I giochi cambieranno tutti.
Mi svegliai per niente riposata, decisi di farmi una doccia. Svogliatamente indossai una maglia e dei pantaloni e scesi per fare colazione.
Mi sedetti davanti a Cato, che mi domandò se andava tutto bene.
"Si, sono solo stanca." mi limitavo a rispondere distrattamente.
Continuavo a pensare all'incubo, a cosa potesse significare.
Dovevo morire. Dovevo morire e Cato doveva vincere. Per portare onore al nostro distretto. Per la sua famiglia. Per me. Credevo nel nostro accordo. Sapevo che avremmo potuto farcela. Ma in fondo sapevo, anche, che io dovevo morire. Per Cato. In questo modo lui poteva vincere.
Stavamo sempre in compagnia di quelli dell'uno. Li odiavo. La odiavo.
"Cato, sei veramente bravissimo con le spade. Potresti aiutarmi." continuava ad andare dietro a Cato chiedendogli qualsiasi cosa. Ero leggermente gelosa di Lux.Quel giorno, agli allenamenti il ragazzo del dodici si dimostrò veramente inutile. Il nostro gruppo continuava a deriderlo, mentre io emettevo qualche risata palesemente finta.
Ero immersa nei miei pensieri. Continuavo a ripetermi che dovevo fare di tutto per salvarlo dall'arena. Cato doveva vivere. Il ragazzo del dodici, intanto, avevo provato a dimostrarci che non era inferiore a noi. Lanciò un oggetto simile ad una palla da bowling, ma molto piú grande e pesante.
Ci guardammo tutti un po'perplessi. "Niente male" fu l'unico commento pronunciato.
Quella notte feci lo stesso sogno: una voce che faceva il countdown, io che correvo a fatica e poi il buio.
Ma questa volta non mi svegliai. Questa volta c'era Cato, steso per terra. Ricoperto di sangue. Non osava muoversi. Il suo sguardo era vuoto.
Fu a quel punto che mi svegliai, un risveglio piuttosto brusco. Spaventata, mi alzai e mi diressi verso la sua stanza. Lentamente la aprii, ma lui non c'era. Tornai in salotto e lo trovai seduto su uno dei comodissimi divanetti in pelle.
Lasciai un sospiro di sollievo, che evidentemente lo spaventò, dato che si distolse dai suoi pensieri e ripose lo sguardo su di me.
Mi guardava con un viso freddo. Non lasciava trasparire nessuna emozione.
Odiavo quando lo faceva. Odiavo quando non riuscivo a capire ciò che provava."Cato.. " iniziai con la voce tremolante per il freddo che si era impossessato della stanza.
"Abbiamo commesso un grosso errore. Un grossissimo errore.-disse e si alzò in piedi-Sappiamo entrambi che ci può essere un solo vincitore. Dobbiamo finirla qui."Le parole uscivano dalla sua bocca e mi colpivano come spade. Decisi che non dovevo mostrarmi triste e tirai su le lacrime che minacciavano di uscire.
"Non capisco. Dove è finito il 'Insieme o per niente' ?" sospirai cercando di nascondere il mio dolore.
"NON È MAI ESISTITO, CAPISCI?-alzò la voce- Ci può essere un solo vincitore e lo sappiamo bene entrambi."
"Quindi se capiterà mi ucciderai?" cercai di non scoppiare in lacrime.
"Non ho detto questo."
Il suo sguardo freddo mi metteva soggezione. Rimasi anche io fredda. Non potevo permettermi di crollare.
"Come è possibile dimenticare una persona amata? " sputai piú acida.
"È possibile. Io ci sono riuscito." si ritirò in camera sua.
Io rimasi lì. In piedi. Osservando il vuoto mentre le lacrime mi rigavano le guance.
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Erano passati giorni, ormai, da quando Cato dimostrò di non aver mai tenuto in qualche modo a me.
Non mi aveva piú rivolto parola ed io ho fatto lo stesso.
Non lo odiavo però. Non riuscivo ad odiarlo e continuavo a promettermi che avrei cercato di proteggerlo, perchè lui doveva vivere, perchè io lo amavo.
La sera era giunta, il giorno dopo saremmo entrati in arena. Mi sentivo coraggiosa, pronta a combattere e triste.
Non si può amare nell'arena. L'amore ed i Giochi non vanno d'accordo. Me lo ripetei piú volte quella notte. Ma non riuscivo a smettere. Non riuscivo a smettere di amare i suoi occhi, non riuscivo a smettere di amare i suoi capelli, biondi e perfettamente curati, non riuscivo a smettere di amare il suo sorriso, le sue fossette e la sua risata. Non riuscivo a smettere di amarlo. Non riuscivo a smettere di amare Cato. Però lui sì, lui era riuscito a smettere di amare me.
Lentamente mi abbandonai al sonno con la consapevolezza che l'alba si stava avvicinando. Che i Giochi si stavano avvicinando. Che la mia morte si stava avvicinando.
-Spazio Autrice.
Eccovi un capitolo lungo, per scusarmi della mia assenza. Continuate a dirmi cosa ne pensate. Vi sono molto grata.
A presto.-Autrice.
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It's a promise. [CLATO] [COMPLETATA]
FanfictionNon si può amare nell'arena. L'amore ed i Giochi non vanno d'accordo. Me lo ripetei piú volte quella notte. Ma non riuscivo a smettere. Non riuscivo a smettere di amare i suoi occhi, non riuscivo a smettere di amare i suoi capelli, biondi e perfetta...