And the camera flashes make it looks like a dream

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And the camera flashes make it looks like a dream


Quante cose era in grado di contenere una fotografia?

Era la prima domanda che le avevano fatto alla lezione di presentazione del suo corso alla NYIP.

Si stava approcciando a rispondere quando il professore stesso risolse il quesito.

Si trattava di una domanda retorica e lei le odiava tanto quanto chi le utilizzava come forma di autoelogio. 

“Infinite e nessuna” era la risposta.

Filosofia spicciola ed incredibilmente scontata.

Alla conclusione dei suoi studi, I suoi pronostici si erano rivelati fondati: aveva odiato quel professore quasi quanto odiava svegliarsi nel cuore della notte a causa dei rumori di una città alla quale ancora non era abituata.

Cosa spingeva l'uomo a fotografare? 

Quella era la vera domanda.

Nonostante lo facesse da anni, Lauren non aveva ancora trovato alcuna risposta, ancora non era in grado di classificare in alcun modo l'interruttore che scattava in lei, eppure lo percepiva, fremente al centro del suo petto, aspettando il momento propizio, l'istante esatto in cui sarebbe scattato.

Da solo, senza il bisogno di alcuna spinta.

Le era successo milioni di volte.

Non le era mai successo come quella volta.

Freneticamente premeva il pulsante della sua vecchia Nikkormat FT3, perché, pur catturandolo, il tempo le sfuggiva di mano come sabbia in un pugno e Lauren non poteva, non poteva lasciarlo scorrere senza catturare quanto più poteva di quell'angelo in tutù.

L'aveva conquistata all'istante, riuscendo a distrarla dall'appassionante lettura di Madame Bovary.

Danzando e volteggiando sulle note di una musica che Lauren neanche sentiva, quella ragazza dai capelli scuri e le linee dolci era stata in grado di rapire completamente la sua attenzione.

Era arte.

Arte in carne ed ossa, arte in movimento.

Quel tipo di arte in grado di smuovere continenti, di creare terremoti.

Arte vera.

Ed il bisogno di fotografarla era così spasmodico da essere diventato fisico.

Le linee perfette che le sue gambe abilmente creavano, i dolci movimenti, intensi, leggeri.

Non riusciva a distinguere con perfezione i cenni del suo volto, ma, pur non avendola mai vista prima, avrebbe potuto giurare che stesse indossando un'espressione ricca di fierezza e sicurezza.

La stessa con la quale Lauren maneggiava l'oggetto tra le sue mani, quasi anche lei stesse danzando sulle note della stessa musica.

Si stava dedicando con così tanta dedizione all'immagine di quella straordinaria creatura, che di colpo si ritrovò ad inspirare un'innaturale quantità di ossigeno.

Le aveva tolto il fiato, senza neanche rendersene conto aveva smesso di respirare.

Sentiva il petto sollevarsi in scatti irregolari e si inumidì le labbra, stringendo gli occhi per poter mettere meglio a fuoco.

Quasi poteva sentire il profumo dei suoi capelli castani e si morse la guancia al pensiero che avrebbe pagato qualsiasi cifra pur di poterla fotografare mentre li scioglieva, liberandoli dalle costrizioni di quel tirato chignon.

And the camera flashes make it looks like a dreamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora