«Tu non ti fidi di me!»

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Durante il tragitto verso il canile, Sam e Gabriel non avevano scambiato neanche una parola, ognuno perso nei propri pensieri.

Entrarono in un ufficio e una ragazza andò loro incontro presentandosi come Amelia Richardson.
«Sono Gabriel Novak, il mio ragazzo Samuel ha detto che c'è un cane per me» disse posando una mano sul braccio di Sam con fare possessivo.
La ragazza lo fissò sorpresa poi rispose: «Sì, certo... però non è ancora pronto.»
«Ma cos'è, un dolce nel forno?» domandò l'avvocato inarcando un sopracciglio.
«Seguitemi» e li condusse in uno stanzone in cui c'erano varie gabbie.
Gabriel lanciò rapide occhiate in giro. Se avesse potuto, li avrebbe portati a casa tutti ma sapeva che era impossibile. Purtroppo nessuno dei cani lì rinchiusi, che guaivano buttandosi contro le sbarre, pieni di speranza con le code scodinzolanti, assomigliava anche solo lontanamente a un jack russell. Sam sperava forse che ce ne fosse uno per fargli credere che fosse per lui? Però se avesse voluto davvero ingannarlo, non avrebbe specificato la razza, giusto? "Forse faccio l'avvocato da troppi anni" pensò strizzandosi la radice del naso.
«Per di qua.» Amelia li condusse in un'altra stanzetta in cui c'era qualche gabbietta e in una di quelle c'era un cagnolino (sì, proprio un jack russell!) scheletrico che lo fissava implorante.
«Ehi piccolo» sussurrò Gabriel, infilando le dita attraverso le sbarre e facendosele leccare. «Vorrei portarlo subito a casa» disse voltandosi verso la veterinaria.
«Qualche giorno fa vi avrei detto di no, in quanto era troppo debole perciò era attaccato a una flebo, invece ieri ha ripreso a mangiare da solo. Ha bisogno di un cibo molto proteico ma con pochi grassi perché prima deve rifarsi i muscoli, quindi non stupitevi se i primi giorni non avrà molta voglia di giocare. Normalmente un cane di questa taglia mangia 350 grammi di cibo al giorno, con lui potete arrivare fino a 400 per fargli recuperare le energie. Diminuite la quantità di cibo man mano che riprenderà le forze e il peso forma.» E fornì loro altri consigli su come dovevano tenerlo.
Non somigliava al suo Tricky (incredibile come, anche dopo anni, si ricordasse ancora com'erano posizionate le sue macchie) ma Gabriel sentiva che gli si era già affezionato e avrebbe fatto di tutto per farlo stare bene.
«E questa è la sua cesta» disse Sam, porgendogli una cuccia di vimini con dentro un cuscino azzurro con disegnati tanti dalmata cui era appuntata una lettera.
Gabriel la staccò e cominciò a leggerla: «Ciao Gabe.
Una volta avevo un nome e una casa, poi un giorno i miei padroni hanno deciso di abbandonarmi, non so perché.
Sammy mi ha detto che da piccolo avevi un cagnolino proprio come me, anche se non sono lui, spero che mi vorrai bene lo stesso, io te ne voglio già tanto.
Un felice compleanno con tanto amore dal tuo nuovo cagnolino.
P.S. Sammy mi ha anche detto che sei un cuoco favoloso, spero che ogni tanto cucinerai anche per me»
«C'è davvero...» mormorò Gabriel, lasciando cadere il foglio. «Non mi stavi mentendo...»
«Certo che c'è!» esclamò Sam un po' seccato.


Durante il viaggio di ritorno, Gabriel continuava a coccolare il cane che se ne stava tranquillo sulle sue ginocchia. «Ma guarda qui! Ti si contano tutte le ossa! Certa gente merita soltanto di finire sbranata da un alligatore. Ehi Sammy, che ne dici se lo chiamassimo Tricky?»
«Chiamalo un po' come vuoi. Il cane è tuo» replicò Sam di malumore.
«Pasticcino, mi dispiace molto per il cellulare, te ne...
«Non m'importa niente del cellulare!» sbottò. «Il problema è che tu non ti fidi di me! Tu non sei voluto andare al canile per recuperare il cane, volevi vedere se ti avevo mentito! Io non sono il testimone della controparte da sbugiardare davanti ai giurati, sono il tuo ragazzo!»
«Hai ragione, scusami. Ma tu, al mio posto, non avresti fatto lo stesso?»
«No! Mi sarei fidato di te! Ma tu per mezza frase, hai subito pensato che ti stessi tradendo. Peggio! Che ti stessi usando!»
«Non è stato solo per la frase che ho sentito... All'inizio avevo pensato che potesse essere una sorpresa per me ma volevo esserne sicuro così ho... ho anche... guardato nel tuo cellulare...» biascicò Gabriel a disagio.
«Non ci posso credere!» esclamò Sam. «E immagino che avrai trovato migliaia di messaggi d'amore verso Amelia, eh?» domandò caustico.
«Solo due: in uno lei dice che ha trovato qualcosa e tu le dai appuntamento quando io sono in udienza... nell'altro hai comperato cuscini e coperte... in nessuno dei due si fa riferimento a un cane... ho pensato che... che volessi metter su casa con lei... Mi sembrava la conclusione più logica...»
«Avresti potuto chiedermelo! Te l'avrei detto! Ma tu sei saltato subito alla peggiore delle spiegazioni! Se non hai fiducia in me, significa che non mi ami abbastanza!»


Per il resto della giornata, si parlarono amalapena: Sam era ancora offeso per quella mancanza di fiducia nei suoiconfronti e Gabriel, dopo un paio di tentativi andati a vuoto di fare pace,aveva desistito, concentrandosi su Tricky.
Sam si sentiva proprio ferito: se durante il litigio Gabriel non avesse nominato Amelia, lui si sarebbe ritrovato per strada senza nemmeno sapere il motivo. Perciò, quando fu sera, si era sdraiato nel letto dandogli le spalle per fargli capire come si era sentito quando Gabriel gli aveva urlato che doveva andarsene da quella che ormai considerava anche la sua casa. Poteva capire che all'inizio potesse essere sconvolto ma cercare di beccarlo in castagna anche dopo la sua spiegazione gli sembrava una cosa meschina.
Sentì che Gabriel, invece di stare sul proprio lato del letto, si era sdraiato vicinissimo a lui appoggiando la propria schiena alla sua.
"Vuole fingere che non sia successo niente ma avrebbe dovuto credermi subito" si disse offeso. Gli venne in mente che Hanna, la madre di Gabriel si era trasferita in un altro Stato con un altro uomo, lasciando i figli con un padre che non faceva altro che denigrarli, che la sua ex era scappata con un bagnino e il suo ex con un artista parigino, per non parlare del suo migliore amico che l'aveva ricoperto d'insulti... C'era da stupirsi che Gabriel avesse subito pensato al peggio?
Stava per voltarsi per abbracciarlo quando si sentì sfiorare il braccio.
«Sammy, stai dormendo?» domandò Gabriel esitante.
«No...» rispose Sam, voltandosi a guardarlo.
«Neanch'io... Non ti chiedo di perdonarmi subito... so che mi sono comportato da coglione... è solo che... ecco... non sono più abituato a dormire senza il mio cuscino preferito.»
Aveva un'espressione talmente avvilita che Sam si sentì intenerire. «Anch'io non riesco a dormire senza il mio orsacchiotto» gli disse, abbracciandolo stretto e cominciando a baciarlo...

«Samuel» disse Gabriel, dopo che avevano fatto l'amore e si tenevano abbracciati, «la prossima volta che decidi di farmi una sorpresa... dimmelo prima!»


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