Un muro

E poi C'era lui. Fermo.

Sempre seduto davanti a quel muro vuoto, forse quanto lui.

Non c'era nulla di particolare in esso,

ma lui lo trovava speciale.

Immagniva che un giorno lo potesse riempire con qualsiasi cosa.

Cosa che non fece mai.

O meglio fece, ma non come si aspettava.

L'unica cosa che faceva quotidianamente ogni giorno era scrivere.

Scrivere poesie sul suo portatile.

Ne scriveva molte, forse troppe secondo lui.

Non aveva amici e per i suoi genitori

era come se non esistesse.

Lui aveva solo una fotocamera istantanea,

il suo portatile,

il suo cane Will

e il suo muro.

Aveva, oltre la passione dello scrivere, anche quella di fotografare tante cose.

La prima cosa che fotografò, appena gli fu stata regalata la sua macchina, fu proprio quel muro, rimasto ancora bianco dopo quattordici anni.

Ebbene sì, dopo tanti anni, rimase bianco.

Ma non fu così per sempre.

Un giorno tornato da scuola, si sedette davanti al muro e ci rimase finchè non arrivarono i suoi.

Immaginava già che fosse successo qualcosa.

È così è stato.

Sua nonna, a causa di un tumore allo stomaco, morì.

Era la sua sua migliore amica e fu proprio lei ha regalargli sia la macchina sia il computer.

Quel giorno fu il più brutto per Jonathan, ma fu anche il giorno in cui riempì una parte del muro.

Attaccò la foto di sua nonna mentre giocava insieme a lui in un prato e un foglio con su scritta la sua poesia preferita.

"11 marzo

I ricordi potranno esser pur nascosti,

ma pensar al significato di essi,

cambia.

Cambia

sia in meglio

che in peggio.

Succede sempre qualcosa,

quando pensi al passato

e ricordi".

Jonathan era un ragazzo di 16 anni, adottato da una coppia formata da due ubriachi. Dei suoi veri genitori non se ne sa nulla, ma l'unica persona, che apparteneva alla sua vera famiglia, era sua nonna, morta, proprio quando Jonathan incominciava a ricordare tutta la sua vita trascorsa in quattordici anni. Aveva perso la memoria.