CAPITOLO 48

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Quel giorno il cielo era scuro, erano solo 3 pomeriggio eppure si vedeva a malapena senza un minimo di luce artificiale. C'era la nebbia e faceva freddo, molto freddo. Un tipico inverno di Bismarck, con vento e gelo. Ma quel giorno non era giorno comune, a differenza di quello che avevo pensato uscendo di casa qualche minuto fa.
Jamie sembrava così preoccupato al telefono, mi aveva chiesto di trovarci al nostro posto appena possibile. Io volevo dirgli di no, che dovevo studiare, ma il modo in cui me lo aveva chiesto, l'ansia nella sua voce, il piccolo tremolio che aveva avuto ad un certo punto, c'era qualcosa che non andava.
Così uscì e mi incamminai verso il nostro angolo, il posto in cui mi aveva detto di amarmi e dove anche io gli avevo detto lo stesso. Fu un momento magico e speciale, il giorno in cui capii cosa voleva dire amare,sentirsi bene ed essere felici, niente complicazioni o sofferenze, solo tranquillità.
Guardai l'orologio e prima che potessi scorgere l'orario una mano si chiuse sul mio polso.
<< Ti ho fatto aspettare molto amore?>>
La voce di Jamie era sempre così dolce e amorevole quando si rivolgeva a me. Voleva prendersi cura di me e di questo gliene ero immensamente grata.
<< Solo qualche minuto tranquillo.>>
Gli stampai un bacio sulle labbra ma lui rimase impassibile. Non era da lui, per niente. Notai che non riusciva nemmeno a sostenere il mio sguardo, iniziai a preoccuparmi.
<< Tutto okay?>>
<< Ella, devo parlarti.>>
I suoi occhi era lucidi e mi guardavano come se cercassero nei miei una sorta di comprensione o di perdono.
<<Jamie così mi spaventi.>>
<< È successa una cosa.>> prese le mie mani e le strinse. << Qualche mese fa ho fatto domanda ad una prestigiosa scuola di musica. Non so perché, ero solo curioso di vedere se potessi farcela o meno. Così ho fatto un video dove suonavo quel pezzo di Bach che ti piace tanto. Credevo di non essere andato molto bene, dato che erano 6 mesi che non si facevano sentire. Quando sono tornato a casa ho trovato una loro lettera, mi hanno proposto una borsa di studio per il secondo semestre. Ed io ho intenzione di accettarla.>>
<< È meraviglioso Jamie. Perché ti preoccupavi tanto a dirmelo?>>
<< È a New York.>>
<< Aspetta cosa?>>
Sentii la terra mancarmi sotto i piedi, la testa girava e le gambe stavano per cedere. Non poteva andare via, non Jamie, non l'unico uomo che abbia mai amato, l'uomo con cui avrei passato il resto della sua vita.
<< Mi dispiace Ella.>>
Avrei voluto dirgli tante cose ma non riuscivo ad aprire bocca, così parlò lui per me e disse tutto ciò che la mia bocca aveva paura a dire. Mi disse che mi amava e tanto, e proprio per questo non poteva tenermi legata a lui, che gli si spezzava il cuore ma dovevamo lasciarci, che se fosse stato destino saremmo tornati insieme e che ero l'amore della sua vita.
Io lo guardai e lui guardò me, e senza accorgermene lui si stava già allontanando da me lasciandomi un semplice bacio sulla guancia.
In quel momento credetti davvero che non sarei mai più riuscita ad amare.
La verità è che allora non sapevo cosa fosse davvero l'amore.

Il paramedico continuava a urlare strani termini clinici ,che per me non avevano alcun senso. L'unica cosa che aveva un senso era lei. E lei adesso era in fin di vita davanti ai miei occhi. Vedevo mentre la caricavano e le mettevano strani tubi addosso, per un momento risi pensando alla sua faccia se fosse stata sveglia.
Se solo lo fosse stata...
L'immagine di lei che cadeva continuava a riaffiorarmi nella testa come un brutto sogno. Ella che mi guardava in cerca di aiuto ed io lì , disteso, completamente inutile davanti a ciò che Jamie stava per farle. Mi aveva sussurrato che mi amava ed io l'avevo capito. Avrei dovuto dirle che l'amavo anche io , almeno per un'ultima volta.
I miei occhi caddero su di lei, sdraiata su una barella in quella orribile ambulanza. Era bella, davvero molto, sembrava che dormisse e finsi di credere che fosse vero, che stesse dormendo e che stesse sognando noi, la nostra famiglia.
<< Come si chiama?>> mi chiese la donna vestita di blu.
<< Holland James, ma tutti la chiamano Ella.>>
<< È una tua amica?>>
<< No.>> sorrisi leggermente. << È la mia futura moglie.>>
Strinsi la mano di Ella e fu bellissimo sentirla calda al tatto, voleva dire che forse la vita non l'aveva ancora abbandonata completamente.
<< Amore mio, ti giuro che ti rimetterai. Dovessi andare all'altro mondo e venirti a prendere come Orfeo. Non permetterò nemmeno al Padre Eterno di separarci.>>
Avrei voluto sentire la sua voce dirmi che mi credeva, che avrebbe fatto di tutto per rimanere con me e che presto saremmo stati insieme per sempre. Ma tutto ciò che sentii fu il rumore di uno sportello sbattere e l'urlo della donna accanto a me. E in un attimo il veicolo fu in moto.

TELL ME WILL BE FOREVER||STYDIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora