Cap. 22

482 52 27
                                    

Una volta finita l'estate dovevo iniziare a pensare seriamente al mio futuro ed iscrivermi all'università. Fu una scelta abbastanza complicata, amavo la letteratura e anche se entrai nella facoltà di Lettere, scelsi Giurisprudenza.

<< Una volta frequentato lettere cosa farai? Non c'è lavoro. >> Chiunque mi riferiva queste parole e mi feci coinvolgere. Tornassi indietro manderei tutti a fanculo! La facoltà di Giurisprudenza mi affascinava, ma solo con il tempo capii che era una lotta contro i professori: la loro serietà, la loro presunzione, non faceva altro che scaturire dentro me rabbia. Allora presi tale facoltà come una sfida con me stessa che dovevo vincere ad ogni costo, mi impegnai sempre di più per sentirmi realizzata, almeno in questo. "Almeno in questo"...sì, dentro me c'era un periodo di chiusura, nonostante continuavo a vedermi con Alex non riuscivo a vedere un futuro con lui, non mi sentivo capace di affrontare la vita, di combattere contro tutti i casini che si stavano accumulando.

Mi ritenevo molto fortunata in amicizia. C'era un ragazzo, il fidanzato di una delle mie migliori amiche, più grande di noi di soli tre anni e, solo in questo periodo mi accorsi della sua importanza per me. La nostra amicizia nacque per caso, grazie alla mia amica, era un' amicizia semplice che col tempo diventò indispensabile. Simone, così si chiamava, faceva sentire sempre la sua presenza nel periodo buio della mia vita. Lui fu l'unico che non giudicò le mie scelte, fu l'unico che sapeva cosa dirmi al momento giusto. Mentre negli anni passati ci vedevamo solo quando uscivamo in comitiva, successivamente il nostro rapporto si solidificò, ci vedevamo anche da soli per discutere un po' dei nostri problemi e devo dire che riuscivo a parlare più con lui che con Alex. Lui sembrava capirmi senza bisogno di aprire bocca, riusciva a dimostrarmi tutto il suo affetto e i suoi abbracci mi facevano tranquillizzare.

Era ottobre e mi ritrovai in città, in una casa affittata, la cosiddetta "casa maledetta", per frequentare meglio le lezioni universitarie. Inizialmente stavo lì con la mia amica, la ragazza di Simone, ma poi lei ritornò al paese, lasciandomi sola. Proprio in questi momenti quando la solitudine mi stava per portare alla pazzia perché non facevo altro che riflettere sulla mia vita senza trovare una via d'uscita, Simone mi aiutò a non cadere ancora più a fondo. Una volta tanto veniva a farmi compagnia, passavamo le serate a guardare film, a parlare, a confidarci e per mio orgoglio non parlai mai del mio stato d'animo, non parlai mai di come stavo per Alex e di come mi mancava quando non era con me. Nonostante il mio silenzio, Simone sembrava capire sempre tutto e si prendeva cura di me.

Simone faceva per me quello che Alex non riusciva più a fare. Adesso tra noi non c'erano che solo litigi.

Quello che mi segnò particolarmente fu uno, a fine estate, ripensavo alle sue parole e a quanto avesse ragione. "E' tutta colpa tua, per tutto, se noi siamo finiti così...". Leggere quelle parole, mi faceva star male, perché era vero, era proprio così: era tutta colpa mia! E se non avessi abortito? Forse solo così Alex sarebbe stato con me eternamente, senza litigi ingiusti; e se avessi detto tutto ai miei? Mi avrebbero cacciata di casa e avrei vissuto con lui, magari mettendo da parte la mia carriera ed iniziando a lavorare. Pensieri assillanti mi gironzolavano in testa,in quella casa maledetta, in quella città ignota.
Per l'ennesima volta io ed Alex ci trovavamo in lite, non capivamo più cos'eravamo noi. Ma quel "noi" c'era ancora, lo si leggeva nei nostri occhi, ci facevamo male ogni volta che ci guardavamo, ma entrambi amavamo follemente, immensamente, sinceramente, gli occhi dell'altro.

<< Stasera sei ospite a cena a casa mia, basta stare rinchiusa lì dentro. >> Era una serata in cui fuori faceva un freddo micidiale e non avevo nulla per distrarmi, ma come sempre Simone mi salvò. A quell'invito ricambiai con un sorriso. Quanto era dolce! Era come un fratello per me.

<< Va bene, accetto solo se riesci a cucinare bene, se no ti rinnego come fratello. >>

<< Non ti deluderò! Alle 21:00 ti passo a prendere, quando esco dal lavoro. >>

Paura di amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora