Capitolo NONO❤

135 25 26
                                    

Ci guardammo tutti negli occhi senza capire chi potesse essere a quell'ora, senza che ce n'è rendessimo conto erano già le sei del pomeriggio.

Solo in quel momento mi ero resa conto di non aver pranzato perché il mio stomaco aveva preso a brontolare.

Ben si era alzato e si era diretto alla porta, mentre noi eravamo seduti nelle posizioni in cui eravamo rimasti a parlare fino a quel momento.

"Buon pomeriggio." Sentimmo pronunciare da una voce sconosciuta.

Guardai i ragazzi, ma sembravano che non la riconoscessero neppure loro.

"Buon pomeriggio a lei. Mi dica pure." Sentimmo la voce di Ben ribattere. Sembrava non avesse nessuna emozione oltre ad una leggera sorpresa.

"Sono un giornalista. Abbiamo saputo che la signorina Blues è qui e vorremmo intervistarla se è possibile e anche lei e suoi amici." Sentimmo pronunciare dall'uomo.

Non doveva avere più di quarant'anni.

Mi stava già assalendo il panico.

"Chi le dice che lei sia qui?" Domandò freddo Ben.

Non potevo vederlo, ma riuscivo benissimo ad immaginare che fosse sulla difensiva.

"Fonti private." Fu la semplice risposta del suo interlocutore.

Fede mi guardò preoccupato, sembrava volesse dirmi con lo sguardo di stare tranquilla perché sarebbe andato tutto bene.

"Fonti private un cavolo. La pregherei di andarsene e di non tornare più." Stava dicendo in quel momento Ben ancora più freddamente.

"Non finisce qui. Arrivederci." Disse l'uomo prima che Ben sbattesse la porta e tornasse da noi nel salottino.

La sua espressione appena riuscii a scorgerla era piuttosto fredda e indecifrabile così come lo erano i suoi pensieri.

"Ben calmati" Gli disse Zambo.

"Non sanno cos'è il rispetto. Le hanno detto che deve riposare e visto che le loro fonti private del cazzo gli hanno detto che è qui perché non gli hanno detto anche questo." Rispose guardando Zambo negli occhi per poi lanciarmi un veloce sguardo.

Continuava a passarsi una mano tra i capelli e a camminare avanti e indietro come un animale in gabbia.

Sembrava così nervoso che temevo che prendesse a pugni tutto ciò che gli poteva capitare a tiro.

Ma non avevo paura.

Non di lui.

Sapevo benissimo che non mi avrebbe mai fatto del male.

Cercai di alzarmi evitando di muovermi troppo velocemente e appena ci riuscii mi diressi a passo lento verso di lui.

Non sapevo cosa gli avrei detto perciò improvvisai.

Appena gli fui abbastanza vicina, posai una mano sul suo braccio per attirare la sua attenzione e lui si girò nella mia direzione.

"Grazie" gli sussurrai.

E lui mi abbracciò stretta.

Mi abbracciò come qualcosa che vuoi stringere sul tuo cuore per paura che ti scivoli tra le mani, che ti scappi via dalle braccia.

Avvampai, ma cercai di non darlo a vedere.

E anche se non mi ero mai sentita così, misi da parte i miei pensieri e cercai di calmarlo come potevo.

"Ma ora calmati, per favore. Non voglio che ti arrabbi." Continuai con la testa sul suo petto.

Non volevo che leggesse nei miei occhi qualcosa che nemmeno io per adesso riuscivo a decifrare.

//Tutti i miei problemi// Benjamin mascolo//❤Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora