Lui si stava avvicinando sempre di più e dentro di me sapevo che non potevo fermarlo.
Non riuscivo a muovermi, mi sentivo intontita, ma non abbastanza da non capire quello che stava per succedere.
Non potevo permetterlo perciò iniziai a dimenarmi.
Alla fine il dolore era esploso lungo tutto il mio corpo, non riuscivo nemmeno più ad urlare.
Stavo per perdere i sensi.
Mi svegliai improvvisamente con il sudore che mi imperlava la fronte.
Non potevo dire con esattezza che non avessi veramente urlato.
Guardandomi intorno nella stanza mi accorsi ansimando che era stato soltanto un brutto incubo.
Anzi il mio brutto incubo ricorrente.
Era tornato.
La realtà era che tornava sempre, anche se avevo cercato di lasciarmi tutto alle spalle.
Perché doveva essere tutto così difficile?
Perché non potevo andare avanti con la mia vita?
Perché dovevo portarmi tutta quella paura e quei ricordi dolorosi anche lì? Non lo sopportavo.
Non potevo sopportarlo.
Ci avevo messo un po' per riuscire a riprendermi e non solo fisicamente, ma la cosa più difficile era riuscire a condurre una vita normale da punto di vista emotivo.
Il psicologo che mi ha seguito in quel periodo mi aveva detto che dovevo vivere la mia vita giorno per giorno, fare le cose con calma, cercare di non subire altri 'traumi'.
Eppure ne avevo vissuto un altro appena me lo ero ritrovato davanti.
Come avrei potuto chiudere con lui se il passato me lo riportava davanti quando cercavo di tornare alla normalità.
E anche se erano trascorsi effettivamente tre anni, mi sembrava che fosse successo tutto soltanto ieri.
Mi ero resa conto che in mano aveva avuto la mia foto, non poteva avermi riconosciuto e forse, in quel momento stava soltanto pensando a come farmela pagare per quei due anni e mezzo in carcere.
I suoi occhi continuavano a tormentarmi.
Li ricordavo bramosi, ardenti, lussuriosi.
E per niente clementi.
Sembravano non volermi risparmiare.
Ero diversa dall'ultima volta che mi aveva vista.
Mi ero allungata di molto i capelli, che tenevo quasi sempre raccolti in una lunga treccia e li avevo schiariti leggermente.
E avevo persino cambiato look.
Inoltre ero dimagrita molto da tre anni a quella parte.
Che cosa avrei dovuto fare? Ma cosa più importante dovevo trovarmi a casa di Ben.
Mi guardai intorno vedendo la stanza davvero per la prima volta con occhi diversi.
Di fronte al letto c'era un bellissimo comò, sembrava intagliato.
Era ornato da una grande specchio rotondo.
Il grande letto su chi ero seduta vi erano delle lenzuola celesti e ai lati due comodi che richiamavano gli intagli del comò.
Mentre a sinistra, proprio attaccato alla parete un enorme armadio che richiamava gli altri mobili della stanza ancora di più.
A destra vi era, invece, una finestra da cui si poteva benissimo notare il cielo chiaro.
Non avevo idea se sarebbe stato meglio aspettare che fosse uno di loro a venire a svegliarmi o se andare io a cercarli.
Alla fine optai per la seconda soluzione.
Non mi andava di restare da sola in quella stanza, seppur accogliente, ma mi stavo anche annoiando.
Mi alzai notando che sul pavimento, ai lati e ai piedi del letto, vi erano tre tappeti semplici.
Con una scrollata leggera di spalle, mi avviai verso la porta e, dopo aver appoggiato la mano destra sulla maniglia, l'avevo mossa verso il basso inducendo il meccanismo ad aprire la porta.
Dopo averla aperta completamente uscì fuori dalla stanza richiudendomela alle spalle.
Mano a mano che mi incamminano lungo il corridoio che doveva portare al salotto e alla cucina, iniziai a sentire diverse risate.
Un attimo prima della cucina, mi bloccai.
Magari era una riunione privata di amici, perciò decisi di ritornare in camera a perdere il mio cappotto e la mia borsa.
Non volevo disturbare perciò sarei andata via.
Diversi minuti dopo mi avviai verso il portone di casa sperando che non se ne accorgessero, ma non si poteva non notare la mia figura perché per arrivare al portone ero dovuta passare davanti al salotto dove alcun ragazzi stavano ancora ridendo.
Me ne accorsi perché le loro risate di arrestarono all'instante, ma non mi fermai.
Ero quasi arrivata al portone che sentii dei passi dietro di me e la voce di Ben chiamarmi insicura.
"Amy?" mi girai lentamente incontrando i suoi occhi profondi.
Non sapevo cosa dire.
"Cosa stai facendo?" Mi chiese visto che non accennavo a parlare.
"Me ne sto andando" risposi come se fosse lui quello incomprensibile.
"Perché?" Mi chiese ancora.
"Vi ringrazio per questi due giorni" iniziai e presi un bel respiro "ma ora è meglio che me ne vado a casa mia. Non dovete sentirvi in colpa per quello che è successo. Non è stata colpa vostra, Ben." Continuai.
Lui sembrava sorpreso e capii dal suo sguardo che avevo pronunciato il suo nome.
E non era stato lui a dirmelo.
"Non voglio che tu te ne vada. Prenditi un po' di tempo per riprenderti del tutto. Il medico ti ha detto che devi stare a riposo. Non mi disturbi affatto." Mi rispose dopo un attimo di silenzio.
"Non voglio interrompere nulla." Dissi sincera.
"Non interrompi niente." Ci raggiunse una voce alle spalle di Ben, facendolo voltare.
Era stato Ciuffo Biondo a pronunciare quella parole. "in realtà stavamo aspettando che ti svegliassi." Aveva continuato.
Non sapevo cosa fare.
Una parte di me sarebbe voluta andare via perché si sentiva di troppo, perché non aveva voglia di raccontare la sua storia.
L'altra parte, invece, voleva rimanere e passare ancora del tempo con loro e conoscerli meglio.
Quale parte avrei dovuto far prevalere?
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Ciao a tutti☺ come state? Ne approfitto per ringraziarvi delle visualizzazioni, delle stelline e dei commenti che la mia storia ha ricevuto fino ad adesso ed è ancora ai primi capitoli. Grazie di cuore ad ognuno di voi. Un abbraccio. ❤🙈
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//Tutti i miei problemi// Benjamin mascolo//❤
FanfictionTutti abbiamo storie nascoste nei meandri del nostro passato, storie,episodi che cerchiamo di dimenticare o quanto meno di non ricordare piú. Lei, Amy, é una ragazza decisa a vivere la sua vita, nonostante soltanto tre anni prima aveva vissuto un es...