TREDICI

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Megan Pov
"Ecco fatto. Per oggi pomeriggio dovresti farcela a giocare" vado a lavarmi le mani per togliere il borotalco. Appena ritorno, Matteo è sceso dal lettino e si sta cambiando per uscire "se dovessi sentire ancora tirare il muscolo, non aspettare a dirmelo. O potresti peggiorare solo la situazione"
T - "Agli ordini, piccoletta" salutandomi come se lui fosse un semplice soldato e io il generale
"Non sto scherzando, Teo" dal tono della mia voce capisce la serietà della situazione e che io di certo non sto proprio scherzando.
T - "Come mai oggi sei così fredda?"
"Non sono fredda!"
T - "Ah no? E questo tono come lo chiami?" okay, forse ha ragione. Non è per lui, nemmeno per il lavoro "cosa succede? Riguarda Matthew?" solo l'altro ieri ho rivelato a lui il mio cognome, chi ero, la mia famiglia. È più di quanto io abbia detto a tutti gli altri, perché lo considero veramente come un fratello ed era da tanto che non mi sfogavo così con qualcuno.
T - "Stai così perché oggi giocheremo contro di lui?" prima che possa rispondere, Lanza entra nella stanza "Ho interrotto qualcosa?"
"No tranquillo, avevo finito con Piano"
T - "Non abbiamo finito il discorso" sussurra passandomi vicino per prendere il suo borsone e poi se ne esce dalla stanza.
"Allora, massaggio alla spalla giusto?" annuisce "Siediti qui" si toglie la maglietta e inizio il mio lavoro combattendo l'imbarazzo come ogni volta.
P - "Ci sei stasera?"
"Stasera?"
P - "Simo non ti ha detto niente? Oggi è il suo compleanno" compleanno? Non ne sapevo niente.. Siamo amici ma ultimamente mi ha evitata da dopo la vittoria di Daniele
P - "Noi della squadra pensavamo di fargli una sorpresa. Verrai?" sarebbe scortese non presentarsi e poi devo farmi perdonare ancora dalla partita con la Francia
"Sì certo!"

La partita contro gli Stati Uniti è da poco iniziata e io sono ancora rintanata nella stanza dove lavoro, non posso uscire e farmi vedere da mio fratello o da Aaron ancora un'altra volta, così inizio a sistemare e pulire qualsiasi cosa pur di tenermi distante dal campo
X - "Mi spieghi che cazzo ci fai qui dentro?!" Sara entra sbattendo la porta, che furia!
"Sto sistemando, sai i ragazzi sono veramente dis-"
S - "No, mi spieghi che cazzo stai qui dentro a fare, quando in campo i ragazzi stanno giocando e hanno perso il primo set" ma aspettate la sfuriata non è finita "e tu stai qui a trovare una scusa per non uscire, perché diciamoci la verità c'è tuo fratello" si avvicina a me e devo dire che mi sta mettendo un po' di paura "Ora ti dico quello che tu FARAI: esci di qui, vieni a tifare gli altri con me e fai a vedere a quel coglione di Matt che tu hai le palle e lui no!" riprende il fiato e scoppiamo tutte e due a ridere
"Da quando sei diventata così convincente?"
S - "Ho imparato da qualcuno" detto ciò usciamo da quella stanza, che era diventata il mio nascondiglio, e per raggiungere lo staff italiano abbiamo attraversato la metà campo riservata all'America e in quel momento mi sentivo più osservata che mai..
X - "Matthew, hai visto chi c'è?" mi voltai e tutti i ragazzi mi stavano guardando e bisbigliavano qualcosa, ma per fortuna Sara mi prese il polso e mi trascinò via.
Blengini- "..noi comunque vada dobbiamo dare il massimo!"
L'arbitro fischia e la partita riprende!

Forza, forza! Gli ultimi 3 punti dai!
I ragazzi sono riusciti a recuperare e, da quello che ho sentito, stanno giocando due volte meglio rispetto al primo set perso.
Sara - "Che ansia!"
"Sei più preoccupata tu di loro" le rispondo ridendo: continua a coprirsi e riaprire gli occhi, a saltare sulla sedia e a..eccolo un'altro punto per noi!
Batte Simone in salto, una battuta tesa a filo rete, riceve Aaron, Micah alza perfettamente e mio fratello schiaccia. Ma Pippo lo mura! Grande Lanza!
Sara - "Ah non si possono battere gli italiani!" la guardo "Ehi è la verità!"
"Certo certo, non ti contraddico se no rischio di morire"
Sara - "Ecco brava signorina Anderson" poi si rende conto che ha alzato troppo la voce e in molti si girarono verso di me
A - "Aspetta ora mi rendo conto! Ma sei parente di Matthew Anderson?" mi chiede Angelo e per fortuna che i ragazzi fecero l'ultimo punto e si diresse subito da loro e Gianlorenzo
Sara - "Se continuano così potrebbero farcela, giusto?" ha ragione la mia amica e se lo meriterebbero tantissimo!
"Che dici andiamo anche noi?"
Sara - "Ma Gianlorenzo è qui e pot-"
"Andiamo sono nostri amici! Non c'è niente di male!" la trascino verso la folla che si è creata intorno ai giocatori.
Tutti sono circondati da fan accanite che vogliono una foto e un autografo dai loro idoli e in particolare c'è una bambina che mi colpisce: è bassa, moretta e ha due occhioni verdi che cercano di catturare l'attenzione di qualcuno, ma tutte le altre la spingono via.
"Ehi, hai bisogno di aiuto?" chiedo avvicinandomi a lei
X - "No tanto sono bassa e non raggiungerò mai nessuno dei giocatori. Tutte queste stangone vorranno una foto con loro solo perché diventeranno famosi! Invece io li seguo fin da piccola" mi ricorda molto qualcuno..
"Vieni con me! Ti posso dare una mano"
X - "Ma come? Li conosci?" poi notando la mia tuta rappresentativa dell'Italia capisce subito
"Mi chiamo Megan" porgendole la mano
X - "Ilaria" e come promesso la portai dai suoi idoli e riuscì ad ottenere sia autografi sia foto con loro. E non solo: Matteo e Vetto hanno cercato di farla ridere con le loro battute, ma poveretti non hanno ricevuto molte soddisfazioni.
Ora ne mancava soltanto uno all'appello, ancora immerso da tutte le ragazzine
I - "Certo che sono peggio delle sanguisughe!" è piccolina, ma ha già una visione del mondo più chiara della mia
"Vieni, ora le superiamo tutte!" camminai determinata verso quel gruppo e cercai con lo sguardo gli occhi di Simone e appena mi notò, mostrò quel suo sorriso che non riesce a non farmi arrossire ogni volta.. Si sposta verso la nostra direzione e le ragazzine, come dei cagnolini lo seguirono
"Qualcuno mi ha detto che og-" non faccio in tempo a finire la frase che mi avvolge con le sue enormi braccia e mi fa girare.
S - "Abbiamo vinto contro gli Stati Uniti, ci credi?" mettenfomi giù
"Io si perché siete superiori! E anche qualcun'altro la pensa così e voleva chiederti un autografo" la piccola Ilaria si avvicina e in confronto a lui sembra ancora più bassa e indifesa
S - "Come ti chiami?" mettendosi in ginocchio e prendendole la maglietta per farle l'autografo
I - "Ilaria"
S - "Giochi a pallavolo?"
I - "Si, come alzatore! Ma sono bassa e non vengo molto considerata" abbassando la testa
S - "Non lasciare che l'altezza ti impedisca di fare quello che più desideri! Non mollare mai! E poi sai quanti giocatori bassi sono alle volte i migliori?" si volta verso di me e mi fa l'occhiolino. Sul volto della piccola Ilaria compare un enorme sorriso e Simone per rassicurarla la abbracciò e in quel momento feci la foto a tutti e due, così lei avrebbe avuto qualcosa che potesse rivedere tutte le volte che fosse stata triste e poteva ripensare alle parole di questo meraviglioso ragazzo!
Meraviglioso, eh?
Si! Cosa c'è di male? È mio amico, lo posso pensare
Ma se glielo dici lui può pensare a qualcos'altro
Ah, ma smettila!
I - "Grazie infinite, Megan!" Mi salutò abbracciandomi e poi corse da quelli che presumo fossero i suoi genitori. La abbracciarono e le sorrisero come solo la propria famiglia può fare. Il padre la mise sulle sue spalle e dopo avermi salutato un'ultima volta uscì da quel campo, da quella palestra, spero, con più determinazione!
S - "Sei stata carina con quella bambina!"
"Mi ricordava qualcuno che conosco bene" sospirando "A differenza che io non avevo parlato con i miei idoli e nessuno mi ha mai incoraggiato come hai fatto tu con lei"
S - "Sono sicuro che non ne avessi bisogno" spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Possibile che debba fare così? Mi trasformerò in un pomodoro da quanto mi farà arrossire!
"Bel regalo di compleanno la vittoria, vero?" cerco di cambiare discorso
S - "E tu come fai a saperlo?" sussurrandomi all'orecchio sorpreso che sapessi del suo compleanno.
Ecco le mie guance diventano sempre più rosse. Perché non riesco a trattenere l'imbarazzo, come a lavoro, quando sono con lui?
Sto per rispondere, ma una presa sulla mia spalla mi pietrifica e risento quella voce dopo tre anni "Cosa ci fai qui?!"

One Job, Two LovesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora