Chapter fourteen

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Eravamo giunte al secondo piano, di fronte alla porta di camera mia, ed io non potei fare a meno di guardare mia zia con la fronte aggrottata; cosa doveva mostrarmi in camera mia?

Insomma, camera mia, teoricamente dovevo conoscerla.

Forse la birra gli aveva dato alla testa, ma lei me l'aveva detto prima di berla;
non capivo; per quanto provassi a cercare di capire, non capivo.

Lei spinse la maniglia facendosi spazio nella mia stanza non molto ampia secondo gli altri, ma abbastanza per me che odiavo i posti troppo spaziosi, ritrovandomi ad essere sempre sola.

Mi fece segno con la mano di entrare, ed io mi accorsi di esser rimasta immobile sulla soglia a guardarla, senza prestarle attenzione.
Infatti non mi accorsi nemmeno che fosse arrivata di fronte alla finestra di camera mia, non che ci volesse molto dopotutto.

Mi addentrai nella mia camera, che in quel momento non sembrava più camera mia, ma la camera di un estraneo; e lei estrasse una piccola chiave arrugginita dalla tasca posteriore dei suoi jeans blu.

≪ Cos'è? ≫ le chiesi

≪ Una chiave? ≫

≪ Ah, avrei scommesso fosse un'elefante, volevo pure obiettare, ma come fare ≫ dissi alzando gli occhi al cielo.

≪ Oh, allora vedo che l'umorismo è proprio di famiglia ≫ disse alzando anche lei gli occhi al cielo.

La guardai attenta, mai in vita mia notai la piccola serratura all'angolo della panca.

≪ Vedi Eireen, tua madre prima di morire, mi disse di darti delle lettere da parte sua; quando avrei ritenuto fosse il momento giusto.
Il momento giusto nel quale tu saresti riuscita ad affrontare quello che contengono ≫ disse alzando una parte della panca, per afferrare una scatola al suo interno e poi richiuderla.

≪ E questo, mi sembra il momento più adatto, tieni ≫ mi disse porgendomela.

Afferrai lentamente la scatola e con la stessa lentezza la posai sul letto, come se si potesse frantumare da un momento all'altro, e guardai mia zia con le lacrime agli occhi.

≪ C'erano delle lettere per me, da parte di mia madre, nella mia stanza; e tu, hai avuto il coraggio di non dirmi mai nulla a riguardo? ≫

≪ Tesoro, stavo aspettando il momento giusto, io non so cosa possa aver scritto in quelle lettere, non volevo che passassi l'adolescenza a rimuginare su delle lettere e su un fatto ormai accaduto, per il quale tu non puoi fare niente, ho semplicemente fatto quello che mi ha detto di fare tua madre ≫

≪ Non volevi che passassi l'adolescenza a rimuginare su un fatto ormai accaduto?≫ risi istericamente, mentre lei si limitava ad annuire in silenzio.
≪ Mia madre, è morta. Morta. Sai cosa vuol dire "morta"?  Non c'è più, non la potrò più vedere, lei non mi vedrà crescere, ed io non la vedrò invecchiare.
Non potrà vedere nascere i miei figli, se li avrò.
Non potrà aiutarmi a superare i momenti bui. E tu, non vuoi che io ci rimugini sopra?
Ti rendi conto di quanto assurde siano le tue parole? ≫

≪ Era anche mia sorella! Pensi che tu sia stata l'unica a soffrire per la sua morte?
Beh te lo dico io, no.
Ho sofferto io, ha sofferto mio marito, ha sofferto anche mia figlia Emily, era sua zia dopo tutto.
Hanno sofferto i nonni.
Eireen, lei era una parte fondamentale della mia vita, una delle più  importanti.
Ed ho sofferto anch'io, tutt'ora soffro, e tanto. ≫

Un sorriso amaro si fece spazio sul mio volto, ripensando alle parole di quella donna.

≪ Per te era una parte fondamentale della tua vita, una delle più importanti.
Per me, lei, era tutta la mia vita, non una parte.
Tutta.
Io non ho sofferto, i-io sono crollata, buona parte di me è morta insieme a lei.
Tu quando arrivi a casa dal lavoro, hai la tua famiglia a cui pensare. Hai tuo marito, tua figlia.
Io quando arrivo a casa, cosa mi rimane?

Fragili come petali di rugiadaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora