Capitolo 4

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Il quinto bicchiere di alcool scivola sul ripiano in legno della cucina.
La mia gola brucia sotto il sapore di quel liquido a me sconosciuto.
Non sapevo neanche che marca fosse o se potessi berlo a soli diciotto anni.
Ma decisi che potevo.
Dovevo.

Credevo mi avrebbe aiutato a dimenticare per un po' tutto quello che stavo passando.
Prima mi sembrava la giusta soluzione.
Vedendo la casa vuota ho pensato che ci sarebbe potuto essere nonno con me, a coprire le assenze continue dei miei genitori.
Ma ora si era aggiunto un altro vuoto.

Anziché distrarmi dai miei pensieri mi sembra che l'alcool stia avendo l'effetto contrario, amplificandoli.

Eppure non riesco a fermare la mia mano quando prende con forza il collo della bottiglia, unendo il bordo con le mie labbra.

Voglio un ultimo saluto nonno.

Un altro sorso. Le mani tremano sotto la stretta incerta.

Mi manchi.

Cammino barcollante fino alla libreria. Quella di cui lui si prendeva cura. Piena di cd in vinile e vecchi libri.

Finisco di bere il liquido mantenendo con più sicurezza la bottiglia.

Mi sembra quasi di vedere la delusione sul tuo volto nonno.
Scusami.

Una lacrima scende dal mio occhio. Ma sono veloce nel fermarla.

Non devo piangere.

Non quando io stessa sto buttando tutto all'aria con quale bicchiere di troppo.
Non ho il diritto di piangere.

Vedo una sua foto che lo ritrae sorridente e mi sento maggiormente in colpa.
Se lui è stato forte devo esserlo anche io.

Ma non ci riesco nonno! Vorrei farlo, davvero, ma io...io proprio non ci riesco!

La bottiglia scivola dalle mie mani e colpisce violentemente il suolo.
Il rumore del vetro in frantumi arriva dritto al mio petto, facendomi ammettere la mia colpa.
Sono stata debole.
Debole e stupida.

Le scheggie di vetro coprono il pavimento come foglie in autunno.
Vorrei poter raccogliere questi pezzi come se fossero la mia vita.
Vorrei tornare indietro e saper apprezzare tutti i piccoli gesti.

Diamo per scontate troppe cose: che ci sveglieremo la mattina, che avremo un piatto caldo da mangiare, che il sole continuerà a riscaldare la nostra pelle.

E se non fosse sempre così?

Si dice che una persona sappia di star per morire.
Tuttavia non è possibile prevedere il momento.
Accade tutto all'improvviso.

Com'è successo a te, nonno.
Ti sei addormentato. E in una notte sono andate via le mie certezze.

Provo a raggruppare le scheggie aiutandomi con i piedi ma, una volta capito che nel mio pietoso stato non posso fare nulla, decido di sciacquarmi la faccia.
Quasi non riconosco la mia immagine allo specchio.

L'acqua fredda arriva urgente sul mio volto e il suo scorrere quasi non mi fa accorgere della presenza dietro di me.

Mi giro lentamente, aspettandomi tristezza o compassione sul volto.
Ma quello che riesco a decifrare è solo delusione.

-Mike...io...posso spie-
-No, non puoi. Guardati! Come ti sei ridotta J?!- esclama accompagnando le sue parole indicandomi.
- Me ne ero già resa conto ancor prima che lo sottolineassi tu. Ma grazie per avermelo fatto notare!- quasi urlo ridendo amaramente.
-Il tuo sarcasmo è l'ultima cosa di cui ho bisogno ora!-
-E io sai di cosa non ho bisogno? Di te in casa mia!- grido piangendo.
Sono consapevole che sia stato l'alcool a parlare per me.
Io non penso questo del mio Michael.
Lui è tutto per me.
Probabilmente l'unica persona per la quale vale la pena continuare a combattere.

Eppure questa volta sono convinta che non basterá il bene che provo nei suoi confronti per cancellare il dolore dal suo volto.

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