Ivan e Sden si trovavano ancora nel suo ufficio. Il vecchio aveva fatto portare un piccolo letto di paia per il bambino e anche i loro pasti. Una minestra di carne e verdure per pranzo e ali di pollo per cena.
All'inizio Ivan si era rifiutato di mangiare per ripicca contro Sden, ma aveva finito per rinunciare. Quel cibo aveva un odore così delizioso e lui aveva davvero tanta fame. Dopotutto, non aveva senso fare lo sciopero della fame per far soffrire il vecchio consigliere. L'unico a rimetterci era lui.
Aveva mangiato la minestra tutta in un sorso e, quando erano arrivata la cena, si era fondato su di essa come uno schiavo che non vedeva cibo da dieci giorni.
La madre di Ivan non era una pessima cuoco, tutt'altro, e aveva sempre cercato di non far mancare niente sulla loro tavola, ma alla fine restavano quello che ertano: dei popolani. Non potevano certo sperare di mangiare le prelibatezze della corte, e Ivan, in tutta la sua vita, non aveva mai mangiato cibi più deliziosi di quelli, soprattutto le ali di pollo. Se non fosse stato per la presenza di Sden, non gli dispiaceva affatto stare lì.
"Ti piacciono, eh? Scommetto che non hai mai assaggiato le spezie che ci sono in quelle alette" disse Sden con un sorrisetto stampato sul suo volto rugoso.
Lui non rispose.
"Ancora questo gioco del silenzio?" il vecchio cercò di avere un tono amichevole. "Sai, mi sto davvero stufando. Perché non facciamo quattro chiacchere?"
Così il vecchio non aveva proprio capito. Ivan non voleva parlare con lui, poteva insistere e tentare fino alla morte. Ma poi si ricordò di una cosa, una cosa che aveva visto prima nell'ufficio di Sden, quando era da solo.
Puntò il suo sguardo sulla scrivania pronto a trovare quell'oggetto, ma non lo vide più.
"Dov'è la pergamena?" improvvisamente gli era tornata voglia di parlare di nuovo.
"A cosa ti riferisci?" fece il vecchio con uno sguardo di incomprensione. Né dalla voce, né dal viso traspariva un singolo tentennamento.
Ivan non lo avrebbe mai detto ma il vecchio era bravo a dissimulare ma dopotutto era nel mondo della politica. L'arte della dissimulazione era il segreto di ogni politico che si rispetti, e anche di ogni re.
"Una pergamena piccolina, dorata. Un messaggio che l'è stato recapitato sicuramente questa mattina. Un messaggio che parlava di un attacco".
"Oh, quella pergamena" ancora una volta dal suo tono non traspariva niente. "Sono notizie dal fronte. Cose che non dovrebbero interessare ad un bambino".
"Davvero? Notizie dal fronte?" fece il bambino con tono ironico. Poggiò il suo piatto ormai ripulito e si avvicinò alla scrivania. "Io non ricordo di aver visto il sigillo del regno sullo spago. E non c'era nemmeno una firma, niente di niente. Molto strano per un messaggio dal fronte".
Sden rabbrividì. Ivan stava usando un tono accusatorio, troppo per i suoi gusti. Poteva sopportare tutto da quel bambino ma non quello.
"Che cosa sta insinuando, ragazzino?" cercò di reprimere la rabbia che gli fremeva dentro ma non ci riuscì totalmente. Aveva alzato la voce, quasi urlato, e l'aveva chiamato ragazzino, come avrebbe fatto qualunque vecchio adirato.
Ivan accentuò un piccolo sorriso con le labbra. Stava facendo arrabbiare il vecchio, aveva colpito nel punto giusto.
"Dico solo che è molto strano che non ci sia un segno di riconoscimento. Da quello che io so, Aragon è impegnato in varie guerre al momento, troppe per un solo esercito. Credo che quantomeno la firma di un generale sia più che necessaria".
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Il Soldato di Aragon (#Wattys2017)
FantasyQuando Ivan accorre alle mura speranzoso di vedere il suo amato fratello Kurt dal ritorno della guerra non si aspetta di vedere con lui tanti prigionieri. Sperava che la guerra fosse finalmente terminata ma si sbaglia tanto. Il suo regno viene attac...