«Ho un messaggio, da parte di Colin.» Annunciò Nathan.
Tutta l'ironia era sparita dal suo viso lasciando il posto ad un'espressione seria che non gli si addiceva. Lo faceva sembrare più vecchio, quasi sciupato.
Accanto a me, Sean era guardingo, i muscoli del collo in rilievo per la tensione. «Hai intenzione di riferirlo o no? Non ho tutto il giorno.» Ringhiò, eppure, nascosta sotto l'apparente disprezzo, c'era una punta d'ansia.
Un angolo della bocca del cacciatore si arricciò in una smorfia. «È un ultimatum. Colin vuole qualcosa di concreto entro una settimana.»
Di colpo, mi sentii la bocca secca come sabbia. Avevo improvvisato l'accordo fino a quel momento, cercando di prendere tempo per elaborare una vera e propria strategia, ma non avevo niente, non ancora almeno. Pensavo che saremmo stati noi a gestire i tempi, l'annuncio di Nathan ribaltava completamente la situazione.
«Altrimenti?» Riuscii a chiedere prima di deglutire.
Lui lanciò un'occhiata veloce a Scarlett per poi sospirare. «Altrimenti riaprirà la caccia.»
Al mio fianco, Scarlett trattenne il fiato. Sean serrò la mascella, un lampo d'oro che gli attraversava le iridi. Era in momenti come quelli che tutto il suo lato protettivo veniva fuori, tutte le promesse che aveva fatto sul tenere al sicuro il proprio branco si convogliavano nel suo sguardo, determinato e fiero come quello di un lupo.
«Se dovesse farlo, sa che non ci rintaneremo come conigli spaventati, vero?» Domandò, la voce lenta, misurata. «Sarà una caccia senza ruoli prestabiliti.»
Nathan si passò una mano tra i capelli, sembrava stanco adesso, di quella stanchezza che non puoi guarire dormendo, che ti entra nelle ossa e vi si aggrappa in modo doloroso. «Credo che ne sia consapevole, che tutti lo siano. Vogliono mettere fine a questa storia tanto quanto voi.»
«E sono pronti ad uccidere per farlo?» Chiese Scarlett, i grandi occhi scuri velati di paura.
Il cacciatore evitò di guardarla. «Ecco...»
«Certo che lo sono. Lo fanno da una vita.» Sbottò Sean coprendo la sua voce. «Se il tuo capo è così convinto di quello che sta facendo, bene, vuol dire che in una settimana sapremo chi vivrà. E ti giuro che questa volta nessuno di voi sarà in grado di andarsene sulle proprie gambe.»
Fu come se le sue parole abbassassero la temperatura in tutta la radura cristallizzandola. Nel sentire la rabbia gelida e assoluta che dominava la sua voce ebbi la conferma che Sean Leblanc poteva distruggerti, annientarti e ridurti all'ombra di te stesso esattamente come poteva dare la vita per te, lottare per difenderti anche contro tutto il mondo. Era l'alleato perfetto, ma era anche il nemico peggiore che potesse capitarti di incontrare.
Nathan schiuse le labbra prima di deglutire. «Riferirò.» Il suo fu un mormorio appena udibile nel frusciare degli alberi.
Sean sollevò il mento, l'espressione arrogante e vagamente annoiata di un principe. «Puoi andare adesso.»
Il cacciatore scoccò un'occhiata di sottecchi a Scarlett ed esitò, combattuto. Sembrava sul punto di dire qualcosa, le parole però gli rimanevano impigliate in gola. Dopo qualche secondo, espirò con fare frustrato e si voltò per allontanarsi a grandi passi. Solo quando sentimmo il rumore di un'auto che si allontanava riuscimmo ad allentare un po' la tensione.
Sean buttò fuori l'aria in uno sbuffo rabbioso fissando il punto in cui Nathan era scomparso tra gli alberi. Scarlett sembrava pietrificata, lo sguardo lontano e reso più scuro da un'ombra.
«Una settimana...» Sussurrò quasi stesse pensando ad alta voce. «Possiamo... possiamo fare qualcosa in una settimana?» Aggiunse poi voltandosi verso di me.
Mi morsi il labbro sentendo un retrogusto amaro in bocca. Il piano era mio, era ovvio che chiedesse a me, ma io non avevo niente, né rassicurazioni né strategie. Avevamo soltanto una scadenza adesso e sembrava pericolosamente vicina.
«Certo che faremo qualcosa.» Dichiarò Sean, il tono fermo di chi non prende neanche in considerazione altre possibilità. «Non toccheranno nessuno di voi.»
Allungai una mano e strinsi quella di Scarlett, che mi rivolse un sorriso sbilenco.
Sean osservò quel gesto con imperioso distacco. «Dovresti dormire un po' tu.»
Lei si lasciò sfuggire una smorfia. «Sto bene, sul serio.»
«Ha ragione, Scar.» Intervenni. «Ora come ora non possiamo fare niente, tanto vale che tu vada a riposarti.»
Scarlett alternò lo sguardo da me a Sean prima di sospirare passandosi una mano sul viso. «D'accordo, d'accordo. Ma dovete promettermi che non vi ammazzerete nel frattempo.»
Le sopracciglia di Sean si inarcarono in un'espressione quasi indignata. «Non ho tempo di uccidere nessuno adesso, tanto meno lui.»
Lei sembrava ancora dubbiosa. Nonostante questo, non protestò quando ci incamminammo verso la casa, io accanto a lei e Sean appena dietro di noi. Si strinse le braccia al petto trattenendo uno sbadiglio mentre aprivo la porta. Dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia, sgusciò verso le scale: a quanto pareva il sonno aveva vinto ogni suo scetticismo riguardo il rapporto tra me e il suo Alfa.
Lasciai entrare Sean prima di richiudere la porta. La sua rabbia feroce si era in parte mitigata, ma c'era ancora tensione nel suo modo di muoversi.
Si avvicinò al tavolo e ne sfiorò la superficie con le dita, sovrappensiero. «Pensavi di andare a scuola oggi?»
Mi mordicchiai il labbro. «A questo punto direi di no.»
«Mmh.» Fece lui prima di sfilarsi la giacca da aviatore e buttarla sul tavolo. Vi si appoggiò con entrambe le mani, le linee morbide che delineavano i muscoli della schiena che si indovinavano sotto il tessuto leggero della maglietta che indossava.
«Non hai freddo?» Mi sentii chiedere.
«No.» Borbottò sbrigativo. «Sto bene. Sto dannatamente bene. Sai perché? Perché avevo ragione.»
Aggrottai la fronte. «Riguardo a cosa?» Si voltò verso di me, un lampo selvaggio che gli attraversava lo sguardo. «Colin. Non ha mai voluto l'accordo, sapevo che prima o poi avrebbe fatto una mossa del genere. Un ultimatum...» Sputò fuori l'ultima parola come se fosse stata intrisa di veleno. «Deve solo provarci.»
«Quindi che facciamo? Voglio dire, tu vuoi...» Iniziai cauto.
«Sì, eccome. Voglio annientarli, ma per ragioni che conosciamo entrambi non posso farlo.» Replicò scoccandomi un'occhiata eloquente. «Dovremmo pensare a qualcos'altro.»
Annuii tra me e me. «Dobbiamo trovare una sorta di merce di scambio, qualcosa che potrebbe accontentarli ma che nello stesso tempo non ci danneggi.» Rimasi in silenzio per qualche secondo cercando di riflettere. «Cosa potrebbero volere?»
«Vederci morti. Ucciderci. Sterminarci.» Elencò Sean senza scomporsi.
«Okay, qualcosa di meno distruttivo per noi?» Tentai.
Lui inarcò un sopracciglio. «Loro cacciano i licantropi, secondo te saranno poco distruttivi? Se dovessero riuscire a mettere le mani su qualcuno di noi... beh, non si limiterebbero ad un solo proiettile.»
Sentii un brivido gelido corrermi lungo la schiena nel ripensare alla ferita di Scarlett, al sangue che le aveva macchiato i vestiti, alla sua espressione terrorizzata e sofferente. Non potevamo lasciare che una cosa del genere accadesse di nuovo.
«D'accordo, non sarà una lotta pari quindi.» Commentai passandomi la lingua sul labbro.
«Non lo è mai stata.» Mormorò Sean cupo.
Di colpo mi tornò in mente la sua voce vuota, piatta mentre raccontava di come i cacciatori avevano sterminato prima la sua famiglia e poi il suo branco, togliendogli tutto, portandolo ad un passo dalla morte. C'era qualcosa di spezzato in lui, ma era troppo orgoglioso per ammetterlo persino con se stesso, così lo aveva annegato nel potere e nella forza diventando quello che aveva bisogno di essere per sopravvivere, per essere un gradino sopra chi lo voleva morto.
«Prima che me lo dimentichi.» Aggiunse, la voce di colpo più severa. «C'è una cosa che devo chiederti.»
Per quanto mi ripetessi che Sean non era pericoloso, non per me almeno, non riuscii a non irrigidirmi a quel cambio di tono. Mi schiarii la gola nel tentativo di nascondere la tensione. «Cosa?»
«Hai passato una notte di plenilunio con Scarlett.» L'aveva presentata come una domanda, ma quella che aveva appena pronunciato era un'affermazione che non ammetteva repliche.
Se ne era così sicuro, mentire era del tutto inutile. «Sì, l'ho fatto. Qualche mese fa. Perché?»
«Un umano che partecipa ad un plenilunio... è un grande affronto, quasi una mancanza di rispetto.» Rispose dopo aver esitato per un attimo, come se stesse cercando le parole giuste. «Il fatto che quell'umano fossi proprio tu non mi sorprende, però. In effetti, avrei dovuto arrivarci prima.»
«Perché ho l'impressione che questo ti... dia fastidio?» Chiesi cauto.
Mi inchiodò sul posto con uno sguardo oscuro e rabbioso. «Perché è così. Com'è possibile che tu riesca sempre ad infilarti in situazioni pericolose e proibite? Sei un dannato ragazzino, dovresti pensare a... a tutt'altre cose, non ai licantropi.»
«È un po' difficile farlo quando ne conosco uno. Anzi, due.» Ribattei sostenendo la sua occhiata accusatoria.
Mi si avvicinò a grandi passi, la sua presenza sembrava riempire l'intera stanza. Solo in quel momento mi accorsi dell'aura di potere, selvaggio e irrequieto, che emanava. «Non ti rendi conto di quanto sia preziosa la luna piena per un licantropo, vero? La consideri una mera leggenda, qualcosa di distante e forse anche irritante. Stai insultando uno dei valori più importanti per i lupi, alcuni sarebbero pronti ad ucciderti per questo.»
Quelle accuse bruciavano più del previsto, forse perché venivano da lui, o forse perché non le capivo. Mi stava rimproverando per aver cercato di aiutare Scarlett? Serrai i pugni lungo i fianchi stringendo la mascella. «Ho cercato di fare la cosa giusta. Scarlett non si è presentata con un manuale su come essere licantropi. Anzi, sai cosa? Hai un bel coraggio ad accusarmi di aver sbagliato e aver denigrato la tua preziosa luna piena quando tu per prima hai lasciato Scarlett da sola ad affrontarla.»
Non era quello che avrei voluto dire, non era quello che avevo pianificato, eppure non ero riuscito a frenare le parole. Erano uscite prepotentemente, dure e dirette. Sean mi faceva quell'effetto, mi spingeva a dire quello che pensavo davvero anche quando sarebbe stato meglio tacere.
Una scintilla d'oro gli accese le iridi. «Ho fatto quello che dovevo per sopravvivere. E per quanto riguarda Scarlett, le ho dato un grande potere che tu non puoi comprendere. L'ho resa forte.»
«No, le hai solo complicato la vita. E poi sei sparito.» Sbottai. «Tu non c'eri quando lei aveva bisogno di te, non c'eri e sei ricomparso solo quando ti faceva comodo. È questa la verità, anche se lei ti rispetta troppo per dirtelo.»
«Tu no?» Chiese, la voce tesa come una corda di violino.
Tra tutto quello che avrebbe potuto replicare a una provocazione così aggressiva, quella era l'unica a cui non avevo pensato. Che gli importava di quello che pensavo io? Era un Alfa, poteva fare quello che voleva quando voleva, era potente, perché si preoccupava dell'opinione di un umano?
«Non... non mi hai mai dato un buona ragione per farlo.» Mormorai abbassando lo sguardo.
Rimase in silenzio per qualche secondo. «Quindi è questo quello che pensi di me? Che sono un egoista approfittatore?»
«Penso che avresti potuto farlo in un altro modo, avresti potuto starle accanto, avresti potuto non morderla.» Mi sentii dire.
«Sai perché i cacciatori non la trovarono la notte in cui la morsi? Perché non catturarono neanche me? Cinque anni fa Seattle era sotto il controllo di un altro gruppo di cacciatori, appartenevano alla famiglia Chandler. Quelli che inseguivano me lo sapevano, così come sapevano che entrare nel loro territorio avrebbe portato guai. Ci volle un anno di trattative perché i Chandler li lasciassero venire a Seattle, due perché Colin Young prendesse il comando dopo la morte del loro precedente leader.» Mentre parlava la sua voce era calma, eppure la sua espressione era guardinga.
«Non ti ho chiesto di giustificare quello che hai fatto, né il perché. Ormai Scarlett si è trasformata, il resto della storia lo conosciamo benissimo entrambi.» Replicai. «Voglio solo che tu sia onesto, con me e con te stesso. Pensi davvero di avere qualche diritto su Scarlett? Di poterla rimproverare per come vive la sua licantropia?»
I muscoli del suo collo si tesero di colpo quando serrò la mascella. «E tu pensi di potermi dire come fare l'Alfa, ragazzino? Credi di poter comprendere una cosa tanto grande e di poterla addirittura contestare?» Il disprezzo nel suo sguardo bruciava come acido, soprattutto perché c'era qualcos'altro dietro, un'ombra di quello che sembrava dolore.
Espirai lentamente cercando di mantenere la mente lucida. «Sto solo cercando di farti notare la differenza tra abbaiare ordini dopo essere apparso all'improvviso e impegnarti per costruire un rapporto con Scarlett. Non è facendo il dittatore che otterrai la sua fiducia.»
Avanzò ancora, l'espressione dura come il marmo. «Molti altri al posto mio ti avrebbero già ucciso. Dovresti essermi grato per non averlo fatto.»
Mi lasciai sfuggire un sorrisetto beffardo. «Grazie per avermi risparmiato allora. Sei stato davvero generoso a lasciar vivere l'unica persona che abbia mai provato ad aiutare Scarlett.»
Avevo parlato senza pensare, di nuovo. Questa volta avevo la netta impressione che non me la sarei cavata con una semplice battuta tagliente, il lampo dorato nelle iridi di Sean me lo confermava. Coprì in un secondo la distanza che ci separava costringendomi ad indietreggiare fino a che non mi ritrovai con la schiena al muro. Era teso, quasi impaziente, un fascio di muscoli e nervi pronti a scattare alla minima sollecitazione.
«Oh, non preoccuparti, sono ancora in tempo per rimediare a questa mia mancanza.» Ringhiò, sarcastico e affilato. Mi afferrò un polso e lo sollevò con un movimento brusco. «Sai, potrei morderti adesso, trasformati e metterti allo stesso pari di Scarlett visto quanto ti preme che viva bene la sua licantropia. Potrei farlo, e a quel punto forse capiresti perché faccio quello che faccio.» Come a rendere la sua minaccia ancora più reale, lasciò intravedere le zanne in un sorrisetto senza allegria. «Se dovessimo fare a modo tuo, seguire le regole ed essere sempre gentili, saremmo già tutti morti. Ho dovuto fare delle tante cose per sopravvivere, tu ne condanneresti la maggior parte, eppure io adesso sono ancora qui, la mia coscienza non mi ha ucciso. A volte è necessario dimenticarsi della morale o delle regole.»
«Senza le regole saremmo animali incapaci di vivere insieme in modo pacifico, senza ammazzarci a vicenda.» Ribattei sostenendo il suo sguardo, più cupo del solito. «Abbiamo bisogno delle regole, e abbiamo bisogno di fidarci l'uno dell'altro. Capisco che non ti piaccia avere a che fare con me, ma al momento abbiamo altri problemi di cui occuparci.»
Mi studiò in silenzio, le labbra strette in una linea di tensione. «Su una cosa hai ragione, non mi piace collaborare con te, però non mi piace neanche darla vinta ai cacciatori. Se l'unica possibilità che abbiamo contro di loro è lavorare insieme allora lo faremo. Ma una volta risolto questo, ricorda cosa ti ho detto riguardo al tuo ruolo nel branco.»
Fu come ricevere un pugno nello stomaco. Boccheggiai sotto il suo sguardo impietoso cercando di pensare con lucidità. Sean non mi diede il tempo di rispondere, si allontanò da me e uscì dal cottage sbattendo la porta con forza.
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Under a Paper Moon (Completa)
Manusia SerigalaScarlett, diciassette anni appena compiuti e un segreto piuttosto scomodo da nascondere, non potrebbe essere più felice di stare nella sua adorata ombra, lontana da sguardi indiscreti e da problemi presenti e passati che non vuole affrontare Adam, r...