Semplicemente, amami

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Jessica

I suoi lineamenti erano perfetti, dalla mascella ai capelli. I suoi occhi castani, le sue labbra carnose e morbide, li avevo visti già in un sogno. Era quanto bello tanto proibito, e arrossì appena pensai a quelle immagini, mordendomi il labbro inferiore; la mia mano stringeva la sua, lo vedevo in evidente difficoltà e mi rattristai serrando le labbra.

<<Jessica...>>, mormorò guardandomi finalmente nelle pupille <<c'è una cosa che devo confessarti>>, sospirò chiudendo gli occhi prima di continuare <<Ho... avuto un battibecco piuttosto pesante con Shawn, e lui ti vuole solo come un trofeo, una medaglia da far vedere a chiunque, specialmente a me perché, diciamolo, tra noi non scorre affatto buon sangue. Ma tu non meriti questo, Jess. Sei un essere umano con emozioni e sentimenti, e poi... sei anche la mia ragione di vita. Volevo illudermi di essere una persona sola al mondo, e invece il mio cuore è incatenato al tuo. Lo è sempre stato e lo sarà fino al resto dei miei giorni>>, rimasi paralizzata dopo la sua confessione. Sapevo che provava qualcosa per me, ma non fino a quel punto.

<<Justin. Ti ringrazio per avermi avvertita>>, iniziai a dire. Ero più tesa di un tronco d'albero. Avrei voluto dirgli che era pazzesco quando mi sfiorava con un dito, che bacia divinamente, che mi sento protetta tra le sue braccia e che ormai, ricordavo quasi tutto, però dalle mie labbra... non uscì niente, nemmeno una lettera. Presi un lungo sospiro, dovevo parlargli, ma forse in quel momento non servivano nemmeno le parole. <<Portami via da qui>>, azzardardai a dire, fregandomene dei medici e di tutto.

<<Cosa? Jess...>>, si sorprese guardandomi con un sopracciglio alzato, poi notò la mia serietà, e l'attimo dopo... beh, i miei occhi vennero chiusi da un nostalgico bacio d'amore.

Mi alzai finalmente da quel letto infernale, staccandomi tutti i fili di diversi apparecchi. Le mie sottili dita erano intrecciate alle sue, avevo le gambe tremanti e il cuore batteva all'impazzata. Ero diventata completamente folle con quel gesto, ma l'amore non ha un senso, non ha ragione, non ha fine, e in quel prezioso attimo quanto breve quanto intenso, capì che anche lui era la mia, di ragione di vita. Ci fu solo un sorriso d'intesa, pieno di speranze e promesse. Iniziammo a camminare tra i corridoi d'ospedale, e appena fummo scoperti, cominciammo a correre il più veloce possibile. Avevo un sorriso stampato in faccia per il semplice fatto che stavo scappando da una vita troppo monotona e noiosa per i miei standard. Io volevo incasinarmi la testa, essere la medicina di qualcuno, aiutare quella persona che mi aveva fatto perdere la ragione per due volte. Valeva veramente la pena di vivevere per lui. Per Justin.

Appena sentì l'aria fresca della notte, presi un bel respiro, cercando di rilassarmi, ma dovevo correre! Fortunatamente l'auto non era molto lontana, e in un attimo, eravamo già in viaggio. La tensione pian piano scomparve, lasciando spazio ad altre emozioni, come la speranza e l'eccitazione di una nuova vita. Mi voltai verso di lui, notando tutte le particolarità del suo viso, e sembrava un dio in terra semplicemente perché era perfetto. Si girò verso di me con aria interrogativa, e scrollai le spalle guardando altrove.

<<Cosa c'è, Jess?>>, chiese con un tono particolarmente preoccupato.

<<Nulla. Sto bene, e ricominceremo a vivere. A modo nostro, però! Dico bene?>>, sorrisi a trentadue denti entusiasta.

<<Sì, senz'altro>>, rispose taciturno. Perché era così... strano in quel momento? Abbassai le palpebre, chiudendole del tutto.

Feci uno strano sogno. Diverse immagini proiettate nella mente, mostravano il petto di Justin, io che gemevo, il dolore della perdita di mio padre, alcune mie immagini su Tumblr con reggiseni e labbra rosse, e poi le mie amiche e colleghe di lavoro, e ancora... mia zia Alexandra. Non potevo lasciarla di nuovo sola, anche se aveva trovato l'amore, lei per me rimarrà sempre una seconda madre. Le scene cambiarono. C'era un letto matrimoniale, ed io stavo tra le braccia di Justin, che mi accarezzava i capelli, mi baciava e mi stringeva forte. Lo adoravo. Lo amavo, ma allora perché stavo piangendo?

<<Jessica... Jessica, svegliati!>>, mi scrollò. Aprì gli occhi di colpo, e allora mi accorsi che avevo le guance bagnate, la gola era secca, e non riuscì a parlare molto. Anzi, non uscì niente dalle mie labbra. <<Oh, dannazione. Ti prego, dimmi che è tutto okay>>, mi guardò negli occhi allarmato <<anzi no, dimmi cosa ti tormenta una volta per tutte. Devo sapere ciò che pensi e ciò che provi verso... di me, non tenerti tutto dentro. Me l'hai insegnato tu, Jessica>>, concluse.

<<Io sono innamorata di te, ma non ricordo ancora tutto, e quei dannati sogni... ah, quanto li odio. Sono ricordi accavallati, e mi portano all'esasperazione. So tutto ma al tempo stesso non so niente di niente. Sono una persona sola... sola al mondo con problemi più grandi di me>>, strinsi i denti, finendomi con l'odiarmi sempre di più.

Mise una mano su una spalla, alzai il capo verso di lui, e in un attimo, le sue labbra erano sulle mie. Mi abbracciò da dietro con forza, e appena sentì il suo sapore, mi baciò con trasporto e la testa mi girava, e il cuore batteva più forte, e avevo le farfalle nello stomaco, e l'attimo dopo, non capì più nulla. La pelle bruciava sotto il suo tocco delicato, il corpo iniziò a sentire stranamente caldo e i respiri erano sempre più pesanti, e la pazienza svanì appena mi sfilò la leggera maglia che indossavo.

<<Jessica>>, mi chiamò con fermezza <<anch'io sono una persona sola al mondo. Solo io, solo tu, soli insieme>>, mormorò facendomi stare stranamente meglio <<ti desidero così tanto... fa l'amore con me. Ti prego...>>, chiese infine accarezzandomi dietro al collo, annuì semplicemente.

Assaggiai di nuovo la sua bocca, godendomi i suoi gemiti e le sue suppliche, ma non mi andava di rimanere in auto per farlo, e mi bloccai, lui si staccò da me guardandomi stranito.

<<Io non me la sento>>, affermai.

<<Scusami, non riesco proprio a trattenermi quando si tratta di te>>, si scusò grattandosi la nuca.

<<Il problema è la macchina. È un posto squallido a parer mio, solo le puttane ci scopano>>, raccontai pensando a voce alta.

<<Oh. È per quella, non è così? Sono io che ti faccio ancora schifo>> sentenziò lui avvilito, ma era fuori strada.

<<Cosa? Assolutismo no, e poi, non mi va di discutere. Mi scoppia la testa>>, mi giustificai.

<<Dormiremo in albergo, stanotte e domattina, parleremo del nostro futuro, sempre annesso che te la senta>>, propose guardandomi.

<<Certo, andiamocene>>, acconsentì stanca di andare oltre.

L'albergo era modesto,rustico e aveva un qualcosa di...raffinato, come i camerieri ben vestiti e il personale gentile e l'amorevole, andammo nella stanza 221, era una matrimoniale e quel letto,era davvero invitante. Mi accoccolai tra le sue braccia, e lui giocò con i miei capelli, lasciandomi qualche bacio sulla testa. Appena chiusi gli occhi, rividi la stessa scena, solo che eravamo a casa mia.

Allora davvero decisi di incasinarmi la vita per lui? Alzai il capo verso di lui cercando una risposta adeguata, e mi si scaldò il cuore vederlo dormire. <<Sì>>, risposi alla mia domanda, lasciandogli un casto bacio sulle labbra.

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