Capitolo 16

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Sophia's POV

Rincorro James fino alla sua macchina parcheggiata dietro il locale.
Il posto è deserto, pieno di pini che circondano il luogo, quindi non immagino quante persone bevono, fumano e quante cose ambigue succedano qui.
Venticinque anni di menzogne e prese in giro.
Come potevano il capo o i miei genitori adottivi nascondermi questo?
Ma soprattutto loro, i miei genitori, che non so nemmeno se posso ancora chiamarli così.
Mi hanno accudito come una vera figlia, mi hanno dato tutto ciò che volevo, mi hanno fatto sentire amata e protetta ed ora tutto questo si trasforma in una grande bugia.
Mi hanno deluso tutti quanti, eccetto James che è rimasto più scioccato di me.
Sono la figlia di un lurido bastardo che tre anni fa morì con un colpo di pistola sulla carotide.
Quindi Tom è mio fratello.
Un momento: il mio ex ragazzo è in realtà mio fratello?
Pensandoci, mi fa schifo il fatto che abbia perso la verginità con lui.

"James, aspetta!" lo afferro da un braccio e riesco a fermarlo. I suoi occhi sono così rossi e rabbiosi che mi fa paura solo a guardarlo. "James, io non so niente di tutto questo." Dico con affanno.

"Lasciami stare." Prende le chiavi della macchina e cerca di girarla nella fessura, ma io tengo ancora il suo braccio. "Ho detto di lasciarmi in pace, vattene."

"James, io non ti lascio in pace. Mi devi ascoltare!"

"Ascoltarti? Mi hai detto una marea di stronzate da quando ti conosco fino ad adesso. Non voglio più vederti." Cerca di mollare la mia presa muovendo il braccio, ma io oppongo resistenza.

"James, io non ti lascio."

"Lasciami subito, ti ho detto."

"Ho detto di no." Per una manciata di secondi ci guardiamo negli occhi sperando che si possano calmare le acque.

Mi da una gomitata sulla pancia ed io lancio un urlo di dolore cadendo per terra.
Per sbaglio premo il bottone sulla cintura ed il mio abito da sera si trasforma in una tuta nera a tinta unita, caratteristico delle spie.
Riesco ad alzarmi pur avendo dolore alla pancia e lui inizia ad accendere il motore della macchina.
Prima di premere i freni della macchina, mi aggrappo sul tetto del veicolo salendoci sopra.
James viaggia ad una velocità super sonica ed io faccio di tutto per resistere, ma quando entriamo in una galleria la situazione si complica: notando che mi trovo sul tetto della macchina, lui comincia a sbandare a destra e sinistra sbattendo sui muri laterali della galleria per cercare di farmi cadere.

"James, fermati, ti prego!" ripeto mille volte sperando che lui mi capisca, ma vengo solo sbattuta al muro facendomi male ai gomiti ed alle gambe.

All'improvviso metà del corpo cede e cado dal veicolo cercando però di tenermi dalle mani.
Rimango penzolante per un paio di secondi dopo di che raggiungo il posto anteriore, vicino alla guida.
Il finestrino è aperto e tento di entrare, ma lui gira la manopola per chiuderla.

"James, non hai nessuna speranza." Mi piego portando le gambe avanti e rompo il vetro dandogli un calcio.

Finalmente riesco ad entrare nel veicolo, ma lui continua inutilmente a sbattere ai muri cercando di catapultarmi fuori dalla macchina.

"James, ferma questo cazzo di veicolo. Ho un urgente bisogno di parlarti."

"Ah quindi ora tutti i ricordi ti sono venuti in mente." Dice ironizzando.

"James, lo sai meglio di me. Io non ho nessun ricordo."

"Io non so più niente di te, non ti riconosco più."

"Beh, se è per questo nemmeno io." Scrutando il suo volto, mi rendo conto che lui non mi sta affatto ascoltando. "James, ma mi stai ascoltando?" facendo finta di niente, ricomincia di nuovo a sbattere sul muro. "A questo punto se non lo capisci con le buone, lo capirai con le cattive." Sferro un calcio sulle sue mani togliendole dal volante ed il suo sguardo ricade su di me.

LIES 2 - Il Ritorno // James MaslowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora