Capitolo 1

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Era un lunedì come altri, mancavano pochi mesi alla fine della scuola. Le prime due ore sarebbero state di matematica... Era la materia che odiavo di più al mondo e oltretutto il professore di matematica, mi odiava... non ne comprendevo i motivi. Era un uomo di mezza età, basso, dai capelli grigi, gli occhi grigi, abbastanza robusto metteva sempre giacca e cravatta. Il treno oltretutto fece di nuovo ritardo e non ero molto brava nella sua materia. Entrai nell'edificio, mi fiondai su per le scale in marmo, per arrivare più in fretta feci gli scalini due a due fin quando arrivai al primo piano e mi scontrai con qualcosa... anzi qualcuno, me ne resi conto perché mentre mi scusavo e riprendevo la mia corsa a testa bassa verso l'aula vidi degli anfibi neri e la fine di un paio di jeans scuri.

Dimenticavo, sono Arlhan. Avevo 17 anni quando tutto cominciò a cambiare, avevo i capelli castano scuro e mossi, gli occhi azzurri, portavo degli occhiali blu e ho un fisico nella media anche se ero piuttosto bassina, studiavo informatica ma mi sarebbe piaciuto fare la scrittrice, ma ora non è più cosi... tuttavia quel giorno indossavo io solito paio di jeans aderenti chiari, una maglietta bianca e una camicetta a quadri rossi, come scarpe le mie solite sneakers, avevo al collo sempre una collana con una pietra turchese si non ero proprio femminile ma a modo mio mi piacevo.

Arrivai al secondo piano e mi fiondai immediatamente in classe, «Buongiorno» dissi con il fiato corto alla classe. Il professore notando la mia presenza, con tono parecchio irritato disse «Allora che scusa hai oggi per essere arrivata con così tanto ritardo? Ti hanno rapita gli alieni?».
«Mi scusi ma il treno ha ritardato parecchio a causa di un guasto di un treno che arrivava dalla parte opposta» risposi cortesemente anche se gli avrei voluto urlare contro tutto il mio astio nei suoi confronti, dio quell'uomo mi mandava in bestia.
«Si si certo, vada al suo posto che le segno il ritardo» disse in fine sedendosi davanti al pc.
Andai verso il mio posto dove come al solito mi aspettava sorridendo la mia vicina di banco nonché migliore amica Sulia. Era una ragazza davvero molto bella rispetto a me anzi lo è ancora, ha i capelli blu che sinceramente, pensavo fossero tinti perché non ne avevo mai visto la ricrescita, ha gli occhi di un bel verde dall'espressione sempre attenta e vigile, un fisico atletico ed è più alta di me, ma ci vuole poco. Conoscevo Sulia da abbastanza tempo, all'inizio sembrava mi odiasse ma poi stringemmo amicizia in poco tempo. Quel lunedì indossava degli abiti comodi una t-shirt viola poco aderente, dei jeans abbastanza larghi e delle sneakers viola, io e lei ci vestivamo sempre molto simili.

La lezione cominciò e il professore spiegò trigonometria, un'argomento che non capivo. Passarono quindici minuti circa quando, sentimmo bussare alla porta il professore gridò un «AVANTI» a chi era dall'altra parte.
La porta si aprì entrò il preside, un uomo sulla cinquantina, sempre vestito in modo casual, sempre ben curato, molto alto e di media corporatura, che non era solito uscire dal suo ufficio. Ci alzammo in piedi in segno di rispetto e notammo che era insieme a un ragazzo piuttosto alto con una corporatura abbastanza muscolosa, dai capelli corvini e ribelli, gli occhi di un castano che si confondeva con le pupille, i tratti del viso erano duri ma addolciti da un espressione sorridente, si aveva un bel sorriso. Portava una giacca in pelle slacciata con una maglia nera e dei jeans scuri con sotto degli anfibi, gli stessi che vidi durante la mia corsa per le scale il misterioso ragazzo si guardò attorno e vedendomi sorrise, probabilmente mi ero scontrata con lui sulle scale.
«Questo è un vostro nuovo compagno di classe» annunciò il preside e il professore guardò le file di banchi per cercare un posto in cui farlo sedere, con un sorriso piuttosto sinistro.
«Lei con i capelli blu, vicino alla ritardataria, vada a chiedere all'inserviente un banco e una sedia cove si siederà nell'ultima fila, da oggi la signorina Arlhan avrà un nuovo vicino di banco» disse il professore sogghignando.
Sulia si alzò guardando storto il nuovo arrivato, andò a chiedere un banco da posizionare in fondo all'aula e al suo posto venne a sedersi Cadel, era strano che un nuovo studente arrivasse verso la fine dell'anno ma non ci diedi troppo peso. Mi imbarazzai parecchio perchè era un ragazzo molto carino e io che avevo abbastanza autostima da credere di volermi bene ma non per credere di piacere a qualcuno pensai che sicuramente non facevo al caso suo.

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