Trascorsero diverse settimane da allora, i giorni si susseguirono più rapidamente grazie ai vari impegni che occupavano le giornate di tutti quanti nel regno. Vennero chiamati a corte famosi archittetti che avrebbero ricostruito la parte del castello distrutta, le gente si offrì di ripulire il palazzo dalle macerie mentre gruppi di uomini si preoccuparono di preparare delle piccole abitazioni in legno alle pendici delle colline, una minuscola pietra miliare che simboleggiava la volontà degli uomini di riprendere in mano le redini delle proprie vite e ricominciare da capo. La regina mandò rinforzi economici in tutte le città del Principato che erano state rase al suolo, oltre ad un contingente di uomini che avrebbe innalzato dei rifugi momentanei per non lasciare la gente letteralmente per strada. Si preoccupò persino di inviare lettere di aiuto e collaborazione agli altri Stati alleati, dando in cambio cospicue somme di denaro. Pierre era tornato a Parigi ed aveva fatto ritorno solo qualche giorno prima, con forzieri di oro donatogli dalla sua casata per contribuire al miglioramento del regno di Margot. La regina iniziò a smistare i gruppi di persone, facendole andare a vivere nelle prime abitazioni costruite, dando la precedenza alle donne con i bambini più piccoli. Li salutò uno per uno, ricevendo in cambio profumosi inchini e sentiti ringraziamenti. Margot sorrideva loro, stringendo le labbra. Mantenne il segreto della gravidanza, nessuno - tranne sua madre e gli amici più stretti - ne era a conoscenza, e preferì così. La voce non si era diffusa, avrebbe fatto l'annuncio solo dopo il matrimonio.
Sapere che la gente fosse più al sicuro, la fece sentire in pace con se stessa. Il suo regno, molto ma molto lentamente, stava rinascendo, e ce l'avrebbe messa tutta pur di renderlo invincibile.
Si allontanò dall'atrio principale, imboccando il corridoio diretto alla sala del trono, quando si imbattè in Emèrie. L'indovina procedeva a testa bassa, con le mani strette tra loro, il passo rapido.
Margot aggrottò le sopracciglia. "Emèrie" la chiamò, e la fanciulla si bloccò, sollevando lo sguardo. Incontrò gli occhi scuri della regina, il suo colorito era molto più in salute. Non aveva più la grande fasciatura alla spalla, era stata sostituita da una più piccola e la regina riusciva a muovere più facilmente il braccio.
L'indovina si inchinò, abbassando di nuovo il capo. "Maestà" salutò.
Margot le si avvicinò, prendendola per le spalle e stringendola a sè in un caldo abbraccio. Emèrie appoggiò titubante le mani sulla schiena della regina, spiazzata. "Va tutto bene?" chiese infatti. Margot si staccò, annuendo con il capo ma continuando a tenere le proprie mani sulle spalle minute di Emèrie che era visibilmente dimagrita. Sul suo viso, gli zigomi erano molto più pronunciati e le guance infossate. I suoi occhi scuri si erano spenti.
"Adesso sì" disse la regina, guardandola profondamente in quelle pozze scure. "Sento il bisogno di ringraziarti, Emèrie."
"Maestà" la bloccò l'indovina, mordendosi l'interno della guancia. "Io non ho fatto granché, se non predirle quelle poche cose che vi hanno fatto cadere in preoccupazioni sempre maggiori."
"No, se non fosse stato per te, io non avrei mai pensato che una guerra sarebbe stata così vicina. Senza di te, non sarei stata preparata e chissà quante altre persone e cose avrei perso. Seppur non molto chiare, le tue visioni sì, mi hanno fatto pensare tantissimo, eppure non mi hanno lasciato impreparata di fronte la più grande sfida che mi sia mai capitata davanti. Ti ringranzio profondamente."
Emèrie strinse le labbra in un piccolo sorriso. "Ne sono felice, Maestà."
Margot si guardò alle spalle, notando un nuovo gruppo di persone accalcarsi vicino all'entrata. Poi riportò lo sguardo sull'indovina. "Ti hanno già assegnato un rifugio?"
La ragazza annuì con il capo. "Sì, ora dovrei andare via con loro."
Margot ingoiò a vuoto e scosse la testa. "No, lasciamo che quella casetta venga presa da qualcun altro. Ti voglio qui a palazzo."
Emèrie sgranò gli occhi, incredula. "Maestà? Siete seria?"
"Assolutamente." Fermò una guardia, annunciando la modifica. La congedò e tornò a parlare con l'indovina. "Vivrai qui, ti farò assegnare una stanza nei piani bassi così che tu possa stare tranquilla. Sarai la mia fonte personale di consigli."
"Vostra Grazia, io non posso accettare-"
"Sì, ti ordino io di rimanere qui. Prendilo come un ringraziamento."
Ad Emèrie si illuminò lo sguardo e gli occhi le si riempirono di lacrime. Si avvicinò alla regina quel tanto che spinse Margot ad abbracciarla di nuovo. L'indovina strinse le braccia intorno alla sovrana, lasciando che le lacrime solcassero le sue guance magre. "Voi siete una grande donna, Maestà. Tutti si ricorderanno di voi" le sussurrò all'orecchio.
Margot chiuse gli occhi. "Faccio solo quello che è giusto."
Emèrie si staccò, asciugandosi le lacrime con uno scatto del braccio e sorrise a trentadue denti. Abbassò lo sguardo sul ventre della regina, stringendo gli occhi, poi lo riportò sugli occhi di Margot. "Maestà.." la avvisò. "Voi.. Ne siete a conoscenza?"
La regina si morse il labbro ed annuì. "Ma non riferirlo, Emèrie."
"Non potrei mai, Vostra Grazia." Poi sorrise. Fece per avvicinare la mano alla regina. "Datemi la vostra."
"Cosa vuoi fare?"
Ma l'indovina non rispose. Chiuse gli occhi e decifrò il messaggio della mano di Margot. Poi li riaprì e sorrise alla regina. "Vuole sapere qualcosa?"
"Sul..mio bambino?"
Emèrie annuì. "L'ho visto." Margot sentì il respiro accorciarsi e il cuore battere più rapidamente. "Allora?"
La regina abbassò lo sguardo e si appoggiò le mani sul ventre ancora piatto, accarezzandolo dolcemente. "No, non voglio sapere niente, questa volta."
Emèrie annuì e si inchinò. "Con permesso, allora."
Margot tenne ancora le sue mani sulla sua pancia mentre congedava Emèrie che aveva una nuova luce negli occhi. La regina abbassò lo sguardo sul suo ventre, sorridendo tra sè e sè nel lungo corridoio in silenzio. "Facciamo che tu sia una sorpresa, va bene, piccolino?"
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Nothing is like it used to be - The War
Fanfic(Questa storia è un sequel. Si prega di leggere prima "Nothing is like it used to be" per capirne meglio le dinamiche.) Ci sono cose che non si possono prevedere. Accadono e basta. Margot non avrebbe mai potuto prevedere di perdere suo padre e Liam...