"Non puoi sono bloccata.." dissi con ancora le lacrime che mi rigavano il viso.
"In che senso bloccata?" Chiese mio padre.
"Una lunga storia.. in breve...." finii di raccontare il tutto.
"Vieni con me, non ti preoccupare di loro" disse lui.
"Se lo faccio un mio amico, se vogliamo chiamarlo cosi, morirá e ho paura che la mia amica si cacci nei guai a causa della mia sparizione, é un ottima stalker e hacker." Continuai. "Lascia che me ne occupi" dissi io, chiedendo fiducia, anche se non ne avevo bisogno.
"É pericoloso, no" disse lui severo.
"Senti ti voglio bene, ma saranno anni che non mi vedi e cerchi, potevi pensarci prima a fare il padre, ne ho vissute tante, mi hanno anche sparato, mi sono buttata da un aereo senza paracadute. Questa situazione non mi fa paura" uscii dalla camera.
Stavo per entrare nella camera accanto, dove mi aspettavano Max e Jonh, Jonh pronto a farmi domande del perchè lo avevo evitato, e iniziando a rimproverarmi, al solo pensiero alzai gli occhi al cielo. Prima che potessi toccare la maniglia gelida della porta di quercia accanto alla camera da dove era uscita, una mano mi blocco."Dopo ne parliamo, ora tieni ti servirá" mi diede una pistola calibro 9. Come quella che avevano usato quando lo avevano.. ferito. Gli feci un finto sorriso, aprii la porta della mia camera, salutai i due ragazzi che mi guardavano interrogativi, cos'é ora non posso fare una passeggiata, dove incontro mio padre che credevo morto, che mi ha dato una pistola per difendermi, dopo avergli raccontato nei casini che mi avete messo?? Non diedi molto caso a loro, e mi fiondai subito in bagno, chiudendomi a chiave e coprendo la serratura con un asciuga mani, in modo che i due non potessero guardare da essa. Presi la pistola che avevo nascosto nei jeans, coperti da una larga e immensa felpa di qualche taglia più grande e la misi silenziosa, non potevo piú sopportare la situazione, e non ne potevo uscire da sola senza l'aiuto di nessuno. Avevo intenzione di fare fuori Jonh, a sangue freddo, non avevo rancore a fare un atto del genere a una persona che ogni secondo mi lanciava delle occhiate di minaccie, facendomi capire che se avessi fatto un passo falso sarei morta. Loro avevano ucciso mia madre, ed io non avró pietá per loro, ma ovviamente non posso farcela da sola, e anche se non voglio chiederò aiuto a Max. Prima di uscire, nascosi la pistola nei jeans dinuovo e coprii il tutto con la felpa. Uscii e Jonh si trovava fuori ad avvelenarsi con la sua solita sigaretta. Non potevo ucciderlo qui in albergo, dovevo attirarlo fuori, e sapevo come fare.
I miei pensieri vengono interrotti dalla suoneria del telefono di Jonh, all'inizio non si era accorto della sua suoneria fastidiosa, poi spense la sigaretta e sbuffando rispose al telefono, quando lesse il nome della persona che lo chiamava, alzó gli occhi al cielo immaginando la conversazione che gli aspettava. Dopo svariati secondi ad annuire al telefono, mugugnando qualcosa al destinatario, uscii dalla camera e prima di chiudere la porta mi lanció un occhiataccia in segno d'avviso. Da una parte ero felice che era uscito. Controllai se era ancora nel corridoio e dopo mi convinsi a parlare a Max. Lui era disposto ad aiutarmi, ci eravamo messi d'accordo, avevamo un piano ben preciso, e tutto sarrbbe andato come previsto.
Spazio autrice
Ciao spero il capitolo vi sia piaciuto. Se é cosi lasciate una stellina e commentate.
CIAONE!!!
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|| An asshole with blue eyes ||
Azione(IN REVISIONE) Se trovate degli errori non sono perfetta, segnalatemeli cosí protró sistemarli. {COMPLETA} Una vita regolare e semplice, che puó essere stravolta in pochi attimi. ~~~~~~~~~~ [Pt.27] "Piaciuto lo scherzo, sono una brava attrice?!" Di...