nostro padre, ma mi auguro che tu vorrai dedicarmi almeno un ballo.»
«Ma certo, non devi nemmeno chiederlo.»
«Il tuo fidanzato non mi prenderà a pugni, vero?»
«No, sei mio fratello, non ha motivo di essere geloso.»
Gli scappò una risata. «Sono il fratello che ti ha baciata dopo averti gettata in piscina.»
«Non sei solo quello, sei una delle poche persone che mi hai mai fatta sentire bene.»
«Quando? Quando ti baciavo? Quando cercavo di toglierti l'abito?»
«No, William. Quando mi parlavi, quando ti confidavi con me. Non dannarti per quello che hai fatto, non ne sapevi niente, esattamente come me.»
«Avrei potuto capirlo, avrei potuto almeno chiedere maggiori spiegazioni a nostro padre.»
«Lo dici ora che sai la verità, e lo dico anch'io, ma non avremmo mai potuto scoprirlo. È inutile continuare a pensarci.»
«Cosa sarebbe successo se fossimo andati oltre i baci?»
«Non abbiamo fatto nulla, ed è questo che conta.»
«Sono stato un idiota ad essermi innamorato di mia sorella...»
«Ehi, avevamo detto di smetterla di parlare di questo, volevamo iniziare da capo, quindi basta.»
«Scusa.»
«Non ti devi scusare, devi farlo per te stesso.»
«Ogni sera, prima di addormentarmi, penso che è colpa mia. Magari tutto questo adesso me lo merito, come punizione.»
«Non provarci, William, non ti azzardare. Non meriti assolutamente nessuna punizione e, per l'amor del cielo, non è colpa tua!»
«Tu non hai idea di quante volte ho sognato le tue labbra, di averti accanto a me!»
«E questa sarebbe una colpa? Essere innamorati è una colpa, adesso?!»
Lui rimase in silenzio, con lo sguardo abbassato.
«Sai quello che intendevo.» mormorò dopo.
«È vero, lo so, ma basta, va bene?»
Lui annuì e le lasciò una carezza sui capelli, sospirando.
«Stasera resti qui?»
«Sì, devo ancora vedere che abito mettere domani.»
«Mettine uno rosso.»
Lei lo guardò, inarcando un sopracciglio, e lui scrollò le spalle.
«Mi piace il rosso.»
«Allora vado a vedere che vestiti rossi ho.» gli sorrise e gli lasciò una carezza sulla guancia, prima di andare nella sua camera.

||spazioautrice||
Buonasera! Lo so, sono più che in ritardo, ma sono stata molto impegnata e stavo quasi per dimenticare di dover aggiornare, scusatemi. E mi sento pure stanca, quindi mi scuso anche per qualche errore nel capitolo, che è piccolino, tra l'altro. Questo è il penultimo capitolo, nel prossimo ci sarà il ballo e mi sembrava un'idea carina far finire la storia con quello. Poi ci sarà l'epilogo, ovviamente. Non so più che dirvi, quindi vi auguro una buona serata.
~Rob ❤️

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