Prologo:
Le persone programmano tutto. Da che ora svegliarsi a che ora andare a letto, da cosa mangiare, cosa fare, cosa studiare, le persone programmano ogni cosa: ogni singolo istante della loro vita. E per carità io non sono di certo una di quelle che dice "vivi ogni istante senza sapere cosa succeda dopo" perché quello che viene dopo mi ha sempre spaventato, ma io non programmo.
Ho smesso di farlo dopo che tutti i miei programmi sono andati a rotoli e sono diventata quello che sono. Certo, una ragazza sempre allegra, disposta a ridere e a scherzare, ma il mio sguardo da qualche tempo è palesemente spento. Nessuna emozione trafila mai dai miei occhi, nemmeno per errore.
Sono spenti, consumati.
Non importa quanto tempo io passi con gli amici o il fatto che sorrido spesso. Rimango ciò che sono.
Testarda, impulsiva, menefreghista e totalmente un disastro. Non ho certezze o stabilità nella mia vita.
Come faccio a programmare qualcosa di tanto grande come un futuro se ormai sono così indecisa su qualsiasi cosa fare?
Non mi sforzo più nemmeno di provarci.
Tutti pensano che non me ne importi più, che non mi interessi più di nulla. Ma non è così. Io ci provo davvero, ma senza una ragione per cercare di far andare bene le cose, non ha molto senso.
Io non mi basto. Non mi sono mai bastata e mai lo farò. Inutile dirlo.
Inutile provare a convincermi di bastarmi o cose del genere, non mi sono mai amata abbastanza e così è sempre stato, ma questo poco importa, la cosa che davvero importa è che io ho sempre avuto bisogno di qualcuno al mio fianco. E adesso mi sento abbastanza persa.
Non lo nota nessuno e questo è certo, ma sono lo stesso davvero persa.
Ho Alice con me, la mia compagna di vita dall'età di 12 anni quando ci salavamo la scuola andando al parco coi ragazzi più grandi. Esperienze.
Ecco di quello sono felice, di aver avuto lei con me, di aver avuto così tante avventure insieme.
Poi sono felice di mio fratello, Lèon, non importa quanto lontano possiamo essere, il suo cuore è nel mio. Sempre.
E non mi posso lamentare della scuola o degli amici, il punto è che non sempre queste cose rendono completa una persona.
Sono stata cresciuta davvero bene. In una famiglia benestante che guai ad avere un capello fuori posto. Ma di certo quelle cose non fanno per me. Maniaca del controllo lo sono, ma non per cose tipo i capelli.
Mio padre rispettato avvocato e mia madre grande psicologa, sempre presenti per me, forse fin troppo. Il bene che mi vogliono è senza dubbio molto ma non abbastanza per capirmi, si vede.
Mio padre non ha mai accettato la vera me. Si ostina anche adesso a provare a farmi cambiare. A farmi togliere il piccolo, quasi nullo, dilatatore che porto all'orecchio sinistro, per non parlare delle scene che ha fatto per un minuscolo tatuaggio dietro il collo. Oltre tutto, la lettera di mia sorella.
Mia sorella. Primo pezzo mancante della mia vita.
Mattew, secondo pezzo mancante della mia vita, e per finire, i troppi casini in cui mi sono messa negli anni.
Penso di avere amato Mattew con ogni fibra del mio corpo, o almeno, ci ho provato. Non sono capace ad amare e lo ammetto. La nostra non è però di certo, la solita storia in cui lui mi tradisce e io ne rimango delusa.
Il fatto è che io ero diventata davvero troppo legata a lui, era diventato completamente parte di tutto ciò che facevo, pensavo, vedevo, volevo. E non riuscivo a gestire questa cosa. Non so come gestire me stessa, figuriamoci una persona in più nella mia vita. E lui era davvero troppo uguale a me. Io ho bisogno di qualcuno che mi scontri e mi faccia sentire viva, non di qualcuno che mi supporta anche quando faccio la più grande merdata.
Così anche se nella sofferenza più totale siamo riusciti a dividerci, è stato un inferno tornare alla vita senza lui.
Era diventata come un'abitudine averlo al mio fianco. E anche se so che è meglio così, dopo che se ne è andato, le cose sono state più complicate di quanto credessi e mi sono sentita vuota.
Mi sento vuota.
Comunque sia, riprendiamo a sistemare i pezzi.
Frequento una buona scuola, sono abbastanza brava.
I miei mi hanno spedito qua dopo che avevo combinato troppi casini a Manchester e pensano che in questa scuola a Londra io possa ritrovare la "disciplina", non capiscono un cazzo.
Vivo in un palazzo non troppo lontano dalla scuola, in un quartiere dove vivono praticamente solo giovani. Io sto al terzo piano mentre Alice al quarto. La cosa migliore.
È un buon quartiere e non mi posso lamentare.
Troviamo sempre qualcosa da fare.
Io sono Heisel, Heisel Gray.
Mi piace il mio cognome, "Grigio", è un po' quello sono,una terra di mezzo fra il nero e il bianco. Una terra di mezzo fra allegria e tristezza.
Sono la terra di mezzo.
Ho 18 anni e ho bisogno che qualcuno riaccenda i miei occhi, ma voglio qualcuno che arrivi senza un programma.
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Gray
Fanfiction"L'amavo,non per il modo in cui ha ballato con i miei angeli,ma per il modo in cui il suono del suo nome potrebbe mettere a tacere i miei demoni"