Capitolo 12

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La campanella segnò la fine della prima e straziante ora di chimica, Antony non vedeva l'ora di lasciare quel laboratorio. Decise di aspettare che tutti, soprattutto Greta, lasciassero l'aula, per poi andare via anche lui. Matteo infilò il libro nel suo zaino con una tale violenza che Antony pensò che uno dei due oggetti avesse subito un danno forte.
-Adesso mi dici che cosa ti prende, Antony.
Il ragazzo si guardò in torno e non rivolse lo sguardo al suo interlocutore.
-Te lo dico dopo in classe, giuro, ora vai.
Sembrò che Matteo volesse aggiungere qualcos'altro ma alla fine mise lo zaino in spalla e lasciò l'aula con una certa indignazione. Antony tirò un sospiro quasi di sollievo per il silenzio nella stanza ormai vuota. Iniziò ad infilare le cose che prima aveva sul banco, nel suo zaino, ma qualcuno entrò nell'aula distraendolo.
-Ehi.
Lo salutò Melissa, la bionda si era probabilmente dimenticata qualcosa in classe.
-Ehi.
Disse Antony con poco entusiasmo mentre metteva lo zaino in spalla. Il ragazzo si avviò in fretta verso la soglia dell'uscio ma la bionda lo fermò raggiungendolo.
-Ascolta, mi dispiace per averti dato buca l'altro giorno.
Gli occhi verdi di lei lo sfiorarono prima che lui potesse distogliere lo sguardo.
-Non fa niente.
Disse per poi meccanizzare un sorriso. La ragazza sorrise a sua volta, soltanto con le labbra.
-Fai bene ad avercela con me, ti ho dato una brutta impressione fin da subito. Se vuoi riprovare ad uscire fammi sapere!
Antony annuì evasivo e uscì dall'aula.

Un disastro, sarà un completo disastro.
Pensò tra sé, Antony, mentre andava insieme a Matteo, e a sua insaputa anche Anna, verso la festa a casa di Daniele. Doveva parlare con Greta, ora o mai più, stava andando lì solamente per quello, e per vederla, già, anche quello. Chissà come si sarebbe vestita, a parte che era bellissima sempre ma... ma a parte cosa? Perché lo stava pensando?! Scacciò quei pensieri e istintivamente si massaggiò le tempie con movimenti circolari. Aveva chiuso gli occhi ma camminava lungo il marciapiede, seguendo le voci dei due amici che erano con lui.
-Ehi, stai bene?
Gli chiese Matteo avvicinandosi a lui in modo che Anna non potesse sentirli più di tanto.
-Sì.
Rispose lui. Antony, il giorno prima, era riuscito a convincerlo veramente che lui non gli stava nascondendo nulla, che il comportamento strano che affrontava era soltanto stress scolastico, e se non parlava più di Melissa... beh, a quello aveva cercato di sviare. Già, stava sviando troppo, prima o poi doveva liberarsi di tutti quei pensieri che lo incatenavano alle ultimi notti in bianco. Nonostante i due si erano scambiati il bacio da solo tre giorni.
-Piuttosto, non ti dà fastidio aver invitato Anna, perché lo hai fatto?
Chiese Antony ancora più a bassa voce. Il suo amico fece spallucce.
-Mi ha detto che ho fatto bene ad averle detto che non mi piace, adesso ha voltata pagina e le piace un altro ragazzo, di cui non vuole farmi il nome.
Rispose lui sempre controllando che la rossa non li ascoltasse.
-Mh, ok.
I tre nel frattempo avevano raggiunto la porta della casa di Daniele, che era già aperta e mostrava gente all'interno che ballava a ritmo di musica assordante. Antony socchiuse gli occhi come se in quel modo avesse potuto abbassare il volume, odiava feste del genere.
Entrarono come se niente fosse, ed Antony si fece delle domande che ebbero immediatamente risposte quando si voltò e vide Greta vicino a quello che doveva essere il bodyguard. Probabilmente gli aveva detto che loro potevano passare. Il ragazzo si fermò a guardarla con un'aria di assoluta disperazione, era veramente stupenda. Indossava una mini gonna nera, delle calze e una camicia bianca. Ai capelli aveva la bandana rossa che Antony le aveva visto più volte indossare. Il moro non perse tempo e si avvicinò a lei che nel frattempo era a braccia incrociate a guardare qualcosa dietro le spalle di lui.
-Sai, non ti ho mai detto che potevi portarti Anna dietro, cosa vuole? Perché è qui? Mh, beh almeno non è vestita di merda come al solito.
Greta continuava a non guardarlo mentre sputava quelle parole, Antony iniziò a sentirsi infastidito.
-Non sono venuto qui per parlare di Anna, e tu lo sai.
Per la prima volta in quei pochi minuti insieme, Greta lo guardò sinceramente dritto negli occhi. La vide mentre gonfiava il petto e poi lasciava tutto andare con un sospiro, era consapevole di non avere più scampo, dovevano parlare, Antony stava per esplodere.
La mora fece per aprire bocca ma venne interrotta dalla voce riconoscibile che Antony cominciava ad odiare: era Daniele.
-Greta!
Antony lo vide mentre lui la chiamava dalla porta che divideva l'ingresso - dove erano loro - dalla sala.
-Arrivo.
Disse lei con poco entusiasmo prima di raggiungerlo. Antony la seguì con gli occhi fino a raggiungere la figura alta e robusta di Daniele. Antony si accorse che lui lo stava fissando, forse da quando si era accorto che Greta stava parlando con lui. Aveva uno sguardo minaccioso ma Antony, con tutta la sua forza di volontà, non si fece smontare e gli voltò le spalle. Ma era ancora amareggiato per aver perso un'altra occasione per parlare con Greta del bacio, per tutta la sera doveva trovare un modo.
-Ehi, vuoi qualcosa da bere?
Antony alzò lo sguardo per notare Anna davanti a lui che lo guardava con un'espressione quasi preoccupata.
-Ehm, no grazie, io non bevo.
Il moro si guardò velocemente intorno.
-Dov'è finito Matteo?
Anna non sembrò curarsene minimamente, infatti alzò le spalle in un gesto di assoluto menefreghismo.
-Da qualche parte, vieni, andiamo un po' in giro!
Lo afferrò per il polso e lo trascinò in sala. Antony controllò l'ambiente con un'espressione impassibile; c'era gente che chiacchierava normalmente con dei bicchieri di carta in mano, altri che limonavano vicino alle pareti come se niente fosse, ed altri ancora che giocavano a birra-ball su un tavolo da biliardo. Il ragazzo aveva probabilmente inarcato le sopracciglia, non era abituato a tale spettacolo. Anna lo teneva ancora per il polso e quella cosa lo irritava abbastanza, ma rimase zitto limitando la bocca storta e contrariata.
-Mi accompagni a giocare a birra-ball? Dai, è divertente!
Antony non capiva cosa ci fosse di divertente in un gioco dove si dovevano lanciare delle palline di formaggio in dei bicchieri, ma provò ad immaginare un altro tipo di compagnia. Anna gli era simpatica, sì... ma certe volte esagerava un po' a voler ricevere tutte quelle attenzioni. Mentre i due ragazzi raggiungevano il tavolo da biliardo, Antony si domandò per quale motivo Greta odiasse così tanto la rossa, che ora era con lui, e stava parlando con un ragazzo per dirgli che voleva giocare. Ed ecco che di nuovo ripensava a Greta, e proprio mentre Anna iniziava a giocare - probabilmente cercando attenzioni da parte di lui - Antony cercò la mora con lo sguardo. Si impegnò fino a quando non riconobbe la bandana rossa e la individuò. Era ad un angolo della stanza e stava parlando sorridente con un ragazzo che non era Daniele, così Antony non perse quell'occasione. I piedi si mossero quasi da soli e lui già si trovava al centro della stanza camminando dritto verso Greta. Lei lo aveva già visto, ma continuava a prestare attenzione al ragazzo di fronte a lei, sembrava nervosa. Stava per raggiungerla ma Daniele divenne più svelto e meno esitante di lui e si mise davanti a lei prendendola per le guance e baciandola. Antony si voltò dall'altra parte e chiuse gli occhi come se avesse di nuovo davanti lo spettacolo più brutto del mondo. Nel frattempo nell'aria c'era un forte odore d'erba e di fumo che lo stavano disorientando, la musica sembrava più forte e gli stava facendo girare la testa. In più sentiva una voce femminile che lo chiamava, probabilmente era Anna, ma quando finalmente aprì gli occhi guardò tutto tranne che lei. Cercava disperato con gli occhi una via d'uscita da tutto quel frastuono, ma l'unica cosa che attirò la sua attenzione fu di nuovo Greta che stavolta era da sola e lontana, si guardava intorno come se non volesse essere seguita e subito dopo uscì da una porta che probabilmente portava ad un ingresso alternativo. Antony lasciò velocemente il tavolo alla quale si era appoggiato e corse verso la porta senza curarsi della gente che stava urtando, e di Anna che lo chiamava.

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