Diciottesimo Capitolo

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<<Buongiorno.>> rivolgo un saluto freddo a mia madre ed al suo compagno, di cui non ricordo neanche il nome. La donna davanti a me, sempre la stessa che mi ha messa al mondo e mi ha chiamata in un brutto modo, sorride e mi fa segno di sedermi accanto a lei. Osservo bene il tavolo: la famiglia Winter è al completo oggi.

Non manca nessuno.

L'unica persona innocua tra di loro dovrebbe essere nonno, perciò prendo posto tra lui e Louis –me ne sono ricordata ora!- che non dovrebbero crearmi problemi. Difronte a noi c'è mia madre con mia nonna e sua cognata. L'unico che per il momento non c'è è mio zio Alan, ma arriva subito.

<<Bene, adesso che ci siamo tutti possiamo iniziare. Charlotte, io e tua madre abbiamo una proposta per te. Cosa ne dici di continuare l'Università a Londra e di aiutarci nell'azienda di famiglia? Sono sicura che un posto te lo troviamo...>> comincia col dire la Senior.

<<E' un po' come il lavoro che hai da tuo padre, solo che quello che ti stiamo offrendo noi non è un passatempo.>> sapevo che prima o poi la stoccata della Signora Winter sarebbe arrivata, ma non pensavo così presto. Sorrido ed accuso il colpo.

<<Quindi i costi dell'Università sarebbero a carico vostro e starei con voi a casa, vero?>> controbatto alla sua proposta cercando di capire cosa mi stanno offrendo e perché. Ci sarà una condizione, sicuramente.

<<Certo, però tutto ad una condizione. –ed io lo sapevo!- Firma questi fogli prima.>> mette sul tavolo un paio di fogli, li prendo e comincio a leggerli. Se c'è una cosa che papà mi ha insegnato è che leggere prima di firmare è importante.

E forse questo i Winter non l'avevano preventivato.

<<Mi dispiace, ma io non sputo nel piatto in cui ho mangiato. E a Londra ci vengo in vacanza con il mio ragazzo.>> detto questo mi alzo e, dopo aver presi i miei fratellini per mano, usciamo dal locale in tutta fretta. Li lasciamo lì, allibiti dal mio comportamento nei loro confronti. Non avrei mai accettato di voltare le spalle a mi padre, neanche se mi avessero offerto tutto l'oro del mondo.

Ci mettiamo subito in macchina e li tengo tranquilli mentre raggiungiamo Vinovo, dove papà sta pranzando con la società.

Entro senza lasciare indietro ne Giacomo ne Baya e chiedo al ragazzo alla reception se può farmi arrivare il Presidente nel mio ufficio; mentre camminiamo per i corridoi del centro sportivo cerco di trattenere le lacrime che minacciano di uscire fuori. Non sono arrabbiata per la proposta che mi ha fatto, ma per ciò che c'era scritto su quelle carte su quelle carte. Le ho portate con me, non mi sono lasciata sfuggire l'occasione per mostrare a mio padre di cosa è capace quella donna. Mi rendo conto che ha cercato di 'corrompermi' pur di vietargli il diritto di vedere e vivere con i suoi figli. Perché io le servivo solo a questo scopo, ed il contratto che voleva farmi firmare ne è la prova.

<<Cosa è successo?>> domanda aprendo la porta di scatto e facendo sobbalzare mio fratello. Sua sorella, invece, non si accorge di nulla perché è intenta a giocare online sul mio computer.

Corro ad abbracciarlo che non si fa cogliere impreparato e capisce la situazione, mi stringe a sé più forte che può. Qualche lacrima scende giù ma prontamente la caccio via con il dorso della mano.

Non volevo piangere per lei, ma a quanto pare non ci riesco. Non ci riesco perché è pur sempre la donna che mi ha messa al mondo ventun anni fa. Ma allo stesso tempo è la donna che odio di più la mondo.

<<Calmati, dai. Non è successo niente.>> continua a passarmi la mano dietro la spalla e cerca di calmarmi. Il mio cuore riprende il suo battito normale ed anche il mio respiro torna a regolarizzarsi. Mi prende per le spalle e mi allontana dal suo corpo, poi si gira verso i due piccolini e ci guarda tutti e tre. <<La sapete una cosa? Ora andiamo di lì e pranziamo, dopo ci andiamo a fare una passeggiata in centro con Deniz e sua figlia.>> gli sorrido e prendo per mano la mia sorellina mentre al suo collo si appende Giacomo.

Il più bel goal||Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora